Calopsitta, il pappagallo dal ciuffetto sbarazzino molto diffuso come pet

Come tutti i pappagalli, le calopsitte sono grandi osservatrici e imitatrici ma la loro abilità non è tanto nel riprodurre le “parole “ umane quanto motivetti, canzoncine e suoni acuti. Necessitano di attenzioni e cure costanti e non devono essere allevate in “solitudine” ma almeno in coppia.

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La calopsitta (Nymphicus hollandicus) è un pappagallo di piccola taglia molto diffuso come pet grazie al carattere allegro, socievole e affettuoso, le ridotte dimensioni, la facilità di riproduzione anche per i neofiti e la relativa longevità (15 – 20 anni).

La calopsitta, un piccolo cacatua

Il ciuffetto sbarazzino non mente: la calopsitta è a tutti gli effetti un piccolo esponente della famiglia dei cacatuidi, un folto gruppo di psittacidi di origine australiana noti per il caratteristico ciuffo di penne erettili sul capo.

Le calopsitte in natura vivono in piccoli gruppi o a coppie nelle zone aride ma vicino ai corsi d’acqua, per “casa” scelgono gli eucalipti dove costruiscono il nido e allevano la prole. Il cibo viene raccolto lontano dai dormitori, anche ad alcuni chilometri di distanza.

Come riconoscere maschio e femmina?

E’ possibile riconoscere il sesso nei soggetti adulti con colorazione ancestrale (ovvero simile a quella naturale): il maschio presenta una macchia arancione ben definita sulle guance, il ciuffo giallo e assenza di barrature gialle nella parte ventrale di ali e coda, nella femmina invece appare più uniforme il colore grigio, la macchia arancione è più attenuata, il ciuffetto tende più al grigio e presenta le caratteristiche macchie gialle (barrature) ad ali e coda.

In commercio però esistono diverse colorazioni: lutino, perlato, pezzato ….che rendono necessario il sessaggio endoscopico o col dna. Va ricordato che tutti gli esemplari reperibili sul mercato sono animali nati in cattività da decenni e selezionati da allevatori europei. La calopsitta non è soggetta a restrizioni CITES quindi non viene venduta correlata da documenti ma solo ricevuta fiscale.

Gestione e alimentazione della calopsitta

Questi simpatici pappagalli sono robusti e adattabili e possono essere ospitate in voliere all’esterno tutto l’anno con l’accorgimento di fornire adeguato riparo dalle intemperie (vento, sole, acqua) anche con nidi e ripari in cui la coppia si posso rifugiare e scaldare.

Fondamentale nella voliera dare modo a questi uccelli di volare ma anche avere giochi, liane di corda, scalette, rami naturali, acqua sempre fresca a disposizione e ciotole per i vari cibi.

Le calopsitte non sono molto esigenti ma vanno forniti cibi di qualità, variati a seconda della stagione, come per tutti i pappagalli: semi misti per parrocchetti, estrusi, legumi e cereali cotti, verdura e frutta di stagione, integratori di sali minerali.

Riproduzione e allevamento

Questi pappagalli formano un legame stabile col compagno (e lo stesso fanno con l’umano con cui condivideranno la vita in casa), tanto che anche il maschio cova le uova e poi attivamente con la femmina si occupa della nutrizione e crescita dei pulli.

La femmina di calopsitta depone in genere 4 o 5 uova che schiudono dopo 21 giorni, per circa 30 giorni i piccoli restano nel nido poi continuano lo svezzamento e l’apprendimento in voliera o in casa per un altro mese. Possono quindi essere ceduti non prima dei 60 giorni di età.

Altro problema abbastanza tipico di questa specie è appunto l’elevata prolificità o produzione di uova che può indebolire con gravi conseguenze la femmina come ritenzione d’uovo, fratture patologiche da iperestrogenismo e ipocalcemia; quindi è meglio scoraggiare eccessive covate o deposizioni.

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