Coscienza e percezione: il cane si riconosce allo specchio?

Diverse sono le ricerche che confermano che la coscienza di sé non è una prerogativa dell’uomo, ma anche di molti animali, compreso il cane.

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A cura di: Dott.ssa Irene Cassi

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Un cane allo specchio ha coscienza di sé e si riconosce come diverso dagli altri?

Secondo molti studiosi, l’autocoscienza non sarebbe una prerogativa dell’uomo, ma anche di molti animali e diverse sono le ricerche che lo confermano.

Che cos’è la coscienza

Il termine “coscienza” deriva dalla parola latina “conscientia”, che a sua volta ha origine da “conscire”, composto da “cum” e “scire”, e significa letteralmente “sapere insieme”.

La coscienza può essere definita come la “consapevolezza di sé, degli altri e dell’ambiente che ci circonda, quindi essere presenti per sé e per gli altri e rispondere agli stimoli” (Cohadon & Salvi, 2003).

Gli studi sulla coscienza sono molteplici. Recentemente sono state sviluppate nuove tecniche e strategie di ricerca da utilizzare sugli animali.

Avendo sempre più dati al riguardo, è così possibile rivalutare in modo periodico i preconcetti detenuti per molti anni in questo settore.

La coscienza non è una prerogativa umana

Già nel 1896 l’etologo Konrad Lorenz dichiarò: “Sono pienamente convinto che gli animali hanno una coscienza.

L’uomo non è il solo ad avere una vita interiore soggettiva, ma è troppo presuntuoso.

Il fatto che gli animali abbiano una coscienza solleva dei problemi.

Forse l’uomo ha paura, perché riconoscendo una vita interiore agli animali sarebbe costretto a inorridire per il modo in cui li tratta”.

Le sue intuizioni, oggi, hanno un fondamento scientifico. Gli studiosi hanno infatti dimostrato nell’arco degli anni che molti animali non solo hanno una complessa vita sociale ed emotiva, ma sono senzienti e hanno una loro coscienza.

Secondo molti studiosi, l’autocoscienza non sarebbe una prerogativa dell’uomo e di poche altre specie animali, ma anche del cane.

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La dichiarazione di Cambridge sulla coscienza

Il 7 luglio 2012 un gruppo significativo di scienziati (neurofisiologi, neuroanatomisti e neuroscienziati) si è riunito all’Università di Cambridge per sottoscrivere un atto ufficiale, la “Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza”.

In essa viene dichiarato che “gli animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani”.

La coscienza non è quindi una prerogativa dell’essere umano, ma è presente anche in tanti animali che sono molto diversi dall’uomo, compresi quelli che si sono sviluppati su linee evolutive differenti, come uccelli, insetti, e cefalopodi.

Questo dimostra che l’assenza di neocorteccia cerebrale, considerata la presunta sede delle funzioni di apprendimento, linguaggio e memoria, non impedisce a un animale di avere una propria coscienza.

In merito a ciò gli scienziati scrivono: “Diverse prove indicano che gli animali non-umani hanno substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati di coscienza, insieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali”.

In pratica, l’assenza della neocorteccia non precluderebbe a un animale di provare affettività.

Quindi, secondo gli studiosi, non solo l’uomo ma molti mammiferi, uccelli, e tantissime altre creature possiedono i substrati che generano la coscienza.

Il cane non supera il test dello specchio

Nel 1970, lo psicologo evoluzionista Gordon Gallup ideò il cosiddetto “test dello specchio”, che valuta la reazione che ha un animale di fronte allo specchio, dopo che gli è stato fatto un segno, generalmente di color rosso, sul sopracciglio.

Se l’animale, dopo essersi visto allo specchio, si va a toccare in corrispondenza del segno, dimostra che si è riconosciuto e che ha coscienza di essere un individuo diverso dagli altri.

