Il traffico dei cuccioli non conosce crisi

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    Il traffico di cuccioli rappresenta uno dei fenomeni zoomafiosi più preoccupanti, come riporta il recente Rapporto Zoomafia 2021.

    Nei Paesi dell’Unione Europea vengono “movimentati” circa 46 mila cani e solo nella metà dei casi è possibile la tracciabilità, cioè ricostruire il percorso che li ha portati dalla nascita al destinatario: il resto diventa profitto per il mercato clandestino.

    Truffatori e malavitosi guidano il traffico dei cuccioli in Europa

    Cani e gatti rappresentano un grosso giro d’affari che, come tale, attira anche gli appetiti di malavitosi e truffatori.

    La moda del cucciolo di razza alimenta un traffico milionario e, in questo quadro, la tratta dei cuccioli dai Paesi dell’Est si conferma uno dei business più redditizi che coinvolge migliaia di animali ogni anno e che vede attive vere e proprie organizzazioni transazionali.

    Secondo una ricerca della BBC, in concomitanza con la pandemia, sarebbe aumentata l’offerta di vendita di cuccioli sui Social perché molte persone, per amore sincero, solitudine, noia o altro hanno cercato animali domestici.

    Le associazioni zoofile inglesi hanno criticato fortemente gli allevatori giudicandoli “estremamente irresponsabili”.

    La pandemia avrebbe creato, quindi, condizioni ideali per far prosperare i venditori di animali domestici senza scrupoli.

    Incremento di frodi e truffe

    L’aumento delle vendite ha portato anche a un incremento di frodi e truffe. Secondo la ricerca non ci sarebbe nessun controllo sulla pubblicizzazione di vendita dei cuccioli.

    Non solo, ma la vendita online avverrebbe senza nessun tipo di accertamento sulla reale età, stato di salute o genealogia.

    La BBC ha fatto alcuni esempi. In un annuncio, veniva pubblicizzata la vendita di gatti persiani a pelo lungo con dicitura “consegna in tutto il mondo”: con un deposito di circa 170 euro non rimborsabili si assicurava l’acquisto.

    Il servizio di segnalazione delle truffe Action Fraud ha riscontrato che molti truffatori facevano pubblicità online con foto di animali da acquistare, chiedendo un deposito esoso anche quando non c’era nessuna disponibilità di cuccioli.

    46 mila cani scambiati tra gli Stati dell’UE sviluppano, secondo la ricerca “On the welfare of dogs and cats involved in commercial practice”, finanziata dalla Commissione Europea, un valore complessivo di 5,5 milioni di euro ogni mese, ma riteniamo che il valore effettivo sia almeno il doppio.

    I cani segnalati nel 2014 nelle incomplete anagrafi nazionali sono stati 20.800. La discrepanza tra le cifre fa intuire come in questo contesto si innestino anche dinamiche illegali, criminali e malate.

    Un animale non è un oggetto e acquistarne uno finisce sempre con l’alimentare un business, legale o sommerso che sia.


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    L’adozione da un canile, infatti, da un lato consente di contrastare l’odioso fenomeno del randagismo – in Italia ci sono oltre 100.000 cani in attesa di una famiglia – dall’altro contrasta la domanda che alimenta il commercio di animali “di razza” e, quindi, anche l’incentivo per chi su questo business lucra illecitamente.

    Accanto al problema di tipo commerciale ed etico, il traffico illegale di animali comporta un elevato rischio di introduzione di malattie trasmissibili dagli animali all’uomo.

    Un mercato di sofferenza e dolore

    I cuccioli vedono la luce in situazioni esasperate. Vengono stipati in furgoni e bagagliai e trasportati per distanze enormi; troppo spesso sono a rischio di contrarre malattie trasmissibili o ne sono già portatori, con grave rischio anche per la salute pubblica.

    I confini tra commercio legale e traffico illegale sono labili e non solo perché il tragitto e la provenienza spesso sono gli stessi, ma anche perché molte volte, dietro importazioni legali e autorizzate, vengono celati, tra i meandri di documentazione, certificati e passaporti, animali clandestini.

    Gli animali, privi di certificati d’identificazione, ovvero scortati da false certificazioni che attestano trattamenti vaccinali e di profilassi mai eseguiti, sono poi rivenduti all’interno del territorio nazionale, con riverberi fiscali illeciti di non poco conto.

    I cani vengono allevati in condizioni pietose, vi è un’altissima mortalità. Questi animali sono comprati per pochi euro e spesso arrivano ammalati e accompagnati da falsi pedigree e da documentazione contraffatta.

