Avvelenamento di animali: il reato colpisce soprattutto il cane

Un portale identifica gli avvelenamenti dolosi degli animali sul territorio nazionale e il cane risulta il più colpito da questo fenomeno.

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A cura di: Dott.ssa Paola Fossati

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Il fenomeno dell’avvelenamento doloso di animali è purtroppo in costante crescita in Italia, soprattutto in ambiente urbano, e il cane risulta il più colpito.

Oltre ai casi che colpiscono gli animali da compagnia, si devono annoverare segnalazioni di sospetti avvelenamenti a danno di animali selvatici, in particolare di lupi e volpi.

Nei tempi più recenti, si sono verificati casi di orsi morti con modalità che hanno fatto pensare all’uso di esche avvelenate.

Il Portale nazionale degli avvelenamenti degli animali

L’aggiornamento generale dei casi di avvelenamento è curato dal Centro di referenza nazionale per la Medicina Forense Veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (IZSLT).

Il Centro svolge un ruolo chiave nella gestione dei sospetti di avvelenamento, raccogliendo ed elaborando i dati forniti dalla rete nazionale di tutti gli Istituti presenti sul territorio.

A questo scopo, il Ministero della Salute ha promosso la creazione di un portale interattivo (Portale nazionale degli avvelenamenti dolosi degli animali), che consente la gestione completamente informatizzata delle denunce e del relativo iter seguente, in accordo con la normativa in vigore.

Bocconi avvelenati, sostanze tossiche, esche velenose e i divieti di legge

L’uso o meglio l’abuso di bocconi avvelenati e altre sostanze tossiche è regolamentato fin dagli anni ’70 del Novecento dal Testo unico sulla caccia (Legge n. 799 del 2 agosto 1967), ove è disciplinato l’impiego di esche velenose.

Quest’ultimo era legale in alcuni periodi dell’anno e nel rispetto di determinate “accortezze”, quali la possibilità di spargerle solo nelle ore notturne e l’obbligo di avvertire la popolazione, apponendo cartelli di avviso nelle aree interessate.

Il primo divieto vero e proprio seguì circa un decennio dopo, contenuto nel Decreto che vietava l’esercizio venatorio sul lupo.

Questo fu confermato con l’entrata in vigore della rinnovata normativa sulla caccia (Legge n. 968/1977) e dalla successiva Legge n. 157/1992, che riconfermò il divieto all’uso delle esche avvelenate su tutto il territorio nazionale.

Ad essa sono seguite diverse leggi regionali, recanti indicazioni restrittive sull’uso e la detenzione di queste sostanze.

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La portata delle conseguenze di trasgressioni alle regole sull’utilizzo e detenzione di esche avvelenate è stata successivamente aumentata con l’entrata in vigore della Legge n. 189/2004 sul maltrattamento degli animali.

Con essa si inaspriscono le condanne penali per chi provoca la morte di animali, direttamente (art. 544 bis c.p. “Uccisione di animali”) o a seguito di lesioni e sofferenze (art. 544 ter “Maltrattamento di animali”), e agendo con crudeltà o senza una ragione legittimata.

La tutela degli animali ribadita nella Costituzione

In seguito, la normativa di riferimento per la prevenzione e repressione degli avvelenamenti di animali si è arricchita dell’Ordinanza ministeriale sul “Divieto di utilizzo e detenzione di esche o di bocconi avvelenati”.

La prima di queste ordinanze è stata emanata nel dicembre 2008, dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.

In seguito, nuove ordinanze ne hanno prorogato la validità, apportando alcune modifiche e mantenendo attiva la disciplina.

La proroga più recente è l’Ordinanza del 9 agosto 2023, nella quale è richiamato anche l’art. 9 della Costituzione, di recente modificato con l’inserimento della tutela degli animali tra i valori fondanti dello Stato.

Gli atti di denuncia non arrivano a coprire tutti i casi

I Medici veterinari che emettono una diagnosi di sospetto avvelenamento di un animale, appartenente a specie domestica o selvatica, sono tenuti a darne comunicazione e inviare la segnalazione al sopracitato Portale nazionale.

In questo modo, i casi possono essere non solo registrati con le rispettive caratteristiche, ma anche georeferenziati e temporalmente collocati, così da permettere l’individuazione della relativa distribuzione nel tempo e delle aree di territorio più interessate dal fenomeno.

Purtroppo, i dati raccolti dal Portale delineano il quadro di un fenomeno criminale che non diminuisce.

Anzi, sembra avere un andamento costante, con un incremento negli ultimi anni.

Questo in parte potrebbe essere dovuto al fatto che, grazie al miglioramento dell’informazione in merito alle azioni da intraprendere a fronte di un sospetto avvelenamento, sono aumentate le segnalazioni.

Ma non bisogna sottovalutare il fatto che al numero di casi confermati non corrisponde in proporzione quello delle persone indagate o condannate per aver utilizzato esche o bocconi avvelenati.

Spesso, infatti, non risulta possibile individuare l’avvelenatore, né fare in modo che paghi le conseguenze del suo gesto criminale.

Le aree con più avvelenamenti

Tra i dati ricavabili dal Portale, emerge che Emilia-Romagna e Lombardia sono le Regioni più colpite.

Generalmente le aree più interessate sono quelle urbane, seguite da aree private e aree agricole.

Nelle aree boschive si registrano meno ritrovamenti, ma bisogna tenere presente che quando le vittime degli avvelenamenti sono animali selvatici è difficile che i soggetti con sintomi siano notati e capita spesso che non ne siano rinvenute le spoglie.

In sostanza, non è azzardato affermare che il fenomeno sia potenzialmente molto più ampio di quello che si riesce a registrare.

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Il reato di avvelenamento colpisce soprattutto il cane

Il Portale nazionale rivela che la specie animale più interessata da avvelenamento doloso è il cane, cui fanno seguito il gatto, il lupo e la volpe.

Quanto ai tossici più utilizzati, spiccano gli anticoagulanti (rodenticidi) e la metaldeide.

La cronaca ha però dimostrato che la “fantasia” malata degli avvelenatori è in continua evoluzione e che esche e bocconi possono essere allestiti anche utilizzando diversi veleni e magari aggiungendo altri tipi di materiali lesivi, come schegge di vetro o lamette.

Da questo quadro, emerge l’importanza di segnalare immediatamente al Medico veterinario tutti i possibili casi di avvelenamento.

In funzione delle responsabilità operative attribuite dalla normativa, dopo una sicura diagnosi, il Veterinario gestirà i risvolti medico-legali di questi veri e propri reati contro gli animali.

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