Gli animali provano emozioni? E di che tipo?

Come già aveva dedotto lo scienziato Charles Darwin, la capacità di provare emozioni non sarebbe solo una prerogativa dell’uomo, ma anche della maggior parte degli animali.

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A cura di: Dott.ssa Irene Cassi

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Fino a non molto tempo fa, la maggior parte degli scienziati era d’accordo nell’affermare che gli animali non fossero capaci di provare emozioni.

In realtà numerosi studi hanno confermato che non solo il cane, ma anche molte altre specie animali sono capaci di provare emozioni anche se le manifestano in forma diversa dall’uomo.

Che cos’è l’emozione?

Il termine emozione deriva dalla parola latina “emotionem” che a sua volta deriva dal verbo “emovere” che significa “trasportare fuori”, “smuovere”, “scuotere”.

Ed è infatti proprio così, l’emozione è scossa, è vita, o meglio, come la definisce il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti è “una reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata, determinata da uno stimolo ambientale”.

Gli effetti delle emozioni negli animali

L’emozione è uno stratagemma evolutivo che dà la possibilità all’animale di reagire a qualsiasi evento in modo rapido senza che sia necessario attivare processi mentali e di elaborazione cosciente.

È quindi uno stato psico-fisico che determina degli effetti immediati a livello comportamentale.

La paura, ad esempio, può determinare l’attacco, la fuga o il freezing (comportamento di irrigidimento), mentre la gioia il sorriso, il dolore o il pianto.

Tutte queste emozioni sono facili da riconoscere anche negli animali.

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L’esprit des betes

Il filosofo razionalista Cartesio (1596-1650) considerava le emozioni degli automatismi, cioè dei comportamenti più semplici che appartenevano al cosiddetto “esprit des betes”, lo “spirito degli animali”.

Quindi secondo il filosofo, le emozioni occupavano un gradino inferiore rispetto alla ragione, che era una proprietà prettamente umana.

In realtà, oggi, sappiamo che è vero sì che gli animali sono capaci di provare emozioni, ma che esse sono da considerarsi alla pari della ragione.

Reazioni comportamentali simili all’uomo

Nel 1872 Charles Darwin (1809-1882), nel suo libro “L’espressione delle emozioni negli uomini e negli animali” sostenne che non solo gli uomini, ma anche gli animali hanno la capacità di provare emozioni.

Secondo Darwin gli animali non solo possedevano circuiti neuronali e reazioni comportamentali simili a quelli umani, ma le loro modificazioni psico-fisiologiche causate dalle emozioni avevano la stessa funzione che hanno nell’uomo.

Le espressioni delle emozioni erano descritte da Darwin come un meccanismo biologico innato, che si era evoluto attraverso la selezione naturale per adattarsi all’ambiente e per rendere più veloci ed efficaci le risposte.

Fisiologia delle emozioni

Nelle emozioni sono implicati il sistema nervoso centrale, il sistema nervoso autonomo periferico e il sistema endocrino.

I parametri inerenti alla componente periferica interessati sono: il diametro della pupilla, la tensione muscolare, la temperatura corporea, la frequenza respiratoria, il sistema cardiovascolare e la conduttività elettrotermica.

Fino a non molto tempo fa gli studiosi pensavano che ci fosse un “unico centro delle emozioni”, oggi, invece, grazie a numerosi studi sappiamo che le diverse sensazioni originano da aree del cervello differenti.

I diversi significati delle emozioni negli animali

Le emozioni sono dei sistemi di reazione che hanno una funzione adattativa perché facilitano l’individuo nel sopravvivere di fronte a eventi improvvisi o comunque nell’avere una risposta immediata senza l’attivazione di processi mentali e di elaborazione cosciente.

Le emozioni hanno anche una funzione relazionale, perché danno la possibilità all’animale di interagire con altri individui della stessa specie e con l’uomo.

I cani, però, rispetto all’uomo, secondo gli studiosi manifesterebbero in modo genuino le loro emozioni, non come l’uomo.

Secondo lo studioso Robert Plutchick, ciascuna emozione risponderebbe a uno scopo concreto e vitale.

