L’aggressione di un cane può dipendere dalla razza?

L'appartenenza a una razza di "difficile gestione" è la causa principale dei frequenti episodi di aggressione da parte di un cane? Analizziamo la questione con una piccola riflessione.

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A cura di: Paolo Bosatra

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Tra le notizie di cronaca, soprattutto da un mese a questa parte, sono diversi gli episodi drammatici di aggressione da parte di un cane, che hanno portato a gravi esiti, addirittura irreparabili.

Ovviamente (e giustamente), come sempre si apre, soprattutto sui social, il consueto dibattito su razze, patentini, museruole e quant’altro.

Ma c’è un “topic” che torna sempre e divide in toto il pubblico: i cani possono essere buoni a prescindere dalla razza?

Proviamo a dare una risposta.

Le cause di un’aggressione da parte di un cane

Innanzitutto, ci sono parecchi aspetti che devono essere ponderati, perché limitarsi a constatare che il cane che ha causato l’aggressione è un soggetto morsicatore, è assolutamente limitativo.

È necessario infatti prendere in considerazione tantissime variabili legate ovviamente alla razza, ma anche alla gestione della stessa da parte dei proprietari, ai fattori ambientali e quant’altro.

Ogni razza è stata selezionata per uno specifico utilizzo

Se è vero che ogni soggetto ha una propria personalità, non dobbiamo dimenticarci che, comunque, quella determinata razza è stata selezionata negli anni (spesso nei secoli) per un determinato utilizzo.

E se è vero che il Bassethound è una perfetta “macchina da fiuto”, è altrettanto vero che il Pitbull sia una perfetta “macchina da combattimento”.

Siamo noi umani che li abbiamo voluti così: il Bassethound è basso, quasi rasoterra, per sfruttare al meglio il naso a terra senza stancarsi, con le orecchie lunghissime, utili a sollevare anche le più piccole particelle da odorare sul terreno.

La sua coda dalla punta bianca è sempre rivolta verso l’alto per essere visibile anche in mezzo all’erba incolta e ha un timbro vocale molto profondo, per essere udito anche a parecchia distanza.

Proprio così, grazie alla selezione oggi abbiamo forse il miglior fiutatore al mondo: anche senza un addestramento specifico, il naso del Bassethound è infallibile anche a distanze considerevoli.

Il Pitbull per cosa è stato selezionato?

Il Pitbull è un cane per la verità antichissimo, la sua storia infatti risale al 1200 circa.

Il suo nome deriva da pitt (fossa) e bull-byting, ovvero il combattimento che si faceva disputare tra gli antenati di questa “razza” (ricordo che non è riconosciuta da parte della FCI) e i tori nelle suddette fosse (una sorta di piccoli colossei più alla buona).

Era un’attività decisamente in voga, tanto che ogni città aveva la propria arena.

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Nel passare dei secoli si intuì che, incrociando i molossi (in origine erano loro i protagonisti nel bull-byting) ai terrier si poteva unire la potenza alla predatorietà di questi ultimi.

Ci guadagnava lo spettacolo, per cui il business.

Il Pitbull è il frutto di questo incrocio: collo poderoso, pelle coriacea, orecchie piccole, testa grande, bocca quasi sempre aperta, ma che quando si serra diventa una tenaglia, il tutto condito dal deciso carattere e dalla spiccatissima vena predatoria tipica dei terrier (se non ne conoscete la portata, chiedete a chi ha un Jack Russell).

È stata creata la perfetta “macchina da combattimento” di cui sopra.

E il Rottweiler?

Il Rottweiler è considerato a tutti gli effetti un cane da guardia, ma è un bovaro di antichissime origini.

I suoi antenati si presume fossero utilizzati dai Romani per condurre e sorvegliare le mandrie che seguivano l’esercito in marcia attraverso l’Europa.

