I cambiamenti climatici alterano le migrazioni degli uccelli

Secondo una ricerca italiana i cambiamenti climatici hanno alterato negli anni la migrazione degli uccelli e la loro riproduzione.

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Gli uccelli stanno cambiando le proprie abitudini in risposta ai cambiamenti climatici.

Questo è quanto risulta da una ricerca dell’Università degli Studi di Milano che ha analizzato il comportamento di oltre 650 specie di uccelli a livello mondiale nell’arco di 2 secoli.

Secondo lo studio le caratteristiche ecologiche e biologiche degli animali influenzano il modo in cui le specie rispondono diversamente agli effetti del cambiamento climatico.

La ricerca è stata recentemente pubblicata su Ecological Monographs.

Con i cambiamenti climatici cambiano le migrazioni e non solo

Lo studio è stato coordinato da Andrea Romano, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano.

La ricerca ha raccolto per i diversi anni oltre 5.500 serie di dati sulle variazioni di attività come la migrazione e la riproduzione.

Lo studio ha preso in esame gli anni compresi tra il 1811 e il 2018 e 684 specie di uccelli a livello mondiale.

cambiamenti climatici cicogne

Attraverso i dati i ricercatori hanno analizzato le possibili differenze tra specie con caratteristiche diverse e tra regioni geografiche differenti.

I risultati confermano che a causa del cambiamento climatico la migrazione primaverile degli uccelli verso i siti di nidificazione e la loro riproduzione sono anticipate di circa 2-3 giorni ogni decennio, a partire dal 1811.

Le specie che tendono ad anticipare maggiormente le loro attività risultano quelle residenti e i migratori parziali, cioè che si spostano solo entro continente.

Le specie che migrano su lunghe distanze (i migratori trans-continentali) invece hanno evidenziato anticipi meno marcati.

Questa differenza potrebbe derivare dal fatto che le specie residenti, e in misura minore quelle che si spostano poco, sono in grado di tracciare meglio le alterazioni del clima e dell’ambiente dei luoghi di riproduzione.

Questo fatto risulterebbe invece difficoltoso per i migratori a lungo raggio, vincolati inoltre dall’attraversamento di barriere ecologiche, come il Sahara o il Mediterraneo.

L’influenza delle caratteristiche etologiche e biologiche delle specie

Gli studiosi hanno inoltre osservato grosse differenze tra specie con caratteristiche ecologiche e biologiche differenti.

Le specie con una dieta generalista e quelle che si nutrono di piante tendono ad anticipare maggiormente le loro attività rispetto agli animali che si alimentano in maniera differente.

Potendo utilizzare numerose risorse, le prime risultano più flessibili nello sfruttare quelle disponibili nel momento in cui si presentano le condizioni idonee per migrare o riprodursi.

Gli uccelli che si nutrono di piante, invece, sarebbero avvantaggiati rispetto a insettivori e predatori, nel non dover attendere lo sviluppo delle loro prede (che è successivo a quello delle piante).

Infine, le specie tendono ad anticipare maggiormente le loro attività nell’emisfero nord e a latitudini più elevate, proprio dove le temperature sono aumentate con maggiore intensità.

Nel complesso, questo studio a livello globale evidenzia variazioni che prima erano state solo ipotizzate o verificate su scala locale.

Inoltre, mostra che le caratteristiche ecologiche e biologiche possono influenzare fortemente il modo in cui le specie stanno rispondendo ai sempre più diffusi effetti dei cambiamenti climatici.

cambiamenti climatici cicogne a terra

Adattamento ai cambiamenti climatici od estinzione

Questi risultati potrebbero anche essere utili per identificare le specie più suscettibili agli effetti futuri del riscaldamento globale per eventuali interventi di tutela e conservazione.

Nell’ultimo secolo, le attività antropiche hanno causato un incremento delle temperature globali tra i più intensi nella storia della vita sulla Terra.

Questo ha già avuto un drammatico impatto sulla biodiversità, a tutti i livelli di organizzazione e in tutti gli ecosistemi”, spiega Andrea Romano.

Gli organismi stanno rispondendo in modo adattativo a tali variazioni ambientali ed ecologiche.

Ad esempio modificando la loro distribuzione verso regioni che sono diventate climaticamente più idonee.

Oppure, come mostriamo nel nostro lavoro, attraverso un cambiamento delle tempistiche delle attività, come riproduzione e migrazione, nel corso dell’anno.

Tuttavia, queste risposte si dimostrano spesso insufficienti per tenere il passo del cambiamento climatico.

Molte popolazioni hanno infatti manifestato profondi cali demografici, tanto che si stima che il cambiamento climatico possa rappresentare la principale fonte di estinzione locale nei prossimi decenni”, conclude Romano.

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