Non è facile sentire il suo canto melodioso, ma quando si scorge il ciuffolotto tra i rami di siepi e arbusti o alberi da frutto colpiscono subito i suoi colori e la sua forma del collo robusto.
Il ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), il cui nome in greco significa “uccello rosso”, si riconosce per il colore pesca del petto, dei fianchi, del ventre.
La testa, la nuca, la base del becco, il contorno degli occhi sono invece di un colore nero brillante.
Il dorso è grigio, il sottocoda bianco candido, le ali e la coda neri con riflessi blu.
La femmina mostra colori più uniformi e mimetici: petto, ventre, dorso sfumano da grigio-bruno al rosato, anche il capo, le ali e la coda, seppur nere, sono meno iridescenti.
I pulcini nel nido hanno una pelle rosata, coperta da un soffice piumino grigio, presentano una colorazione rosata della gola.
La struttura è piuttosto compatta. Gli inglesi chiamano il ciuffolotto “bullfinch” (fringuello toro), perché il collo forte e robusto ricorda quello di un toro.
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Distribuzione del ciuffolotto nel mondo
Varie specie di ciuffolotti abitano i boschi e le foreste di Europa (dalla Penisola Iberica, alle isole Britanniche fino al Caucaso) ed Asia (diffuso in Cina, Filippine, Giappone).
Nelle Azzorre la specie è endemica nell’Isola di San Michele.
Il ciuffolotto è l’unico rappresentante del genere Pyrrhula, a cui appartengono 6 specie: il ciuffolotto europeo (P.p.pyrrhula), di cui sono state riconosciute 9 diverse sottospecie, il ciuffolotto bruno del Nepal (P. nepalensis), il ciuffolotto arancio (P. aurantiaca), il ciuffolotto a testa rossa (P. erythrocephala), il ciuffolotto cinese (P. erythaca), infine il ciuffolotto delle Filippine (P. leucogenys).
Un cantore modello perseguitato dalle credenze popolari
Questo piccolo passeriforme è in grado di modulare ed elaborare una discreta variabilità di fischi, note rauche, canti dolci o malinconici.
Nel secolo scorso molti si interessarono alle capacità canore del ciuffolotto.
Secondo studiosi, etologi, maestri di canto era possibile insegnare a imitare melodie, canti popolari, canzoni ritmate.
Nei primi anni del novecento in Francia era considerato un prestigio possedere un ciuffolotto, meglio se Tirolese, che fosse in grado di fischiettare allegri motivi popolari.
In Inghilterra, Transilvania, Boemia varie superstizioni volevano riconoscere nel ciuffolotto la capacità di attirare le malattie su di sé, guarendo gli infermi o scacciando la malasorte.
Alimentazione e habitat del ciuffolotto
I ciuffolotti sono grandi divoratori di germogli di alberi da frutto e infiorescenze.
Sono ghiotti anche di bacche colorate di piracanta, corbezzolo, sambuco, mora, lampone, ecc.
Durante lo svezzamento dei nidiacei questo vivace uccellino cattura anche piccoli insetti e larve per integrarne la dieta.
In genere i ciuffolotti prediligono le zone collinari o montane, scendendo in pianura solo nella brutta stagione.
In cattività i ciuffolotti necessitano di una dieta studiata attentamente e ben integrata.
Un buon misto di semi selezionati deve comprendere sia semi chiari (scagliola, panico) che alcuni semi oleosi (lino, canapa, poco girasole), semi della salute o condizionati (misto di erbe di campo e officinali).
Vanno anche fornite bacche a volontà, frutta e verdura in modo costante ma variato (come ad esempio mela, zucchina, cetriolo, carote, piselli).
Il tutto completato con pastone durante il periodo della cova o settimanalmente durante l’inverno.
Durante cova e allevamento l’alimentazione deve essere integrata anche con insetti o larve (vivi, liofilizzati o decongelati).
Particolare attenzione va dato all’ambiente. Benché si adattino a vivere in gabbie ampie, orizzontali, la riproduzione e l’allevamento è decisamente più congeniale in voliere o volierette.
Queste devono essere arredate con posatoi naturali, fronde, portanidi, in cui la coppia possa costruire con fili d’erba, piume, ecc., il proprio nido.
In natura i ciuffolotti costruiscono il loro nido a un’altezza di circa 2 metri, meglio in siepi fitte e riparate da predatori.
Il maschio sceglie il luogo e la femmina provvede alla sua costruzione creando prima una piattaforma con radici, rametti (di conifera), foglie secche. Poi il nido vero e proprio con fili d’erba, crini di cavallo, piume, peli, ecc.