Allevamento felino: La nazione-culla è il Regno Unito

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A cura di: Dott.ssa Francesca Serena

allevamento felino
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La nazione-culla dell’allevamento felino è senz’ombra di dubbio il Regno Unito, Paese in cui ancora oggi il gatto gode di una grandissima popolarità.

Qui nacque nel 1824 e visse colui che viene definito The Father of the Cat Fancy (il Padre della Gattofilia): Harrison William Weir, un uomo che morì nel 1906 dopo una vita dedicata all’arte e ai gatti.

Fu proprio lui il primo gattofilo della storia a pensare di organizzare un raduno di appassionati che mostrassero al pubblico i propri animali e con questo spirito nel luglio del 1871 organizzò la prima expo felina al mondo al Crystal Palace di Londra. Da allora la passione del gatto di razza è andata aumentando in modo esponenziale.

Oggi, in epoca dove predominino i social media, tutti possono vedere, tramite il web, gatti di ogni razza e colore.

Cinquanta anni fa invece le cose erano diverse, e le sole occasioni per vedere un gatto di razza, erano la consultazione delle poche pubblicazioni in merito o la visita a un’expo.

Il fine ultimo dell’allevamento felino di razza è la selezione di soggetti sempre più conformi allo Standard di razza, ovvero ad un modello teorico di gatto perfetto redatto a tavolino e variabile nel tempo sulla base di ciò che deliberano le Associazioni Feline internazionali.

Accade così che non tutte le Associazioni riconoscano, ovvero ammettano alle esposizioni e alle relative classi di concorso, le stesse razze o che, nell’ambito di una medesima razza, alcune Associazioni riconoscano un’ampia gamma di varietà di colori del mantello mentre altre considerino valido un assortimento cromatico molto più limitato.

Le varie Associazioni sovranazionali spesso differiscono nei criteri di classificazione delle razze, per esempio, la FIFe non riconosce l’American Shorthair, che è invece riconosciuto dal CFA.

La FIFe (FÊdÊration Internationale FÊline) riconosce il gatto di razza British Shorthair in oltre cento varietà di colori e disegni del mantello; il CFA (Cat Fanciers’Association) riconosce il British solo in alcuni colori ed esclude, ad esempio, i chocolate, i lilac e i colourpoint che invece classifica come generici gatti a pelo corto.

Quindi, se qualcuno volesse contare le razze riconosciute dalle diverse associazioni e le varietà di colore all’interno delle differenti razze, si troverebbe di fronte a numeri anche molto diversi.

Per quanto riguarda il MIPAAF, l’orientamento del nostro Ministero è quello di riconoscere e promuovere il maggior numero di razze possibile.

Tutto ciò non fa che confermare un principio di carattere generale di cui abbiamo fatto cenno in precedenza: le razze feline sono un concetto che l’uomo manipola a proprio piacimento e non una categoria tassonomica.

A differenza di ciò che accade nei cani, dai quali nelle esposizioni è sempre richiesto un portamento adeguato e, per determinate razze, anche il superamento di prove di lavoro, per il gatto viene valutata essenzialmente la bellezza, intesa come conformità allo standard felino di razza.

…e in Italia qual è la situazione sull’allevamento felino?

La prima Esposizione Felina italiana ebbe luogo a Torino nel 1934, città nella quale, dopo la forzata inattività a causa della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946 venne fondata la Società Felina Italiana, il cui nome venne in seguito mutato in Federazione Felina Italiana e ancora successivamente in Associazione Nazionale Felina Italiana (ANFI).

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