Uomo, scimpanzè, orangutan, bonobo, gorilla, delfini, tursiopi, orche, elefanti, cavallo, gazza europea, nonché un pesce tropicale, il Labroides dimidiatus, noto come “pesce pulitore” hanno superato il test con successo; invece, i cani non ci sono riusciti.

Questo risultato ha portato per molti anni a credere erroneamente che il cane non avesse una propria coscienza.

In realtà, secondo il prof. Roberto Cazzolla Gatti, professore associato di Biologia della conservazione e biodiversità all’Università di Bologna, per testare la coscienza di sé il test dello specchio non è adatto per tutte le specie animali.

Il cane infatti non riuscirebbe a superarlo, perché è poco attratto dai fenomeni visivi.

Dunque, il fallimento del test da parte dei cani sarebbe determinato dalla modalità sensoriale scelta dallo sperimentatore.

Secondo il prof. Cazzolla Gatti, per testare i cani occorre uscire dallo schema rigido del test dello specchio di Gallup e usare un altro metodo in cui si utilizzi l’olfatto come senso principale.

Sniff test of self-recognition

Il prof. Cazzolla Gatti, per dimostrare che la sua deduzione aveva una validità scientifica e che il cane avrebbe una propria coscienza, pur non riconoscendosi allo specchio, ha ideato così un test olfattivo di autoriconoscimento.

Con lo Sniff Test of Self-Recognition, noto con l’acronimo STSR, Cazzola ci ha quindi condotto uno studio pubblicato sulla rivista Ethology, Ecology and Evolution.

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La ricerca ha preso in esame 4 cani randagi cresciuti in semi-libertà e da ogni animale sono stati raccolti e conservati i campioni di urina; successivamente, tutti i cani sono stati sottoposti al test STSR.

I contenitori con i campioni (quattro di urina e un “campione bianco” riempito solo con un’ovatta) sono stati tutti aperti e posti all’interno di un box dove è stato fatto entrare ciascun cane individualmente e lasciato libero per 5 minuti.

Una videocamera ha registrato i test, ripetuto per quattro volte, nell’arco dell’anno.

Dall’esperimento è emerso che tutti e quattro i cani hanno dedicato più tempo ad annusare i campioni di urina degli altri cani rispetto al proprio.

Questo scarso interesse nei confronti del proprio campione di urina starebbe a dimostrare che i cani conoscono il proprio odore e sono quindi consapevoli di sé.

Dallo studio è emerso, inoltre, che anche nel cane, così come nell’uomo e nello scimpanzé, la consapevolezza di sé aumenterebbe con l’età.

Nel 2017 Alexandra Horowitz, del Dipartimento di Psicologia del Barnard College di New York (USA), ha utilizzato lo sniff-test proposto dal prof. Cazzolla Gatti su un numero maggiore di cani, confermando l’ipotesi di autocoscienza.

Tuttavia, per altri ricercatori quali Gordon Gallup e James Anderson, l’esperimento, anche se effettuato su un maggior numero di soggetti, non è valido, perché senza condizioni di controllo non ha seguito un metodo scientifico tale da poter essere considerato attendibile.

Il cane ha una coscienza del proprio corpo?

Sembrerebbe di sì, da quanto è emerso in un recente studio condotto presso il Dipartimento di Etologia della Lorand University di Budapest (Ungheria).

Secondo i ricercatori ungheresi, infatti, il cane sarebbe in grado di identificare il proprio corpo come un ostacolo e agirebbe di conseguenza.

I ricercatori hanno sviluppato un test che consentiva di misurare la percezione del proprio corpo come ostacolo.

Durante l’esperimento, il cane stava su un tappetino a cui era legato un oggetto che doveva prendere e consegnare al suo proprietario.

Dallo studio è emerso che il cane riusciva a capire che il peso del proprio corpo per svolgere quel determinato esercizio rappresentava un ostacolo e quindi si spostava di lato.

Questo dimostrerebbe, secondo gli studiosi, che il cane non solo riuscirebbe a capire la relazione esistente tra il proprio corpo e gli oggetti, ma anche le conseguenze delle proprie azioni.

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