Abissino

    Gatto considerato sacro nell'Antico Egitto, l'Abissino è oggi una delle razze a pelo corto più diffuse negli Stati Uniti.

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    Abissino gatto
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    Il gatto Abissino ha le sembianze di un piccolo puma casalingo grazie alla particolare tonalità calda del suo mantello e alla vivacità e lo spirito di abile cacciatore.

    Discendente dai gatti che vivevano lungo le rive del Nilo nell’Antico Egitto, si può ammirare nelle numerose fonti iconografiche giunte ai giorni nostri, oltre alla grande somiglianza con la dea egizia Bastet, protettrice della fertilità e della casa.

    Origine e storia del gatto Abissino

    Il pelo fulvo dorato alla radice e la struttura cranica dell’Abissino richiamano le fattezze dei felini sacri agli egiziani e presenti nei dipinti o come vere statue dell’epoca faraonica, anche se recenti studi genetici hanno rivelato che gli abissini possiedono antenati anche dal Sud-Est Asiatico e della costa oceanica indiana.

    Nell’Antico Egitto, i gatti erano i protettori dei granai dall’attacco dei roditori e prima della sepoltura, erano imbalsamati, avvolti in bende di lino, poi dipinte e riposti in sarcofagi molto decorati, insieme a giocattoli e topi mummificati, visto il lungo viaggio verso l’Aldilà.

    Vi era l’usanza di rasarsi le sopracciglia in seguito al lutto del proprio micio domestico per cause naturali.

    Per l’omicidio deliberato di un gatto, il colpevole rischiava la condanna a morte.

    Probabilmente la conquista dell’Egitto da parte dell’Impero romano facilitò anche la diffusione dei gatti come animali domestici in tutta Europa.

    Si narra che il primo gatto documentato come Abissino si chiamasse Zula e fosse stato portato in Inghilterra dal capitano Barrett-Lennard e sua moglie, dopo la guerra d’Abissinia (Etiopia) del 1867-1868.

    Esibito all’esposizione del Crystal Palace in Inghilterra nel 1871, venne registrato come gatto importato dall’Abissinia, l’odierna Etiopia, e così chiamato per questo motivo.

    Nel 1896, i gatti abissini furono registrati per la prima volta nel libro genealogico del National Cat Club della Gran Bretagna.

    La colorazione passò dal marrone intenso con ticking nero proprio del coniglio selvatico, ma meno grigiastro, a varie tonalità più calde del mantello, riconosciute dopo le due Guerre mondiali, durante le quali gli abissini quasi si estinsero.

    Negli Stati Uniti d’America è ora una delle razze a pelo corto più popolari e ha larga diffusione anche nei Paesi europei, soprattutto nel nord.

    Aspetto

    L’Abissino è un gatto di corporatura media dall’aspetto solido, agile e muscoloso.

    Conscio del suo fascino, si muove con eleganza e proprio osservandone l’andatura è stato soprannominato “Runaway model of the feline world”.

    gatto abissino

    La testa è cuneiforme, di medie proporzioni, più larga nella parte superiore; il contorno è morbido e grazioso.

    Il naso è di media lunghezza, mentre il mento è forte e ben sviluppato.

    Il muso non deve essere appuntito e può presentare una leggera incavatura (‘indentation’) che è apprezzabile, mentre una pinzatura (‘pinch’) è un difetto.

    Le orecchie sono abbastanza grandi, larghe alla base e ben separate.

    La punta è leggermente arrotondata, con la caratteristica “impronta di pollice” (‘thumb print‘) sulla faccia esterna; ciuffi di pelo (‘tuft‘) sull’estremità dell’orecchio sono apprezzati.

    Gli occhi sono ben distanziati, grandi, a forma di mandorla ed espressivi, di colore puro e intenso dalle tonalità ambra, verde o giallo.

    Il contorno dell’occhio deve avere lo stesso colore del ‘ticking’.

    Il collo è aggraziato e ha una buona profondità del torace.

