Le patologie uterine del coniglio e l’importanza della prevenzione

L’apparato genitale della coniglia è particolarmente delicato e soggetto a diverse patologie… vediamo insieme alcune delle principali, ma soprattutto quale sia la forma di prevenzione ad oggi consigliata.

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A cura di: Dott. Cristiano Papeschi

patologie uterine
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Prima di intraprendere il discorso delle patologie uterine del coniglio, in un precedente articolo, abbiamo esaminato alcuni dei motivi più importanti che dovrebbero spingere il proprietario a “fare prevenzione” sterilizzando il proprio coniglio, maschio o femmina che sia.

Tra questi è stato fatto solo un piccolo accenno alle patologie uterine, ovvero a quelle malattie caratteristiche della femmina, che avevamo lasciato in sospeso per poterne parlare in un articolo ad hoc: vediamo, dunque, di cosa si tratta.

Adenocarcinoma uterino

L’adenocarcinoma uterino è sicuramente la patologia neoplastica più importante nella coniglia, soprattutto vista la sua elevatissima incidenza che si aggira tra il 50 e l’80% nei soggetti di età superiore a 3 anni.

Questa neoplasia è caratterizzata da un’evoluzione piuttosto lenta, pertanto una femmina colpita potrebbe impiegare anche diversi anni prima di manifestare qualche segno clinico correlato.

Il problema “nasce” nell’utero, generalmente a partire da alterazioni endometriali correlate al progredire dell’età, e può evolvere localmente dando origine ad una forma tumorale multifocale e multicentrica, ovvero alla presenza di una o più lesioni neoplastiche all’interno dell’organo.

Caratterizzata dalla tendenza a dare metastasi, questa patologia di rado porta a morte il soggetto per i danni che è in grado di causare all’utero, ma più frequentemente per la formazione di “masse” in altri organi, principalmente a livello dei polmoni ma anche di cervello, fegato, ossa e peritoneo: secondo l’esperienza comune, sono proprio le metastasi polmonari la più frequente causa di morte o di eutanasia.

Nelle fasi iniziali, l’adenocarcinoma uterino solitamente non determina segni clinici evidenti, ma con il passare del tempo è possibile osservare ematuria intermittente, ovvero presenza di sangue nelle urine (emesso generalmente al termine della minzione e caratteristicamente non mescolato alle urine stesse), e, a malattia ormai avanzata, sono possibili anemia, perdita di peso, depressione, poca reattività dell’animale e difficoltà respiratoria.

Soggetti da riproduzione possono presentare ridotta fertilità, aborti, ritenzione fetale e la nascita di piccoli morti.

Da sottolineare che l’adenocarcinoma non è l’unica neoplasia che può verificarsi a livello uterino, ma è sicuramente la più frequente in assoluto.

La sterilizzazione, eseguita nell’animale giovane, è considerata la forma più efficace di prevenzione.

Nei soggetti adulti non sterilizzati, spesso al momento della diagnosi la malattia è già in fase avanzata, pertanto non è possibile escludere a priori la presenza di metastasi in atto e la coniglia, anche successivamente all’intervento chirurgico, andrà monitorata a cadenza regolare, secondo quanto indicato dal veterinario curante.

Infezioni uterine

Anche note come “endometrite” (infiammazione) e “piometra” (raccolta di pus), le infezioni uterine sono la conseguenza dell’ingresso di batteri patogeni (ad es. Pasteurella multocida o Staphylococcus aureus) all’interno dell’utero.

L’infezione può avvenire o al momento dell’accoppiamento oppure per diffusione ematogena (attraverso il sangue) di batteri presenti in altri distretti dell’organismo.

I segni clinici più comuni sono scolo vaginale, spesso con presenza di pus, febbre e depressione.

La coniglia potrebbe anche smettere di mangiare, aggravando così la propria condizione fisica.

In corso di infezioni uterine, la coniglia viene generalmente stabilizzata, idratata e sottoposta alle terapie necessarie, ma nella maggior parte dei casi si rende necessaria l’asportazione chirurgica dell’utero.

In conclusione

Quelle appena trattate sono solo alcune delle patologie uterine che possono interessare l’apparato genitale femminile.

Nell’affrontare questo discorso, il nostro intento era quello di portare l’attenzione del lettore non tanto sulle patologie in sé o sulla loro risoluzione, quanto sull’importanza della prevenzione, poiché qualunque siano le patologie uterine prese in considerazione, ad oggi la migliore forma di profilassi risulta essere la sterilizzazione, che pertanto viene consigliata di routine da tutti i veterinari.

Sterilizzare tardivamente non è, di solito, una buona scelta, pertanto l’intervento dovrebbe essere eseguito quanto prima, possibilmente tra i sei mesi e il primo anno di vita dell’animale.

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