Feromoni negli animali: cosa sono e come vengono classificati

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feromoni
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Per sopravvivere gli esseri viventi devono comunicare. I feromoni rappresentano una modalità di comunicazione utilizzata dagli insetti, pesci, rettili e mammiferi.

Tramite i feromoni, gli individui si possono scambiare informazioni precise a distanza, utilizzando come mezzi l’aria, l’acqua o il terreno.

Queste sostanze, stimolando recettori specifici, danno informazioni precise, capaci di determinare modificazioni fisiologiche e comportamentali.

La comunicazione feromonale nel cane e nel gatto ha destato l’interesse di molti studiosi e la scoperta dei feromoni e la loro riproduzione sintetica ha aperto nuovi orizzonti per la medicina comportamentale del cane e del gatto.

COSA SONO I FEROMONI?

Il termine feromone è stato introdotto da Karlson e Luscher e deriva dal verbo greco “φ έ ρω” , che significa “portare”, e “ό ρ μ ά ω” che vuol dire stimolare, eccitare.

I feromoni sono semiochimici ovvero sostanze volatili, utilizzate per comunicare che vengono rilasciate nell’ambiente esterno, proprio per questo prima venivano chiamati ecto-ormoni.

Sono dei messaggeri chimici, immessi nell’ambiente da un soggetto e percepiti da un altro appartenente alla stessa specie in cui provocano specifiche risposte fisiologiche o comportamentali.

La composizione chimica dei feromoni negli invertebrati è data da un ridotto numero di molecole, nei mammiferi da alcune decine di componenti; tra questi sono stati identificati composti organici semplici, alcoli, aldeidi, chetoni, amine, steroidi e terpeni.

Nel cane e nel gatto i costituenti essenziali dei feromoni di appagamento sono: gli acidi miristico, pentadecanoico e stearico.

Nel cane e nel gatto vengono secreti da alcune ghiandole, nello specifico quelle sebacee, periorali, ceruminose, anali, sottocaudali, sopracaudali e le podali.

COME VENGONO CLASSIFICATI?

Inizialmente, grazie agli studi condotti sugli insetti furono classificati, in base alla loro funzione e al loro effetto, due tipi di feromoni: i releaser e i primer .

I “releaser” sono capaci di determinare una risposta immediata, mentre i “primer” esplicano la loro azione sullo stato ormonale del ricevente o ne influenzano il suo sviluppo, determinando quindi cambiamenti di più lunga durata, tramite attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Oggi, i feromoni identificati nei mammiferi e classificati in relazione alle ghiandole secernenti o in base alla loro azione esplicata sono: quelli di adozione, di appagamento, di identificazione, di delimitazione del territorio, di allarme e sessuali.

I feromoni cosiddetti “di adozione” si riscontrano nel liquido amniotico, nella saliva e nell’urina.

I feromoni disciolti nel liquido amniotico inducono la madre del neonato a mettere in atto le cure parentali, nasce così quel “legame di attaccamento” tra madre e cucciolo.

I feromoni di appagamento appartengono alla famiglia delle apaisine.

L’apaisina è prodotta dalla femmina dalle ghiandole poste nella regione del solco intermammario e ha una funzione principale: aggregare, tenere uniti.

È infatti proprio grazie a questo feromone che si viene a creare quel legame di attaccamento primario tra madre e cucciolo, legame che si completerà alla terza, quarta settimana di vita.

I feromoni di allarme comunicano la presenza di un pericolo. Una volta rilasciati, possono mantenersi per giorni e in questo caso il soggetto vivrà in uno stato di terrore finché non provvediamo a ripulire e ad arieggiare attentamente l’ambiente in cui il pet vive.

I feromoni contenuti nelle secrezioni anali, rilasciati durante la defecazione, rivestono un ruolo saliente per il comportamento sessuale sia del cane sia del gatto.

Nel cane sembrano avere anche una certa rilevanza per l’identificazione del rango gerarchico.

Infatti, in seguito a processi flogistici in situ, il secreto subisce modificazioni e questo può scatenare reazioni di aggressività da parte dei conspecifici appartenenti allo stesso gruppo sociale.

FONTE: La Settimana Veterinaria

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