Fin dall’antichità gli uomini sono stati affascinati dai colori sgargianti e dall’abilità di riprodurre parole o suoni umani da parte di uccelli parlanti come pappagalli ma anche sturnidi o corvidi come merli indiani, gazze, corvi, ecc.
Già nelle case nobili degli antichi romani erano presenti pappagalli africani o asiatici.
I pappagalli sudamericani hanno invece ottenuto l’apprezzamento di un vasto pubblico solo dopo la scoperta delle Americhe.
Marinai, pirati e persone benestanti sono stati i primi ad apprezzare le “chiacchiere” vivaci e giocose di amazona, ara e parrocchetti.
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I pappagalli parlanti non ripetono “a pappagallo”
Per molto tempo il falso mito del pappagallo che ripete parole “a specchio”, senza senso o intenzione è stato ritenuto una realtà, sminuendo l’intelligenza di questi animali, relegandoli a fenomeni da baraccone, utili sono a intrattenere e divertire i proprietari o gli spettatori.
Le parole o i suoni, invece, hanno un senso importante per gli uccelli che imparano a riprodurli.
In natura questa abilità può essere un salvavita.
Aiuta infatti a riconoscere l’area di frequentazione abituale dello stormo o della famiglia, riconoscendo suoni famigliari, voci amiche e sicure.
Con gli esseri umani può diventare un mezzo comunicativo che aiuta pappagallo o gracula a interagire con i nuovi membri del suo stormo, gli umani, e chiedere loro cibo, giochi, attenzione, considerazione.
Non tutte le specie sono abili “parlatori”.
Esiste una predisposizione diversa nelle varie specie del nuovo e vecchio mondo, ma anche tra soggetti della stessa specie e soprattutto condizioni ambientali e psicologiche.
Parlano se stanno bene
Un pappagallo impara ed esprime al meglio le sue capacità se il suo equilibrio psicofisico è ottimale.
Buona salute, ambiente stimolante ma sicuro, cure, attenzioni e affetto sono le condizioni basilari perché un animale con capacità comunicative così speciali si esprima.
Comunicazione e relazione alla base delle parole
I pappagalli e gli uccelli parlanti come imparano ad associare le parole a eventi o persone?
Molti pappagalli o merli indiani imparano a collegare suoni a eventi semplici ben precisi o a persone che gravitano nel loro nucleo familiare.
Ad esempio, un saluto ripetuto con precisi rituali, il cambio della ciotola con il cibo preferito, il momento del bagnetto, la buona notte accompagnati da parole o semplici frasi diventano rituali rassicuranti.
Questi riti pian piano si possono trasformare in richieste utilizzando il linguaggio che gli umani capiscono meglio: le loro parole.
Ma tutto questo avviene se esiste una buona socializzazione o una solida relazione col “maestro umano”.
Una radio o la TV non insegnano, non tengono compagnia e non intrecciano relazioni.
Suoni, parole e canzoncine non solo dai pappagalli
I migliori “parlatori” e imitatori della voce umana sono senza dubbio i merli indiani o i pappagalli cinerini.
Tra i più noti uccelli parlatori c’è il famoso Alex, in grado di pronunciare correttamente un centinaio di parole e riconoscere di un oggetto la forma, il colore e il materiale di cui era costituito.
Questo cinerino – prodigio, allevato e studiato dalla ricercatrice Irene Pepperberg, era in grado nominare il numero degli oggetti che gli erano sottoposti e, caso davvero straordinario, era in grado di comprendere il concetto di “zero”.
L’etologa passava moltissimo tempo col pappagallo, stimolando la sua curiosità, premiando i suoi progressi e ottenendo risultati che hanno fatto scalpore nel mondo scientifico.
Altri pappagalli, allevati dalla stessa scienziata non ottennero mai gli stessi risultati.
Questo a riprova che ogni singolo individuo, seppur di una specie predisposta, è peculiare e non trova eguali.
Anche le minute cocorite, allevate in casa e accudite in modo adeguato fin da giovani sono in grado di imparare parecchie parole, suoni, motivetti.
Così pure le chiassose calopsite sono bravissime nel riproporre parole ma soprattutto melodie e canzoncine. Altri pappagalli ciarlieri sono le amazona, le ara e alcuni cacatua.
Un impegno, non un diletto
La capacità di riprodurre parole non deve mai essere il motivo principale di adozione o acquisto di uno di questi uccelli.
L’impegno, la costanza delle cure, i bisogni particolari, in particolare di costante relazione con il suo umano-amico o il nucleo famigliare-stormo non devono essere trascurati.
Un pappagallo dapprima vezzeggiato, coperto di attenzioni, stimolato e coccolato poi però per motivi lavorativi o di stanchezza trascurato, soffre terribilmente sviluppando molto facilmente patologie comportamentali.