Trachemys scripta, la tartaruga d’acqua aliena nei nostri stagni

La prima segnalazione in Italia in ambiente naturale risale agli anni ’70 in provincia di Campobasso e, dalla metà degli anni ’80, fu segnalata man mano in tutte le Regioni, comprese le isole. 

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La tartaruga palustre americana (Trachemys scripta spp.) è originaria degli Stati Uniti orientali e dal Messico settentrionale dove vive in anse fluviali, stagni e paludi con una ricca vegetazione sommersa e fondo fangoso.

Dal 2016, questa tartaruga d’acqua è stata inserita nell’Elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale.

La tartaruga palustre americana è ben conosciuta in Italia: molti anni fa i soggetti giovanissimi erano utilizzati come animali d’affezione, nelle iconiche vaschette di plastica con tanto di palma in plastica.

Le difficoltà legate alla loro detenzione in età adulta e alle ragguardevoli dimensioni che
possono raggiungere, hanno determinato un rilascio incontrollato di questa tartaruga che, per quanto riguarda l’Italia, è avvenuto soprattutto in aree urbane e suburbane, ma anche in contesti agricoli, naturali e seminaturali.

È molto comune, difatti, notare la presenza di queste tartarughe perfino in fontanili, laghetti artificiali o fontane delle nostre città.

Il pericolo delle specie invasive: il caso della tartaruga Trachemys scripta

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Questa tartaruga d’acqua è stata così messa nelle condizioni di poter colonizzare, riproducendosi senza particolari problemi, qualunque tipo di specchio d’acqua, sia
naturale che artificiale, venendo così segnalata in fiumi, laghi e stagni, ma anche in canali, cave dismesse e fontane.

Nei casi in cui la riproduzione non sia favorita per questioni climatiche, la presenza degli individui abbandonati può perdurare diversi anni.

La prima segnalazione in Italia in ambiente naturale risale agli anni ’70 in Provincia di Campobasso e, dalla metà degli anni ’80, fu segnalata man mano in tutte le Regioni, comprese le isole.

Una minaccia per la biodiversità

La specie è onnivora generalista, in grado di predare molte altre specie acquatiche
tra cui insetti, pesci, crostacei e anfibi ma anche vegetazione, specie in età adulta, determinando un grave rischio di impoverimento dell’intera biodiversità degli ambienti acquicoli colonizzati.

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Vi è inoltre la competizione alimentare con le specie autoctone come la Emys orbicularis, oltre che per i siti da utilizzare per la deposizione delle uova, senza considerare la trasmissione alle specie autoctone di batteri e nematodi patogeni.

Dato il pericolo che rappresenta per gli habitat europei, già dal 1997 la Commissione Ue vietò l’importazione di Trachemys scripta elegans (Reg. 2551/1997), promuovendo così indirettamente l’importazione di due altre sottospecie (T. scripta scripta e T. scripta troostii) che ben presto riproposero gli stessi problemi di invasività.

Attualmente, T. scripta elegans, i suoi ibridi e le due sottospecie sono considerate specie aliene invasive (IAS) e quindi soggette ai provvedimenti previsti per tali specie.

Fonte: LaSettimanaVeterinaria

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