Il becco degli uccelli non è solo una parte anatomica ma soprattutto uno strumento duttile e robusto: l’evoluzione ha adattato forme e dimensioni per consentire la prensione del cibo più adatto, occuparsi del piumaggio, nutrire la prole, difendersi e attaccare nemici o prede.
Nei pappagalli, ad esempio, sia la mandibola che la mascella sono capaci di compiere movimenti sia verticali che laterali: utilizzando le dita delle zampe e la lingua assieme al becco possono aprire qualsiasi frutto o seme, rompendolo o sbucciandolo.
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Come riconoscere le alterazioni del becco degli uccelli e come prendersene cura?
Qualsiasi sia la specie in esame il becco deve apparire liscio, regolare, privo di scaglie o frammenti staccati, proporzionale alla testa dell’animale, completo nelle sue parti.
Occorre conoscere la specie in esame per capire se le dimensioni (larghezza o lunghezza da narici a punta) sono corrette, ma in genere non si devono notare deformazioni o presenza di parti cornee biancastre che sormontano la rima orale o che si allungano verso il collo dell’uccello.
Alcune patologie causano crescite anomale della componente cornea e l’uccello non riesce più ad alimentarsi o pulirsi le penne.
In caso di deformazioni o eccessiva crescita occorre prontamente porre rimedio mediante fresatura o troncatura della parte in eccesso.
Questa operazione deve essere eseguita esclusivamente da un medico veterinario e talvolta l’uccello va sedato in quanto presenti terminazioni nervose (è anche un organo di senso) e vasi sanguigni che possono, se troncati, causare una grave emorragia.
Eccessivo allungamento del becco
Frequente nei pappagalli ma riscontrabile anche in rapaci o passeriformi.
Le cause possono essere le più disparate: mancato consumo o usura (fornire osso di seppia, rami con corteccia, parti abrasive, su cui l’uccello possa pulirsi e limarsi l’eccesso), acari, infezioni cutanee (il becco è anche un annesso cutaneo), problemi metabolici (malattie epatiche) oppure neoplasie.