Questo significa che, anche ai giorni nostri, è un cane che non si limita a una difesa passiva del territorio, come fa il pastore Maremmano abruzzese per intenderci, il cui scopo è esclusivamente quello di tenere lontano gli intrusi dal gregge.

Può infatti intervenire direttamente anche su ciò che si muove al suo interno (in origine era il bestiame “insubordinato”) e nei suoi paraggi, per cui può sentirsi investito di una doppia mansione.

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È un cane possente, coraggioso e dal grande temperamento, perfezionato per essere messo al servizio nelle forze di polizia.

Avventarsi contro qualcuno che ai suoi occhi rappresenta una potenziale minaccia, seppur di rado, per questa razza può essere un’opzione.

La memoria di razza

Traendo logiche conclusioni, da tutto ciò possiamo dedurre che, se è vero che, preso singolarmente, ogni esemplare ha una propria indole e personalità, tutti sono accomunati dalla cosiddetta “memoria di razza“.

Un Pitbull che esce da un cancello lasciato aperto e si avventa su una preda umana, non è impazzito, come non lo è un Bassethound che, anche se immerso in tutt’altro, interrompe la sua attività perché sente un odore più interessante e ne segue la traccia.

Ecco perché è molto importante cercare di instaurare un buon rapporto tra cane e proprietario basato sulla conoscenza reciproca.

Questo per fare in modo che noi umani possiamo essere in grado di controllare gli istinti dettati da questa loro innata memoria.

La voglia di fiutare di un segugio è la stessa che può avere un cane da presa di mordere e, giocoforza, non può essere inibita, ma nei limiti controllata.

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Il patentino per cani

Tutti gli incidenti di aggressioni di cani ci portano inesorabilmente a una riflessione.

Per essere proprietari responsabili (utilizzo questa definizione proprio perché, a prescindere dal cane, è su questo concetto che la nostra legge punta), ciò che la stessa legge prevede non è sicuramente sufficiente, almeno per quanto riguarda i cani di difficile gestione.

L’introduzione del “patentino”, tra l’altro reso obbligatorio soltanto per chi possiede un cane che abbia già causato un incidente, è uno strumento validissimo, ma limitato.

Se si volesse renderlo veramente utile, dovrebbe essere imposto come obbligo per chiunque abbia intenzione di acquistare oppure adottare un cane per la prima volta, a prescindere dalla razza, dalla taglia o dall’età dello stesso.

Per chi, poi volesse andare su certe razze “impegnative”, compresi i derivati degli stessi, dovrebbe essere introdotto qualcosa di più specifico; alcuni comuni, Milano in primis, lo fanno.

Dalla teoria alla pratica per evitare incidenti

Non è sufficiente però conoscere la teoria per la buona gestione di questi cani “difficili”.

Serve poi applicare quanto imparato nella vita quotidiana, cosa che comporta rinunce, sacrifici e tantissimo impegno.

Sono cani impegnativi che spesso dietro la corazza nascondono un animo dolcissimo, a volte addirittura fragile, e che mettono il proprio branco umano al centro di tutto il loro mondo.

I cani si devono adattare alle nostre vite, ma noi spesso ci limitiamo a questo concetto, dimenticando quasi sempre che, invece, ci dovrebbe essere reciprocità di adattamento.

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Ciò che dovrebbe fare riflettere tutti è che, se questo argomento balza all’onore delle cronache, lo si deve soltanto al fatto che questi incolpevoli cagnoni arrivano ogni tanto a fare danni irreparabili, ma lo stesso discorso dovrebbe valere per tutti, anche per i cani di piccola taglia.

Anche un Pinscher oppure un Jack Russell hanno caratteristiche e modalità di reazione simili, ma una loro aggressione non fa notizia in quanto le eventuali lesioni su una persona sono di piccola entità.

In fondo è soltanto una questione di dimensioni a fare la differenza, ma da parte nostra gli errori rimangono gli stessi.

Articolo di Paolo Bosatra Dog Trainer

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