Comportamento del gatto: I segnali di minaccia e alcuni consigli

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comportamento del gatto
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Quando il comportamento del gatto rivela i primi malesseri e i segni di minaccia non vengono percepiti come tali dal proprietario, l’aggressione diventa sempre più violenta; l’animale, infatti, aveva fatto tutto quello che era in suo potere per avvisare che non gradiva assolutamente quello che stava succedendo.

Ciò vale in modo particolare per i gatti che, sebbene rappresentino una parte importante degli animali da compagnia, raramente vengono “compresi” correttamente.

È fondamentale non forzare il contatto. Affinché un cane o un gatto accetti di essere manipolato, costretto o anche solo accarezzato, deve essere stato abituato fin da piccolo.

Una cattiva socializzazione con le persone, esperienze precoci negative e patologie associate a dolore possono spiegare alcune aggressioni in caso di contatto fisico.

Alcuni gatti vengono definiti “carezze e morsi”, in quanto mal sopportano il contatto fisico.

CONSIGLI UTILI

Il consiglio più indicato è lasciare avvicinare il gatto spontaneamente e, non appena la sua coda si agita in segno di nervosismo, bisogna farlo scendere dolcemente dalle ginocchia o da dove si è posizionato.

Se due gatti si azzuffano, il proprietario deve allontanarsi dal locale senza dire nulla, avendo cura di lasciare la porta aperta, in modo che uno dei due abbia la possibilità di fuggire e trovare un luogo dove nascondersi.

COMPORTAMENTO DEL GATTO E PUNIZIONI

Infine, nel gatto le punizioni devono essere assolutamente evitate, in quanto non fanno altro che aumentare il malessere dell’animale.

Il gatto, infatti, se sottoposto a punizione, può diventare aggressivo, mentre prima era solo “maleducato”.

L’aggressività si previene nelle primissime fasi, fin dal momento (o ancor prima) dell’adozione.

Le condizioni di vita della madre durante la gestazione e i primi due mesi di vita del cucciolo o del gattino influenzano il suo sviluppo fisico e comportamentale, nonché le competenze relazionali con i suoi simili o con gli animali di altre specie.

Per avere il massimo delle possibilità, sarebbe più indicato adottare un animale tra il 2° e il 3° mese di vita, cresciuto in allevamento o in una famiglia che gli abbia consentito di rimanere accanto alla madre o a un altro adulto educatore fino all’adozione; in più, il cucciolo o il gattino dovrebbe avere già avuto contatti regolari con diverse persone e, possibilmente, con altri animali.

Il cucciolo e il gattino, durante i primi tre mesi di vita, imparano a riconoscere le specie o gli individui di una specie “amica”, con cui possono comunicare e interagire senza troppi rischi.

È la cosiddetta tappa della socializzazione che, ovviamente, comprende anche la socializzazione con gli individui della stessa specie.

I contatti con questi individui, frequenti e positivi, devono essere mantenuti per tutta la vita dell’animale, per evitare che da adulto diventi aggressivo di fronte alle novità.

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