Come fare rientrare in gabbia un pappagallo?

In alcuni casi può essere necessario fa rientrare il pappagallo nella sua gabbia. Come fare se lui non ne ha molta voglia? E come comportarsi per evitare che diventi fonte di stress?

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A cura di: Dott.ssa Elena Ghelfi

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Per un pappagallo la gabbia o voliera non deve essere un luogo di reclusione, ma uno spazio dove trovare comfort e un po’ di privacy in sicurezza.

Dopo una sessione di giochi, esplorazione o condivisione in libertà nella casa potrebbe essere necessario far rientrare il pappagallo “nelle sue stanze”.

Ma non sempre il nostro amico è d’accordo, come fare?

Se il pappagallo è docile e abituato al contatto

Da solo con un richiamo

Per un pappagallo abituato al contatto e alla manipolazione il metodo migliore è sempre quello di farlo rientrare da solo nella gabbia, abituandolo a un richiamo od esercizio, facendogli trovare in gabbia il suo gioco o cibo preferito, lasciandolo poi tranquillo alle sue attività.

Un buon metodo è quello, dopo aver insegnato il “sali sulla mano”, di accompagnarlo all’apertura della gabbia, facendogli trovare un comodo trespolo su cui salire, chiudendo poi la porticina, premiando e lodandolo per la sua azione.

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La gabbia non deve essere interpretata come distacco totale: abituatelo a interagire con voi anche a gabbia chiusa, anche restando nella stessa stanza senza contatto diretto con le vostre dita.

Non “viziatelo”: se decidete che l’orario del riposo notturno è a una certa ora non tergiversate, altrimenti il pappagallo capisce che può sempre “contrattare” o semplicemente si sente confuso sulla variabilità di comportamenti.

I pappagalli sono esseri molto sensibili, necessitano di routine e di un rapporto chiaro e fiducioso con il proprietario.

È fondamentale quindi pianificare il loro tempo in modo costante e duraturo, senza concedere abitudini che poi non si possono mantenere.

Il pappagallo e il gioco di entrare nella gabbia

Altro metodo utilizzato da molti è quello di abituarlo a seguire un target (anche una semplice bacchetta in legno), in tal modo il rientro diventa uno dei giochi od esercizi da fare nella giornata.

Importante come sempre ripetere spesso l’esercizio e premiare, lodare, stare ancora qualche minuto con lui prima di allontanarsi.

La gabbia deve quindi essere adeguata e “produttiva”.

In quello spazio, non angusto e triste, ma ampio quanto possibile e ricco di stimoli, deve trovare giochi e spazio per muoversi, cibo, acqua, anche cibo come gioco (foraging), trespoli comodi per fare piccoli esercizi o riposarsi.

È sconsigliato farlo rientrare in gabbia con un tranello: una volta o due ci cascherà, poi capirà il trucco e sarà necessario escogitare un nuovo stratagemma, e così all’infinito.

Così la relazione ne risentirà, venendo a mancare la basilare fiducia.

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Il rientro in gabbia di un pappagallo selvatico o non abituato al contatto

Diverso è il discorso in caso di un animale per nulla confidente (appena acquistato o di indole selvatica per mancata socializzazione), che si spaventa al contatto con l’uomo e non si avvicina a comando.

In questo caso purtroppo bisogna ricorrere a qualche stratagemma, necessario per il bene del pappagallo per ridurre lo stress e minimizzare il disagio della cattura.

Al buio gli uccelli diurni hanno una visuale ridotta, quindi abbassare le luci nella stanza rende più agevole la cattura con un retino o con un asciugamano.

La presa deve essere salda e veloce: meglio non far svolazzare all’impazzata il pappagallo con il rischio di procurargli qualche lesione o frattura, scontrandosi con gli ostacoli.

Ovviamente non si deve gridare e vanno tenuti fuori dalla stanza bambini piccoli o altri animali domestici (cani, gatti, furetti), per cercare di mantenere la calma e non perdere mai di vista il fuggitivo.

Tirare sempre le tende alle finestre, in modo da attutire un urto contro i vetri.

Utilizzare uno strofinaccio morbido da stendere sull’animale e da utilizzare per immobilizzarlo prima di riporlo in gabbia o in un trasportino.

Cercare nella presa di contenere il corpo, bloccando le ali, ma lasciando libero l’addome (per consentire la respirazione) e le narici.

La testa deve essere bloccata con una presa da dietro, tale per cui sia ostacolato il movimento senza rischi di dolorose beccate.

Una volta rimesso in gabbia riaccendere gradualmente le luci, per consentire al pappagallo di riconoscere i trespoli su cui appollaiarsi e riprendersi dalla cattura.

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