    Naturalmente, oltre al dolore di vedere soffrire l’animale, le persone che prendono tali cani vanno incontro a notevoli spese mediche. Spesso, poi, i cuccioli vengono venduti in nero.

    Ma al di là di questi aspetti, c’è da dire che questo commercio, in cui la linea di confine tra lecito e illecito non è sempre facile da individuare, è in mano a gruppi organizzati, non sempre illegali, che importano gli animali e li smerciano attraverso una rete di venditori e commercianti.

    Prevalentemente i cani arrivano dai Paesi dell’Est, in particolare Ungheria. I reati contestati a vario titolo sono: maltrattamento di animali, trasporto e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, frode in commercio, utilizzo di falsa documentazione, traffico illecito di animali da compagnia, sostituzione di persona, usurpazione di funzioni pubbliche, ricettazione, associazione per delinquere, falso materiale falso, ideologico e truffa.

    L’accertamento di queste attività non si basa su uno specifico reato, ma vede concorrere più violazioni che vanno dal maltrattamento alla truffa.

    I controlli su strada, lungo le principali vie di accesso nel nostro Paese, danno i risultati più positivi, come pure un immediato accertamento presso le strutture a cui gli animali erano destinati, dove, spesso, viene trovata documentazione contraffatta.

    Il commercio spesso parte da Internet

    Uno dei canali più preoccupanti è rappresentato dal commercio su Internet. Sovente coloro che pubblicano annunci di vendita utilizzano svariati siti, sotto diversi nomi, e offrono diversi animali.

    Lo scambio avviene per lo più lungo svincoli autostradali o altri punti dove viene consegnato frettolosamente l’animale.

    I trafficanti sono organizzati in vere e proprie associazioni per delinquere che sono capaci di una notevole disponibilità economica.

    Posseggono mezzi e risorse umane e sono in grado di intrecciare rapporti scellerati con veterinari, negozianti e allevatori collusi. Costituiscono vere e proprie reti del malaffare, anche attraverso società di facciata.

    A fianco di questi gruppi vi è un traffico disorganizzato, portato avanti spesso da cittadini stranieri che vivono in Italia e che, fiutando l’affare, rientrano dai Paesi d’origine con cucciolate per venderle in Italia.

    Il traffico avviene in particolare su determinate rotte, ma ne sono emerse altre, ad esempio da Malta alla Sicilia e dall’Italia alla Tunisia.

    Un fenomeno internazionale, quindi. Negli Stati Uniti, dopo che alcuni clienti hanno pagato migliaia di dollari per acquistare cuccioli di razza pura mai esistiti.

    Il Better Business Bureau ha emanato un avviso per i consumatori che vogliono comprare cani online.

    Una rete di undici allevatori di cani affermava di avere sede a Fort Worth, ma il Better Business Bureau ha scoperto che i siti che vendevano gli animali erano falsi.

    I numeri del traffico di cuccioli

    La gravità del fenomeno si comprende facilmente dai numeri: solo nel 2020 sono stati sequestrati 500 cani e 1 gatto; 19, invece, le persone denunciate.

    Dal 2010, anno in cui è entrata in vigore la legge contro la tratta dei cuccioli, fino al 2020 compreso, sono stati sequestrati 6.565 cani e 92 gatti (dal “valore” complessivo di circa 5.252.000 euro). 383, invece, le persone denunciate. Ovviamente sono stime per difetto.

    L’analisi della nazionalità delle persone denunciate conferma la transnazionalità di questo tipo di reato: russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, rumeni, polacchi e, ovviamente, italiani. Alcuni di loro sono stati denunciati più volte in diverse parti d’Italia.

    A riprova del fatto che non si tratta di un “semplice” fenomeno di malaffare, la tratta dei cuccioli è diventata argomento di studio ed analisi dei Vertici Nazionali Antimafia, di Contromafie e anche della Commissione Parlamentare Antimafia: «Risulta, altresì, riconducibile a organizzazioni criminali operanti, in particolare, in Ungheria e nella Repubblica Ceca, il fenomeno della cosiddetta “zoomafia”, neologismo che descrive l’importazione clandestina di cuccioli (cani e, occasionalmente, anche gatti) di razze pregiate, utilizzando i valichi del nord-est quale porta d’ingresso per il territorio nazionale, già collaudati per altri traffici illeciti» (Commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere – relazione conclusiva – Approvata dalla Commissione nella seduta del 7 febbraio 2018).

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