Utilizzo di esche avvelenate: un problema di sanità pubblica?

L'impatto degli avvelenamenti nella fauna selvatica tuttavia non riguarda solamente questi animali, ma anche i grossi predatori quali lupi, orsi, linci.

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esche avvelenate
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L’utilizzo di bocconi o esche avvelenate non è un pericolo solamente per gli animali domestici, ma anche per l’uomo (per esempio ogni anno in America ci sono 10.000 casi di intossicazioni da rodenticidi anticoagulanti) e per la fauna selvatica.

L’impatto degli avvelenamenti nella fauna selvatica tuttavia non riguarda solamente questi animali, ma anche i grossi predatori quali lupi, orsi, linci.

I grandi carnivori selvatici e le specie necrofaghe sono a rischio essenzialmente per due motivi: come target primario dell’avvelenamento (salvaguardia della zootecnia, competizione per l’attività venatoria) oppure come target secondario in quanto si cibano di animali che sono morti avvelenati.

Tuttavia, a differenza delle specie domestiche, nelle specie selvatiche non è facile stabilire l’entità del problema poiché è difficile raccogliere i dati.

Nel 2014 in Piemonte, per esempio, ci sono stati 22 casi di bracconaggio di lupi, e nel 60% di questi casi gli animali sono deceduti per ingestione di sostanze tossiche.

Per cercare di tutelare la fauna selvatica, e in particolare le aree alpine in cui sono presenti branchi di lupi, è nato il Nucleo cinofilo antiveleno della Regione del Veneto, il quale mediante l’ausilio di cani, ricerca ne territorio esche, bocconi o carcasse di animali avvelenati che potrebbero essere un pericolo per gli animali selvatici.

Quali sono le sostanze tossiche più utilizzate nelle esche avvelenate?

Per quanto riguarda la categoria delle sostanze tossiche più utilizzate, nel periodo 2014-2018 la maggior parte delle esche è risultata positiva a rodenticidi anticoagulanti, mentre negli esami necroscopici la metaldeide è la sostanza maggiormente riscontrata.

Ordinanza ministeriale contro gli avvelenamenti di animali

L’Ordinanza 12 luglio 2019 “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati testimonia la volontà di reprimere questo fenomeno con l’obiettivo non solo di salvaguardare la salute degli animali, ma anche quella dell’uomo e dell’ambiente.

FONTE: LaSettimanaVeterinaria

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