La zooterapia basa la sua azione sul legame tra animale e uomo con disabilità psichiche, mentali o sociali. La terapia assistita dall’animale utilizza quest’ultimo come catalizzatore, per facilitare il contatto con il terapeuta, l’interazione e l’esercizio fisico. Quali animali vengono principalmente “scelti” come catalizzatori terapeutici?
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Il cane
Il cane è un campione della zooterapia, per la sua memoria, la sua capacità unica di empatia. Il suo istinto, la sua capacità di apprendere, la sua reattività e la sua adattabilità nell’ambiente naturale sono molti dei fattori terapeutici presi in considerazione.
È frequente la scelta del cane soprattutto come mediatore per le persone che soffrono di nervosismo e per i pazienti potenzialmente violenti o mentalmente handicappati.
L’asino
Rustico, resistente e tollerante, l’asino è un partner ideale per i bambini, soprattutto con handicap mentale, per la sua dolcezza e la sua docilità.
Il pony
Rassicurante per la sua piccola statura, il pony è un perfetto complice per il bambino disabile: lo aiuta ad aprirsi, a orientarsi, gli dà sicurezza e attenua l’aggressività di alcuni.
Il cavallo da tiro
Il cavallo da tiro – che per la sua mole deve essere trattato con rispetto – riesce a canalizzare i caratteri forti che si sottomettono rapidamente a lui.
La capra dei Pirenei
La capra dei Pirenei, con il suo temperamento familiare, è utilizzata per lavorare con i bambini autistici, con la sindrome di Down o giovani in difficoltà.
I conigli nani e le cavie
Conigli nani e cavie sono molto utilizzati in zooterapia per stimolare il divertimento, le risate, l’invito a parlare e il confidarsi. Il benessere della persona è amplificato dal contatto con il pelo: accarezzarlo contribuisce ad abbassare il ritmo cardiaco, lo stress o l’ansia.
Il gatto
Il gatto gioca un ruolo importante nei confronti delle persone anziane: fare le fusa oltre all’essere presente stimola la comunicazione e offre un sentimento di sicurezza nel paziente.
Il lama
Altri animali “rustici” sono utilizzati per la terapia con i giovani con deficit mentali: è il caso del lama la cui docilità permette la monta, il contenimento, ecc. ed è anche capace di farsi capire quando l’approccio è aggressivo!
Il delfino
La delfinoterapia (Dolphin assisted therapy – Terapia assistita con i delfini) è una pratica terapeutica abbastanza recente.
In Italia, la comparsa di questa modalità terapeutica ha radici molto recenti: si parla infatti del 1993, quando l’Associazione Arion, ha introdotto la delfinoterapia presso il Delfinario di Rimini, per poi diffondersi in altre realtà. Oggi però, la delfinoterapia è vietata in Italia.
È ben noto l’effetto benefico dell’immersione nell’acqua, e ancor più in acqua salata, che aiuta ridurre la rigidità corporea – spesso esito di blocchi emotivi – a galleggiare meglio, quindi a godere di un maggiore rilassamento e a beneficiare di stimolazioni tattili che migliorano la percezione del proprio corpo.
Sembra che la compresenza in acqua di delfini amplifichi tutto ciò. In più, il delfino ha un aspetto amichevole, un istintivo rispetto per lo spazio interpersonale ed è giocoso: queste sono tutte qualità che stimolano la produzione di benessere nell’essere umano.
FONTE: La Settimana Veterinaria