
Fin dall’antichità gli uomini sono affascinati dalle migrazioni degli uccelli, dai loro lunghi e perigliosi viaggi attraverso rotte note solo a loro, attraverso mari e deserti per raggiungere luoghi in cui sopravvivere o riprodursi.
Da parecchi decenni vari studiosi hanno raccolto dati e osservato queste rotte per meglio capire le abitudini, le strategie di sopravvivenza e in parallelo i mutamenti ambientali e climatici che influenzano le scelte dei migratori.
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L’Italia come un ponte nelle migrazioni degli uccelli
La penisola italiana risulta essere un luogo strategico per le migrazioni di molti uccelli, che la attraversano completamente partendo dal Paleartico e arrivando in Africa.
Perché gli uccelli migrano?
In migliaia di anni le varie specie di uccelli hanno affinato le loro strategie riproduttive per assicurale la sopravvivenza della specie.
Se tutte le specie restassero sempre sullo stesso territorio diminuirebbero le possibilità di nutrirsi e di trovare un luogo sicuro dove allevare i piccoli.
In questo modo si ridurrebbe la sopravvivenza dei giovani, più inesperti e meno abili a procacciarsi cibo in condizioni avverse.
Le rotte stesse sono diversificate e sviluppate in periodi diversi dell’anno.
In tal modo anche i giovani esemplari hanno maggiori possibilità di congiungersi al gruppo.
Come si orientano gli uccelli nelle loro migrazioni?
Gli uccelli riescono ad orientarsi e affrontare i lunghi viaggi sfruttando vari sistemi.
Magnetismo terrestre
Alcuni uccelli nel cervello, nel becco e negli occhi hanno particolari sensori che consentono loro di allinearsi ai campi magnetici terrestri.
Orientamento geografico
Alcuni uccelli invece imparano le ”strade” percorrendole più volte nella loro vita.
I profili delle coste, le montagne, i paesaggi e gli ambienti naturali sono memorizzati e utilizzati per arrivare a destinazione.
Se l’uomo modifica il paesaggio naturale con costruzioni, scavi, demolizioni questi uccelli migratori si possono confondere.
Stelle e costellazioni
Come gli antichi naviganti anche gli uccelli, soprattutto quelli che volano di notte, sfruttano la memoria della posizione dei punti luminosi della volta celeste per ritrovare la via di casa.
Memoria dello stormo
Alcune specie imparano le rotte dai genitori o dai soggetti più anziani e autorevoli dello stormo, come avviene ad esempio nelle oche delle nevi.
Le migrazioni degli uccelli non avvengono solo in autunno e primavera
A partire dalla fine di agosto ci accorgiamo della partenza di grandi stormi di uccelli che hanno ravvivato le serate estive.
I rondoni sono i primi a tornare in Africa, seguiti a breve da rondini e balestrucci.
Così pure cuculi, rigogoli e alcuni rapaci, come i nibbi, iniziano presto le loro traversate.
Alcuni uccelli volano ininterrottamente, compiendo notevoli distanze come le cicogne.
Altri invece compiono varie tappe, inframmezzate da di più giorni di sosta.
Non tutti però raggiungono le coste africane, infatti alcuni uccelli si spostano all’interno dei Paese europei.
Ad esempio, le peppole alla fine di settembre cominciano a spostarsi dai siti di nidificazione in nord Europa scendendo verso Sud-Ovest, per completare il viaggio verso la fine di ottobre.
Nel mese di settembre iniziano il loro viaggio upupe, falchi pecchiaioli, falchi di palude, tortore selvatiche, quaglie e averle.
I più tardivi sono invece quelli che si spostano soprattutto da regioni nordiche a Paesi a clima più mite nell’Europa Sud, come pettirossi e cardellini.
Altri invece tornano nel continente africano dove svernano.
In inverno avvengono ancora delle migrazioni: la pulcinella di mare viene infatti a svernare nel Mediterraneo, mentre in primavera ed estate alleva i suoi piccoli nel Nord Europa.
Alcuni uccelli si comportano da migratori parziali: esistono popolazioni stanziali che occupano i territori di nidificazione tutto l’anno, mentre alcuni individui migrano a Sud, come nel caso degli aironi.
Inanellamento degli uccelli migratori per scienza e conservazione
Come sapere con certezza il percorso, la sopravvivenza, i viaggi di andata e ritorno degli uccelli?
Ornitologi esperti, formati e dotati di speciali patentini ogni anno applicano anelli premarcati, registrati in data base condivisi, in stazioni di inanellamento dislocate in vari punti in Italia e in Europa, sulle rotte degli uccelli migratori.
I dati ricavati dalle attività di inanellamento sono preziosissimi.
Sono infatti utilizzati sia in progetti di ricerca che di gestione della fauna selvatica, per lo studio delle dinamiche di popolazione, sulla longevità degli animali, sul comportamento, sui tassi di sopravvivenza e riproduzione e, ovviamente, sulle modalità di migrazione.
Nei “roccoli”, che sono sono luoghi in cui si sono state poste piante per “simulare” il bosco e attrarre gli uccelli, vengono tese le reti di cattura.
Qui gli uccelli volando spontaneamente restano impigliati. Subito sono libertati, pesati, misurati per valutare o stimare stato di salute, piumaggio, muta, età, crescita, marcati mediante anelli metallici, infine prontamente rilasciati.
Per fare questo ogni anno decine di volontari, studenti, ricercatori mettono a disposizione della scienza le loro competenze e conoscenze per raccogliere e archiviare dati utili a livello globale.