Pro e contro dell’allevamento a mano dei pappagalli

L'allevamento a mano del pappagallo permette di crescere un animale docile e confidente. Può però presentare delle difficoltà soprattutto nella fase di svezzamento.

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A cura di: Dott.ssa Elena Ghelfi

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Una pratica ancora molto diffusa tra gli allevatori è quella di “produrre” pappagalli destinati all’adozione come animale da compagnia utilizzando l’espediente di imprintare” il piccolo pappagallo allevandolo separato dai genitori: il cosiddetto allevamento a mano.

Questo permette di fare una selezione sui colori o la mutazione cromatica degli stessi piuttosto che lavorare sulla selezione “etologica”, ovvero scegliendo linee genetiche di soggetti naturalmente più confidenti e docili.

La crescita dei piccoli pappagalli

In natura

In natura i pappagalli generalmente depongono le uova in cavità oscure, impervie, umide, che assicurano un supporto per le zampe e contengono in una sorta di culla i nascituri.

I piccoli inizialmente trascorrono i primi giorni della loro vita in un ambiente tranquillo, povero di stimoli, in penombra o addirittura al buio, ma con grande cura e contatto fisico con i genitori e i fratelli.

Il primo senso sviluppato dai piccoli pappagalli è il tatto. Le prime attività del pullo sono: alimentari (imbecco), defecazione, riposo, richiamo dei fratelli o dei genitori e ricerca di contatto fisico.

I piccoli sono implumi, si muovono poco, hanno gli occhi chiusi e il becco molle, leggermente prognato.

In allevamento

In allevamento, se allevati a mano, si ritrovano in “gabbie calde” (necessarie per sopperire alla loro mancanza di piume e in un primissimo periodo anche di termoregolazione).

Sono spesso riuniti in ciotole o nidi provvisori abbastanza contenitivi, ma spaziosi, alla luce, in presenza di fratelli o altri pappagalli di altre specie che si iperstimolano a vicenda.

Il momento del pasto, anche se frequente, avviene in modo abbastanza rapido, talvolta fastidioso (sonda).

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La comunicazione specifica con i genitori naturali ovviamente manca.

Alcuni allevatori riescono a dare una stimolazione positiva ai pulli, imboccandoli con cucchiaini modificati oppure con siringa, ma alternando i lati di inserimento nel becco.

Viene sollecitato il contatto fisico con carezze, tocchi, stimolazioni vocali, soprattutto nella fase di svezzamento, momento cruciale della crescita sia fisica che mentale del giovane pappagallo.

Questo permette di infondere sicurezza e confidenza nell’animale e ottenere soggetti più equilibrati.

Svezzamento del pappagallo allevato a mano

Lo svezzamento di un pappagallo allevato senza genitori è piuttosto delicato.

Meglio quindi non lanciarsi in quest’impresa alla prima esperienza a causa delle numerose criticità.

Problematiche dello svezzamento

Le difficoltà sono legate al cibo (frequenza e modalità) e ai possibili problemi di salute, dovuti al fatto che in un giovane animale anche un piccolo squilibrio può causare gravi danni al suo benessere, ma anche alla sua sopravvivenza.

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Infine, ma non meno importanti, possono presentarsi problematiche legate alla sfera psichica: adattamento all’ambiente, comunicazione interspecifica, autostima e confidenza con il nucleo famigliare.

Il proprietario e la sua famiglia devono quindi diventare lo stormo del piccolo pappagallo, compagni di vita e maestri a cui affidarsi e da cui imparare a gestire emozioni, piccole frustrazioni, gioie, giochi, vita sociale, ecc.

La conoscenza del mondo esterno

Lo svezzamento dalle pappe e il passaggio al cibo solido (semi, frutta, estrusi, ecc.) vanno di pari passo con la conoscenza della casa, del mondo esterno, dei componenti della famiglia (animali compresi), degli amici, dei luoghi sicuri della casa, della corretta comunicazione pappagallo-uomo e viceversa, della formazione della personalità.

In natura i piccoli quando crescono e si impiumano cominciano ad esplorare il nido, aumentando notevolmente le vocalizzazioni, i movimenti di arrampicata, battito ali, le interazioni attive con i fratelli.

Solo all’involo i pappagalli conoscono il mondo colorato, pieno di suoni, odori, consistenze diverse (cibi, substrati, alberi, posatoi, ecc.) ed entrano a far parte della vita sociale dello stormo, imparando l’arte della sopravvivenza dai fratelli maggiori, da altri pappagalli e dai genitori.

Le cure “parentali” del proprietario di un pappagallo allevato a mano non terminano quindi quando il piccolo diventa autonomo con il cibo, anzi aumentano nel periodo in cui “esce” dal nido virtuale delle pappe in stile neonato ed entra a far parte della “casa”.

Con le capacità mentali di un bimbo di 3 anni, il pappagallo inizia quindi a socializzare, giocare, imparare, assorbire dal mondo esterno miliardi di stimoli e informazioni.

Errori compiuti in questo periodo possono avere ripercussioni devastanti nei mesi o anni successivi.

Soprattutto con l’arrivo della pubertà, con i suoi cambi ormonali e comportamentali, ansie e frustrazioni, se mal gestiti, possono portare a gravi alterazioni nel rapporto pappagallo-uomo e creare aggressività (errata comunicazione), urla eccessive (ansia) e deplumazione o autotraumatismo (frustrazioni, ansia).

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