Prevenzione dell’Iperplasia prostatica nel cane: screening ambulatoriale?

In Medicina Veterinaria si sta sempre più affermando l’idea che una valutazione accurata dei disturbi prostatici potrebbe essere ottenuta grazie a un programma di screening della prostata.

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prevenzione dell'iperplasia prostatica
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Prima di descrivere gli aspetti più importanti riguardanti la prevenzione dell’Iperplasia prostatica (IPB), è indispensabile riprendere alcuni concetti trattati nel precedente articolo.

La prostata del cane (unica ghiandola sessuale accessoria in questa specie) è in costante sviluppo per tutta la vita del maschio intero, motivo per cui l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è una patologia spontanea legata all’età che colpisce oltre l’80% dei cani con più di 5 anni.

L’IPB può avere un decorso inizialmente subclinico, cioè senza che ci sia alcun sintomo evidente fino a quando l’aumento delle dimensioni prostatiche non è tale da scatenarne la sintomatologia.

Ricordiamo, inoltre, che l’IPB predispone la prostata canina sia alle infezioni che alla formazione di cisti.

Le conseguenze possono variare da lievi ripercussioni (modificazioni della qualità dello sperma e quindi della fertilità) a molto gravi e dolorose (difficoltà di deambulazione, difficoltà di minzione) o addirittura letali (per esempio in seguito alla rottura di un ascesso prostatico).

Negli anni, vista l’importanza della patologia, sono aumentate (e migliorate) le tecniche diagnostiche per la prevenzione e la diagnosi precoce di questa patologia.

In Medicina Veterinaria si sta sempre più affermando l’idea che una valutazione accurata dei disturbi prostatici potrebbe essere ottenuta grazie a un programma di screening della prostata.

Generalmente la diagnosi dei disturbi prostatici si basa sull’anamnesi (storia clinica raccontata dal proprietario) la palpazione transrettale e addominale, la valutazione del liquido seminale e prostatico, l’analisi delle urine, l’esame ecografico e la radiografia.

Tuttavia la diagnosi di certezza di anomalie prostatiche può essere ottenuta solo attraverso l’analisi del parenchima prostatico, e questa, può essere effettuata solamente mediante prelievo citologico o mediante biopsia.

Eseguite sotto controllo ecografico, queste indagini vengono condotte raramente a causa della loro invasività.

MARKERS NEL SANGUE: VALIDI STRUMENTI PER LA DIAGNOSI PRECOCE DELLE MALATTIE PROSTATICHE DEL CANE

Per questo motivo, prendendo spunto dalla medicina umana, studi attuali hanno evidenziato la presenza di alcuni biomarcatori sierici importanti anche nel cane.

Questi markers, presenti nel sangue, non sono altro che molecole (molto spesso enzimi) che ritroviamo in circolo contestualmente alla presenza di una malattia, molto spesso prima dell’insorgenza dei sintomi.

La loro presenza può essere valutata facilmente grazie agli esami del sangue del paziente.

Tra questi, la esterasi specifica canina Canine Prostatic Specific Esterase (CPSE) è un indicatore specifico e viene incluso nei programmi di screening delle malattie della prostata.

Principale prodotto secretorio della ghiandola prostatica canina, il CPSE è stato associato, proprio come l’antigene prostatico umano specifico (PSA), a stadi precoci di diverse malattie prostatiche.

Per questo motivo, nonostante siano necessari ulteriori studi sul monitoraggio, il dosaggio sierico del CPSE è un promettente e non invasivo strumento per la diagnosi precoce delle malattie prostatiche del cane e prevenzione dell’iperplasia prostatica benigna per esempio.

Oltre a questo, grazie alla facilità di esecuzione nella pratica clinica del medico veterinario (anche in un piccolo ambulatorio) può essere riconosciuto come utile strumento in un programma di “screening dello stato di salute della prostata”, al fine di selezionare correttamente quei pazienti che richiedono ulteriori indagini diagnostiche più accurate e costose.

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