La questione dei cani aggressivi

Le cronache riportano sempre più spesso notizie di incidenti con cani aggressivi. Una recente sentenza apre una riflessione sulla normativa al riguardo.

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A cura di: Dott.ssa Paola Fossati

cani aggressivi
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La questione dei cani aggressivi è purtroppo sempre più presente nelle cronache, che riportano notizie di incidenti con conseguenze anche molto gravi alle persone.

Si propone in modo altrettanto crescente il problema della gestione dei cani più reattivi e più possenti, paradossalmente anche preferiti da un numero crescente di persone e famiglie.

Oltre ai pareri scientifici dei Medici veterinari comportamentalisti, è interessante leggere le sentenze sui casi di morsicature.

È importante, infatti, comprendere quali responsabilità sono riconosciute a carico di proprietari e detentori di cani e quali sono le indicazioni fornite in merito all’applicazione delle regole che si adattano a questi casi.

Il tema dei cani aggressivi e della loro gestione

Parlare dei casi di aggressioni da parte dei cani e di difficoltà di gestione di alcune razze come di una “questione” è ormai appropriato.

Il tema è diventato, infatti, non solo attuale ma molto complesso e il modo corretto di trattarlo deve ancora essere chiarito.

Si è trasformato, di fatto, in un problema, da affrontare con una valutazione approfondita e multidisciplinare e al quale dovrà essere trovata una soluzione per migliorare la sicurezza delle persone e anche il benessere animale.

Il fine è quello di una corretta relazione uomo-cane con la riduzione di future scelte inappropriate e ulteriori situazioni complicate.

I casi di morsicature e aggressioni canine in Italia dall’inizio dell’anno

Ma quella dei cani aggressivi, o comunque impegnativi da gestire, è una questione anche dal punto di vista numerico.

In Italia non è disponibile una casistica ufficiale e completa delle morsicature e delle aggressioni canine, né ai danni delle persone, né di altri cani.

Nel 2016, però, il controllo delle morsicature di animali e delle aggressioni da parte di cani era stato addirittura inserito nei LEA (Livelli essenziali di assistenza), con finalità di profilassi e controllo delle zoonosi e di tutela dell’incolumità pubblica.

D’altra parte, solo scorrendo le cronache dell’anno in corso, i dati sono eloquenti.

Sono purtroppo molti gli episodi riportati in articoli comparsi su testate di tutto il Paese. Per riassumerne un estratto per i primi mesi dell’anno.

cani aggressivi pastore tedesco

Gennaio

Un bambino di 5 anni è stato aggredito e ferito al volto da un cane, in provincia di Ancona.

Febbraio

Il Pitbull di un famoso calciatore è uscito dal cancello lasciato aperto e ha ucciso un cane, facendone cadere la proprietaria.

Marzo

Nella zona di Udine, due giovani sono stati aggrediti e feriti gravemente da un Pitbull di proprietà di uno di loro.

A Bergamo, un esemplare di Akita Inu si è azzuffato con un altro cane, arrivando a staccare con un morso una falange al proprietario di quest’ultimo, che tentava di difenderlo.

In un Paese dell’Abruzzo, un Pitbull ha azzannato e ucciso un bassotto, ferendone la proprietaria.

Aprile

Sempre un Pitbull ha creato allarme a Trento, per essersi reso protagonista di diversi episodi di aggressione ai danni di persone e di altri cani.

A Forlì, un altro esemplare dello stesso tipo ha innescato una zuffa con un altro cane, nel corso della quale entrambi gli animali hanno subito lesioni.

Nello stesso mese, due incroci di Lupo Cecoslovacco hanno aggredito e ferito un uomo che faceva jogging in provincia di Como.

Un altro Pitbull, dopo aver scavalcato una recinzione, ha aggredito e morso un bambino a Chiavari.

Maggio

Nella città di Busto Arsizio, una ragazza è stata aggredita dal suo stesso cane, che l’ha ferita al collo e alla testa.

A Giampilieri, una donna è stata ferita agli arti da un cane, che le ha procurato numerose morsicature.

In un parco di Roma, un Pitbull ha aggredito e morsicato un bambino.

A Genova, un cane incrocio Border collie ha ferito una donna, che lo stava portando in passeggiata per fare un favore a un vicino di casa.

A Rutigliano, due esemplari di Pitbull hanno aggredito e morsicato una donna e il suo cane.

In provincia di Udine, lo stesso è accaduto a due ragazzi, a opera di due Pastori Tedeschi.

L’elenco, purtroppo, potrebbe continuare.

Quando la vittima è il proprietario stesso

Quello che colpisce è che gli episodi si verificano ovunque, che il target delle aggressioni è costituito sia da persone, sia da altri cani, e che in diversi casi la vittima è il proprietario stesso.

