Il gatto che vive con un proprietario anaffettivo o comunque persone e familiari che mostrano un’evidente indifferenza e anaffettività nei loro confronti potrebbe con il tempo manifestare un disagio psico-fisico.
Così, tutte le volte che ci si trova di fronte a un gatto che mostra comportamenti indesiderati è possibile che questi siano dovuti non solo all’ambiente in cui esso vive, ma anche a una cattiva relazione con il pet-owner, spesso come risposta a una mancata conoscenza delle necessità etologiche del soggetto, o a una scarsa interazione tra pet e proprietario.
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L’essere anaffettivo con il gatto fa insorgere diversi problemi comportamentali
Tra i problemi più spesso riferiti dai proprietari vi sono marcature o eliminazioni inappropriate, graffiature di divani o mobili, ma a volte il pet può manifestare segni di stress, depressione o ansia, alterando il proprio comportamento, mostrando magari aggressività nei confronti dei familiari, oppure sintomi come alopecia o disturbi alimentari.
Il gatto, com’è emerso da uno studio condotto dai ricercatori della Oregon State University e pubblicato su Behavioural Processesses, è un animale sociale e in quanto tale ha bisogno di relazionarsi con i familiari con cui vive.
Miagolii eccessivi o eliminazioni inappropriate potrebbero quindi essere attribuibili a una richiesta d’attenzione da parte del gatto.
Come comportarsi?
In questi casi, è importante rivolgersi al medico veterinario, il quale, grazie alla visita comportamentale, potrà valutare il tempo che i familiari dedicano a interagire con il loro pet e le dinamiche esistenti in casa.
Nel caso in cui emerga che non viene dedicato sufficiente tempo all’animale, sarà necessario spiegare la necessità di effettuare più sessioni di gioco giornaliere, da 5-10 minuti l’una, in modo da recuperare il rapporto e compensare la carenza affettiva.
Tratto da “I gatti non sono asociali, ma cercano l’interazione” di Irene Cassi – La Settimana Veterinaria