    Le zampe sono muscolose, lunghe e sottili, in proporzione con il corpo e piedi piccoli e ovali.

    Il pelo bianco è permesso solo sul mento e intorno alle narici e il ticking dovrebbe essere distribuito in due o tre bande di colore su ogni pelo.

    La coda è lunga e affusolata, larga alla base.

    Mantello del gatto Abissino

    Il pelo dell’Abissino è corto e folto, con struttura fine ed elastica.

    Il petto, il lato inferiore dell’addome e la parte interna delle zampe hanno un colore base caldo marrone, albicocca scuro, arancio.

    Invece, grazie al gene abissino “Ta” e al fattore agouti che agisce sulla pigmentazione, i peli sulla testa, dorso, coda e parte esterna delle zampe sono suddivisi in bande di tinte differenti, ma con la punta più scura, determinando “l’effetto ticking” come nel Somalo.

    Altre tonalità derivano dal color lepre in origine più diffuso:

    • ruddy/lepre, cioè bruno caldo/bruno rossiccio con ticking nero e colore di base albicocca scuro/fulvo;
    • sorrel, una tonalità cannella calda e brillante con ticking bruno-cioccolato e colore di base albicocca scuro;
    • beige-fawn, diluizione del sorrel, color daino con ticking crema intenso e colore di base crema chiaro;
    • grigio-blu con ticking blu acciaio o grigio scuro e colore di base beige o fulvo chiaro/crema.

    Nelle tonalità silver la base del pelo è bianco argento, mentre il ticking varia a seconda del mantello.

    La colorazione definitiva si manifesta a due anni di età.

    Carattere del gatto Somalo

    È vivace e agile, rincorre e recupera giochini, può aprire le porte come le ante degli armadietti e saltare a 2 metri di altezza in luoghi elevati, preferisce appollaiarsi sulle spalle piuttosto che in grembo!

    Quindi necessita di un proprietario attento alle sue esigenze e un ambiente di vita adeguato con arricchimenti ambientali che gli permettano di arrampicarsi e fungano da stimolo alla sua spiccata intelligenza.

    Carattere gatto abissino

    Trattato con rispetto rivela la sua indole leale e affettuosa, altrimenti potrebbe isolarsi e persino fuggire, soprattutto se l’ambiente familiare è carico di tensioni.

    Mostra molto interesse per tutto ciò che lo circonda e per giocare con i proprietari.

    Gli abissini possono essere molto buffi nelle loro imprese e sono talvolta chiamati “Clown of the cat Kingdom”!

    Hanno vocalizzazioni morbide simili più a cinguettii che non al solito miao.

    Cure e aspettative di vita dell’Abissino

    Per curare il soffice e brillante mantello dalle particolari sfumature, basta una delicata spazzolatura quotidiana, oltre alle profilassi vaccinali e antiparassitarie per mantenerlo in salute.

    Gli abissini son gatti dinamici e molto attivi, bruciando facilmente le calorie e di rado hanno la tendenza a diventare sovrappeso, se l’alimentazione è di qualità e bilanciata, in base al fabbisogno energetico e la fase di crescita.

    Gli abissini sono gatti longevi, con aspettativa di vita compresa tra i 12 e i 16 anni e oltre, con le giuste accortezze sulla salute e l’osservazione precoce di comportamenti anomali da riferire al proprio Medico veterinario di fiducia.

    Malattie ereditarie

    I gatti abissini sono apprezzati non solo per l’aspetto elegante e la personalità vivace, ma anche per la salute robusta.

    Tuttavia, come ogni razza, sono suscettibili a determinate malattie ereditarie che è consigliabile conoscere.

    Razza abissino gatto curioso

    Atrofia progressiva della retina

    L’atrofia progressiva della retina (PRA) è una malattia genetica dell’occhio che porta alla degenerazione progressiva della retina.

    Questa malattia si manifesta in due forme: la forma degenerativa e la forma displasica.

    La forma degenerativa è ereditaria recessiva e si manifesta a due anni di età.