In più occasioni, vi era l’apparente assenza di motivazione del comportamento aggressivo.

Può essere che tale osservazione sia derivata da un’errata interpretazione della dinamica, dovuta a valutazioni fatte da “profani” e, quindi, superficiali.

Ma questo rilievo, unitamente a quello dei proprietari-vittime, consente di evidenziare che i detentori di quei cani non erano sufficientemente preparati a custodirli e a leggerne i segnali.

Hanno dimostrato di non conoscere il proprio animale e di averne sottovalutato la potenzialità offensiva.

Altro aspetto evidente è la prevalenza schiacciante di molossoidi (Pitbull) e comunque di cani di grossa taglia, tra gli animali aggressori.

Le sentenze emesse sui cani aggressivi si moltiplicano

Si ricordavano, in premessa, le sentenze già emesse in relazione a casi in cui la responsabilità di aggressioni canine ha dovuto essere individuata.

Anche queste sono ormai numerose e riguardano contenziosi di natura sia civilistica, sia penalistica.

In linea generale, questi comprendono la presunta di responsabilità a carico del proprietario o del detentore del cane.

Questi sono chiamati a rispondere civilmente e penalmente dei danni o lesioni a persone, animali e cose da esso provocati.

Inoltre, il proprietario è sempre responsabile del controllo del suo animale, al fine di evitare eventi negativi.

I giudici ricordano sempre anche le norme vigenti. Queste sono però alquanto generiche e si limitano a poche indicazioni.

American staffordshire terrier

Ad esempio quella di imporre l’uso del guinzaglio e, se occorre, anche della museruola.

Oppure quella che richiede di assicurarsi che il cane abbia un comportamento adeguato alle specifiche esigenze di convivenza con persone e animali, rispetto al contesto in cui vive (Ordinanza Min. Sal. Sulla tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani, art. 2052 C.c.).

Nessuna legge prescrive o anche solo spiega come ci si possono procurare le competenze necessarie a questo fine.

Si può capire se un cane è pericoloso?

Una recentissima sentenza ha fornito ulteriori elementi di valutazione delle responsabilità e di riflessione sull’adeguatezza della legge.

La sentenza riguarda il caso in cui due cani molossoidi hanno compiuto un’aggressione nei confronti di una bambina, figlia dei proprietari, causandone la morte.

Il giudice aveva il compito di verificare se i genitori e il nonno della bambina (accusati di omicidio colposo) avessero omesso di adottare tutte le precauzioni necessarie per garantire che i loro due cani avessero comportamenti adeguati alla convivenza con una bambina molto piccola.

Questo tenendo conto che i cani stessi avevano manifestato precedenti episodi di aggressione e morsicatura nei confronti da altri cani.

Dopo aver ricostruito fatti e antefatti, il giudice ha assolto gli imputati.

Nella motivazione ha però utilizzato alcuni argomenti meritevoli di riflessione.

Ad esempio, ha affermato che ai protagonisti della vicenda non può essere riconosciuto un atteggiamento negligente.

Questo in quanto non avevano a disposizione “indizi significativi” utili a far prendere loro coscienza della reale pericolosità dei loro cani rispetto alle persone di famiglia.

Questa premessa è stata rinforzata, sottolineando come non ci fossero “elementi per ritenere che i due genitori avessero compreso la pericolosità degli animali”.

È stato anche osservato che gli stessi non avevano mai avuto cani in precedenza.

Per cui, anche applicando la massima diligenza, non avrebbero potuto capire che quei due cani rappresentavano un pericolo concreto per la figlia.

La sentenza ha richiamato più volte l’inesistenza di indicazioni o prescrizioni normative per l’acquisizione e la detenzione di determinate tipologie di cani.

Ma anche di “chiare regole” sull’esclusione di tali cani dal contatto ravvicinato con soggetti minori o infanti, oltre che l’assenza di informazioni attendibili sulla rete Internet, che anzi ne fornisce di fuorvianti.

Una legge adeguata?

Ci riserviamo di approfondire l’analisi di questa pronuncia. Di certo, non se ne vuole criticare l’esito.

Sarà però interessante analizzare i presupposti in base ai quali il giudice ha giustificato il fatto che un proprietario possa non avere coscienza della reale pericolosità dei propri cani, anche quando questi abbiano già manifestato forme di aggressività, seppure non rivolta a persone.

Nessuna norma impone alcuna formazione ai proprietari di cani, nemmeno “per l’acquisto di cani di grossa taglia e di razze selezionate per la loro aggressività”.

Anche su questo punto è opportuna una riflessione, per analizzare gli effetti di un simile vuoto normativo alla luce dell’interpretazione data in questa sentenza.

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