Il periodo vissuto di forzato lockdown da Covid-19 non ha fortemente influenzato la salute psico-fisica di molte persone, ma sembra aver avuto anche profondi effetti sui cuccioli di cane nati durante quei momenti.
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Il lockdown da Covid-19
Il “lockdown” dall’11 marzo al 3 maggio 2020 imposto dal Governo italiano per contrastare la pandemia di Covid-19, ha segnato la vita di molte persone.
La preoccupazione per la propria salute e dei propri cari, il cambio improvviso e forzato di abitudini, il distacco dai propri parenti e amici hanno impattato fortemente sulla salute psico-fisica di tutti.
In questo contesto la compagnia degli animali domestici ha dato un grande aiuto per il benessere dei proprietari, riducendo il senso di solitudine.
Sebbene questi aspetti siano stati analizzati in Medicina umana nei bambini, pochi studi sono stati allestiti per capire come questo evento traumatico abbia influito sui primi mesi di vita e sulla maturazione caratteriale dei cuccioli di cane coinvolti.
Durante il lockdown, infatti, anche le attività dei cani sono dovute cambiare, dato che non erano concesse lunghe passeggiate e normali socializzazioni con altri cani incontrati durante l’uscita.
E non solo, anche la relazione essere umano-cane è stata messa a dura prova.
Questo a causa dei maggiori livelli di frustrazione (accentuati dallo smart working), dell’esacerbazione di problematiche già presenti e dell’accesso limitato alle cure veterinarie.
Lockdown e disturbi comportamentali nel cane
Alcuni studi hanno dimostrato come i cani sottoposti a lockdown siano più soggetti a disturbi comportamentali associati alla bassa stimolazione sociale e al costante contatto obbligato con i membri della famiglia (con accentuazione dell’ansia da separazione).
Inoltre, le ricerche hanno valutato delle ipotesi secondo cui i cani che hanno affrontato il lockdown nel loro periodo di crescita sono più soggetti a problemi come fobie nei confronti dei suoni e degli sconosciuti.
Un recentissimo studio, il primo in Italia, ha compiuto un’analisi retrospettiva sull’impatto di queste esperienze nella fase di sviluppo sociale dei cani, mettendo a confronto cani nati e maturati durante e dopo il lockdown.
Cuccioli di cane nati durante o dopo il lockdown
Allo studio hanno collaborato il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Napoli Federico II e il Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma.
I ricercatori hanno iniziato lo studio da un’indagine online diretta a 310 proprietari nel periodo febbraio-settembre 2022.
Il questionario conteneva 28 domande generali e demografiche sui membri familiari e sul cane.
In base alle risposte seguiva una suddivisione dei candidati in “cuccioli nati durante il lockdown” e “cuccioli nati dopo il lockdown”.
Era inoltre proposta una versione abbreviata del “Dog Personality Questionnaire” con 45 domande divise in 5 categorie: paura, aggressione nei confronti di esseri umani, livello di attività, risposta all’addestramento e aggressione nei confronti di altri animali.
Aggressività e paura nel cane sono figli del lockdown
Come da ipotesi, l’analisi dei dati ha riportato una differenza significativa tra i due gruppi di cuccioli nella categoria “paura” e “aggressività”.
C’è stato infatti un aumento di entrambe le categorie nei cani nati durante il lockdown in confronto a cuccioli della stessa età e sesso, ma nati dopo il lockdown.
Probabilmente, il contatto stretto e obbligato senza possibilità di sfogo all’esterno o di socializzazione ha esacerbato alcune problematiche nella routine quotidiana per quanto riguarda sia i cani, sia i proprietari.
Questi risultati sono in linea con studi precedenti secondo cui una mancanza di esposizione a stimoli sociali e ambientali al di fuori dell’ambiente di vita quotidiana in cani dai 3 ai 6 mesi può portare a comportamenti aggressivi nei confronti degli estranei o a evitarne il contatto.
La paura del contatto
Non solo, i dati hanno mostrato una maggiore tendenza dei cuccioli alla paura da manipolazione, accostabile a quella ritrovata nei cani durante le visite veterinarie.
Questo fatto è in accordo con la mancanza di contatto fisico precoce del cucciolo con il proprietario, con i membri della famiglia e con gli estranei, compresi i medici veterinari.
In questo modo vengono a mancare le esperienze e i rinforzi positivi di questo tipo di interazioni e aumentano le probabilità di risposte aggressive dettate dalla fobia.
Aumento della paura non-sociale
Un altro dato che emerge dall’indagine è che i cuccioli nati durante il lockdown tendono a esibire maggiormente una paura non-sociale (come la fobia ai rumori forti o improvvisi).
Anche questa è spesso associata a un’alterata esperienza nei confronti degli stimoli in età giovanile.
Aggressività verso altri cani
Come già accennato, però, le problematiche non si limitano, purtroppo, alla paura, ma anche all’aggressività con i conspecifici.
Questa è una problematica che può essere correlata a una cattiva o insufficiente socializzazione nel periodo più delicato, quello sociale.
Il 47% dei cuccioli nell’indagine è stato adottato a due mesi di età, momento in cui la socializzazione è solo in parte avvenuta prima del cambio di ambiente e del lockdown.
Il cucciolo necessita di ripetute interazioni intraspecifiche nel tempo per completare il percorso di maturazione sociale ed evitare problematiche comportamentali nell’adulto.
È quindi molto probabile che queste si siano rivelate insufficienti nel contesto delle restrizioni imposte.
Diagnosi e terapia di queste problematiche
In definitiva, è chiaro come, in accordo con quanto riportato in letteratura, una costrizione, come quella del lockdown, possa plasmare in modo negativo il carattere dei cuccioli, portandoli verso una tendenza alla paura e all’aggressività.
Queste problematiche necessitano di un percorso diagnostico e terapeutico con un Medico veterinario comportamentalista per essere inquadrati e corretti.