Il medico veterinario: come viene visto nell’immaginario collettivo?

Il rapporto del Censis, commissionato da Fnovi, svela come la popolazione italiana vede il medico veterinario, figura dal grande valore sociale spesso sottovalutato.

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medico veterinario
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Il 29 marzo scorso è stato presentato il rapporto dell’indagine commissionata dalla Fnovi al Censis relativa alla percezione della figura del medico veterinario nella popolazione italiana.

Lo scopo dichiarato dalla Fnovi per questa indagine era verificare quanta consapevolezza esiste nella popolazione delle attività che il veterinario svolge oltre alla cura degli animali domestici: dai controlli sulla sicurezza alimentare dei cibi di origine animale alla salvaguardia dell’ambiente dalle fonti di inquinamento.

I numeri

Il rapporto, alla cui presentazione hanno preso parte Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, Gaetano Penocchio, presidente della Fnovi, Giuseppe De Rita, presidente del Censis, e Armando Bartolazzi, sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, parte dall’analisi della popolazione degli animali da compagnia in Italia, da cui emerge che, nella classifica dei Paesi per frequenza di pet, il nostro Paese è ai primi posti: essi sono presenti nel 52% delle case, soprattutto in quelle dei separati e divorziati (68%) e dei single (54%).

Con 53,1 animali da compagnia ogni 100 abitanti, l’Italia si colloca al secondo posto in Europa, subito dopo l’Ungheria (54,2 ogni 100 persone), ma prima di Francia (49,1), Germania (45,4), Spagna (37,7) e Regno Unito (34,6).

In Italia gli animali domestici sono in tutto 32 milioni: 12,9 milioni di uccelli, 7,5 milioni di gatti, 7 milioni di cani, 1,8 milioni di piccoli mammiferi (criceti e conigli), 1,6 milioni di pesci, 1,3 milioni di rettili.

Nel 2017 le famiglie italiane hanno speso 5 miliardi di euro per la cura e il benessere dei loro animali domestici (+12,9% negli ultimi tre anni): in media 371,4 euro all’anno per ogni famiglia con animali destinati a cibo, collari, guinzagli, gabbie, lettiere, toletta, cure veterinarie.

Il medico veterinario: aumentano le quote rosa

Il rapporto testimonia sia l’aumento del numero di veterinari sia la femminilizzazione della professione: nel 2018 gli iscritti all’Ordine erano 33.302, il 23,5% in più rispetto al 2008.

Le donne sono aumentate del 53,6% passando in dieci anni dal 37,4% al 46,5% del totale degli iscritti. Nello stesso periodo sono leggermente aumentati i veterinari under 40 anni (+1,9%), mentre è molto forte l’incremento degli over 60 (+337,1%).

Come viene visto dalla popolazione italiana?

Il veterinario viene visto positivamente dagli italiani: il 35,3% ritiene che svolga un lavoro utile e il 28,5% lo definisce professionale.

È complesso per il 13,8% e affascinante per il 12,1%. I giudizi negativi sono trascurabili: è un lavoro manuale per il 3,9%, sporco per il 3,0%, pericoloso per l’1,9% e ripetitivo per l’1,6%.

La buona reputazione è confermata dal fatto che il 63,3% degli italiani incoraggerebbe un giovane che volesse studiare Medicina veterinaria.

Benché non sempre ci sia piena consapevolezza sul ruolo svolto dai veterinari nella filiera della sicurezza alimentare e nella salvaguardia dell’ambiente, l’81,1% degli intervistati ritiene che i controlli igienico-sanitari negli allevamenti siano molto importanti.

Il 75,1% attribuisce la massima rilevanza ai controlli di qualità negli stabilimenti di produzione e trasformazione degli alimenti di origine animale e per il 71,1% è prioritaria la protezione degli animali in via di estinzione. E per il 64,1% è molto importante garantire la salute degli animali da compagnia.

Nell’immaginario collettivo però, spesso prevale la visione del veterinario come un missionario e non un professionista, un animalista appassionato e non un medico che opera per la salute e il benessere della collettività, pertanto la percezione positiva non si traduce in un adeguato riconoscimento economico.

I veterinari garantiscono la qualità e la sicurezza degli alimenti di origine animale, a tutela dei consumatori. Inoltre, certificano la qualità dei prodotti italiani di origine animale e autorizzano le esportazioni nel mondo, a presidio della filiera del nostro “made in Italy” alimentare.

I medici veterinari pubblici, inoltre, si occupano della salvaguardia dell’ambiente, attraverso i controlli delle acque fluviali e marine e delle fonti di inquinamento ambientale, e della protezione delle specie animali in via di estinzione.

In definitiva, la nuova immagine del medico veterinario è molto più complessa e articolata di certe raffigurazioni tradizionali, il nuovo paradigma è “One Health”, cioè salute unica e medicina unica per l’intera collettività: uomo, animale e ambiente insieme, secondo una logica sistemica e multidisciplinare.

Fonte: La Settimana Veterinaria

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