I vaccini e le controverità raccontate su Internet

Adepti del complotto, difensori delle libertà individuali, argomenti pseudo-scientifici... possono minare le argomentazioni dei medici veterinari sull’importanza della vaccinazione. Anche se non esistono dati scientifici che diano ragione ai primi.

0
vaccinazione carenza vaccini
Annuncio

Alcuni argomenti pseudo-scientifici anti-vaccini sono portati avanti dai cosiddetti “specialisti” su Internet o sui media tradizionali. Ma guardando dietro il camice bianco, non si trova alcun esperto credibile.

Diplomi falsi, titoli falsi, persino false istituzioni servono come garanzia per un pubblico credulone: esisterà, ad esempio, un “tribunale dei vaccini”…?

D’altra parte, c’è spesso confusione tra i collegamenti temporali e causali per quanto riguarda l’effetto collaterale di un vaccino.

Esiste anche il negazionismo: alcuni dicono che il vaiolo non è stato eradicato dai vaccini ma che sono state sufficienti le misure igieniche. Infine, c’è la teoria del complotto: le autorità sanitarie, i medici o i medici veterinari sarebbero tutti pagati dalle industrie farmaceutiche.

Per combattere contro questa immagine distorta e pericolosa, è necessario che le persone si informino in maniera corretta e responsabile e navigando su siti ufficiali come quello del Ministero della Salute.

Quali risposte dare?

Tanto per cominciare, dovrebbero essere ricordati i grandi successi della vaccinazione dal punto di vista epidemiologico.

A livello individuale e collettivo, la vaccinazione consente di bloccare la circolazione del patogeno in un gruppo, proteggendo passivamente coloro che sono troppo giovani per essere vaccinati.

Se la copertura della popolazione è abbastanza ampia, l’agente patogeno può essere eliminato: è il caso del vaiolo, dichiarato eradicato nel 1980 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Questo vale anche per la peste bovina a livello mondiale, o la rabbia in diversi Paesi come l’Italia o la Francia.

L’Italia è stata esente da rabbia dal 1997 al 2008, quando è ricomparsa nelle Regioni del Nord-Est, portata da volpi rabide provenienti dalla vicina Slovenia.

Grazie a un’estesa campagna di vaccinazione orale delle volpi e all’obbligo di vaccinare i cani presenti nelle zone a rischio e gli animali condotti al pascolo, la malattia è stata nuovamente eradicata: nel 2011 è stato segnalato l’ultimo caso e nel 2013, 2 anni dopo l’ultima segnalazione, il nostro Paese ha riconquistato lo status di Paese indenne.

In Francia, prima del 1989, ogni anno si contavano circa 3.000 animali rabidi e 8.000 persone venivano morse. Anche qui i principali vettori, le volpi, sono state oggetto delle campagne di eradicazione, ma è grazie alla vaccinazione mediante esche che è stato possibile il vero declino della rabbia. La Francia è esente dalla rabbia dal 2001.

Possiamo ricordare anche le prove dell’efficacia che hanno dato i vaccini: per i vaccini contro la cimurro, il parvovirus o la leptospirosi, i test condotti nell’ambito dei dossier per l’autorizzazione all’immissione in commercio mostrano il 100% di protezione.

Un altro aspetto che deve essere relativizzato è il rischio vaccinale, poiché le fonti “no-vax” spesso considerano dei casi isolati (o non provati) come se fossero la generalità.

È vero che esistono effetti collaterali, ma non sono tutti gravi e non sempre si verificano. L’intensità di una risposta immunitaria è variabile perché è legata al fenomeno dell’infiammazione: esiste la possibilità di reazioni dolorose nel sito di iniezione o cefalee, ma i casi di shock anafilattico sono inferiori a un caso per milione di dosi.

Il rapporto rischio/beneficio è quindi ampiamente a favore della vaccinazione.

FONTE: LaSettimanaVeterinaria

Annuncio