    I gatti colpiti sviluppano inizialmente cecità notturna, che progredisce lentamente fino alla cecità completa.

    Un esame oculistico annuale (con oftalmoscopia e elettroretinogramma come esami atti a esaminare la retina e la sua attività elettrica in risposta a stimoli luminosi) dai 18 mesi ai sei anni di età è essenziale per gli animali da riproduzione, per prevenire la diffusione di questa malattia.

    La forma displasica è invece ereditata in modo dominante e porta alla cecità nel primo anno di vita.

    Un test genetico permette di identificare gli animali affetti e quelli non portatori, consentendo di prendere decisioni di allevamento mirate.

    Gli esami di controllo annuali permettono di escludere eventuali altre patologie che potrebbero dare sintomi analoghi (cataratta, glaucoma).

    È importante sostenere pratiche di riproduzione trasparenti da allevatori responsabili per i quali è importante la fiducia dell’acquirente e che garantiscano nei fatti la salute di tutti gli esemplari: attraverso test genetici, evitando la consanguineità e selezionando con attenzione i riproduttori e con esami sanitari regolari, oltre alla formazione e all’importanza data alla socializzazione e all’adattamento ambientale all’interno dell’allevamento.

    Deficit di piruvato chinasi (PKD)

    La carenza dell’enzima piruvato chinasi è un disturbo ereditario che porta a una forma particolare di anemia.

    Un test del DNA consente di identificare i portatori e gli animali affetti.

    I portatori non si ammalano, ma due portatori non dovrebbero mai essere accoppiati per la riproduzione.

    Amiloidosi renale (RA)

    L’amiloidosi renale è un disturbo metabolico che porta alla deposizione di proteina amiloide nei reni.

    Ne consegue insufficienza renale cronica fino alla morte dell’animale.

    Lussazione rotulea (PL)

    La lussazione rotulea è un disallineamento della rotula che può portare a una lussazione temporanea o permanente.

    I sintomi variano da una zoppia temporanea a un’incapacità di caricare il peso sulla zampa interessata.

    La diagnosi viene eseguita tramite test manuali delle articolazioni e gli animali interessati possono essere trattati chirurgicamente.

    La lussazione della rotula è ereditata in modo poligenico recessivo.

    Curiosità sul gatto Abissino

    I gatti in Egitto erano venerati perché sacri e tenuti nei templi, considerati animali della dea antropomorfa Bastet, raffigurata come una donna con la testa di un gatto (culto a partire dal Medio Regno d’Egitto 2050 a.C.).

    Si credeva che Bastet scendesse sulla terra sotto forma di gatto e il suo tempio nel Basso Egitto, a Bubastis, sud-est del delta del fiume Nilo, divenne un luogo di pellegrinaggio.

    Gli egiziani di tutto il regno fecero doni di devozione alla dea sotto forma di centinaia di migliaia di piccole statuette di gatti in ceramica e bronzo, che possiamo ammirare oggi nei più importanti musei egizi (Giza, Torino e British Museum di Londra, per citarne alcuni).

    Nella battaglia di Pelusio (525 a.C.) gli egiziani si arresero senza combattere contro i Persiani che avevano dipinto Bastet sui loro scudi e avevano rilasciato gatti e altri animali sacri, proprio davanti al campo di battaglia.

    I gatti deceduti naturalmente erano mummificati, ma a partire dal 332 a.C. fino al 30 a.C. si cominciò ad allevare questi felini come vittime sacrificali e allo scopo di mummificarli.

    La morte non naturale è stata infatti messa in luce dalle attuali indagini radiologiche sui resti ritrovati negli scavi archeologici.

    Tuttavia, recenti studi effettuati nel 2018 su resti ossei felini rinvenuti nel sito di Berenice, hanno dimostrato l’esistenza di uno dei primi cimiteri dedicati agli animali da compagnia vista la cura nel posizionamento dei corpi e l’assenza di segni di violenza, a dimostrazione del fatto che questi gatti erano stati trattati come pet da alcune classi della società dell’epoca.

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