In particolare, l’impulso sessuale favorirebbe l’accoppiamento, l’interesse e la curiosità motiverebbero un soggetto a conoscere nuove cose e a fare esperienze, la paura consentirebbe di evitare i pericoli mettendosi al sicuro, la tristezza spingerebbe invece a cercare aiuto e sostegno.

Secondo Plutchick si tratterebbe quindi di un vero e proprio sistema di comunicazione utile per la sopravvivenza e l’interazione.

Emozioni primarie e secondarie

Nel 1962, lo psicologo e teorico della personalità Silvan Tomkins, basandosi sulla teoria di Darwin fu il primo a teorizzare l’esistenza di un gruppo di emozioni primarie o fondamentali da distinguere da quelle secondarie o complesse.

Le emozioni primarie

Le emozioni primarie sarebbero le più semplici e intense.

Tomkins inizialmente classificò le emozioni in otto categorie: interesse, gioia, sorpresa, ira, paura, disgusto, vergogna e angoscia.

Successivamente, diversi studiosi hanno cercato di categorizzare le emozioni in modo diverso.

Nel 1987 il prof. Theodore Kemper (St. John University, New York,USA), teorizzò che le emozioni primarie fossero solamente quattro: paura, rabbia, tristezza e soddisfazione.

La classificazione attualmente più utilizzata è quella degli psicologi Ekman e Plutchik, in cui vengono catalogate otto emozioni primarie e otto secondarie.

In ogni caso, anche se secondo la maggior parte degli studiosi gli animali sarebbero capaci solo di provare emozioni primarie, in realtà già diversi studi lo smentirebbero.

Emozioni secondarie anche negli animali

Le emozioni secondarie corrisponderebbero a comportamenti più elaborati, derivando dalle primarie di cui sono un’evoluzione.

Lo studioso Jaak Panksepp, noto per le sue ricerche sulle emozioni primarie in diversi modelli animali, già nel 1998, aveva sostenuto che con molta probabilità l’encefalo potesse supportare l’esistenza di emozioni secondarie in più di una specie animale.

Nel 1999, lo studioso Ross Buck (Università del Connecticut, USA) teorizzò che non solo l’uomo, ma anche altre specie possiedano emozioni per poter gestire relazioni complesse all’interno del gruppo di appartenenza.

Paul Morris, psicologo dell’Università di Portsmouth (Regno Unito) che studia le emozioni animali, ha detto al Sunday Times: “Stiamo imparando che cani, cavalli e forse anche altre specie sono molto più complessi dal punto di vista emotivo di quanto non pensassimo.

Sono in grado di sentire emozioni più complicate, proprio come i primati”.

Oggi sappiamo che gli animali sono capaci di provare determinate emozioni secondarie, come la gelosia, tuttavia, occorreranno ulteriori studi per capire quante altre emozioni complesse riescono a provare.

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Lo sviluppo emotivo nel cane

Nel cane il primo anno di vita ha un ruolo decisamente importante per il suo sviluppo emotivo.

Ecco perché è sempre necessario affidarsi a un esperto quando si decide di adottare un cucciolo, in modo da sapere come facilitare l’equilibrio emotivo nell’animale adulto.

Durante i primi sei mesi di vita si realizzano, infatti, due processi particolarmente importanti, la socializzazione e l’attaccamento.

Per favorire lo sviluppo di un carattere fiducioso, giocoso, interattivo è necessario, quindi, contribuire a rendere l’ambiente confortevole, pulito ed evitare di sottoporre il cucciolo a stimoli che potrebbero provocargli frustrazione, sofferenza, disagio e costrizione.

Insegnare cose nuove a un cane in un ambiente sereno e tranquillo porterà ad avere un animale emotivamente equilibrato.

In questo il gioco ha un ruolo fondamentale, sia per il cucciolo che per il soggetto adulto: favorisce il benessere psico-fisico dell’animale, facilita il suo apprendimento e rende più salda la relazione.

Rinforzare positivamente poi con uno snack o una carezza determinate situazioni come l’incontro con una persona, un animale, o la presenza di oggetti che potrebbero incutere paura all’animale, è utile anche per crescere un animale maggiormente predisposto a interagire con il mondo senza timore e diffidenza.

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