Leggende di Natale sugli animali

Diverse leggende, soprattutto del periodo natalizio, vedono gli animali selvatici protagonisti. Eccone alcune sui volatili.

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A cura di: Dott.ssa Elena Ghelfi

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Fin dai tempi remoti gli uomini hanno cercato di dare spiegazioni plausibili o fantasiose ai vari fenomeni naturali, alle colorazioni o ai comportamenti degli animali, umanizzandoli o trasformandoli in leggende e personaggi mitici.

Il periodo natalizio ha ispirato varie leggende che vedono gli animali selvatici come protagonisti. Ve ne raccontiamo qui alcune sui volatili.

Leggende sugli animali selvatici

Alcuni animali selvatici, ma più confidenti all’uomo o comuni nelle campagne agricole, hanno ispirato maggiormente ideali di virtù e simbolismi religiosi, tanto da essere rappresentati da importanti artisti in dipinti o affreschi sacri dove suggeriscono al fedele un importante messaggio morale o spirituale.

Il pettirosso

Il pettirosso (Erithacus rubecula), ad esempio, uccellino piuttosto intraprendente e coraggioso, secondo una delle leggende narrate sul suo conto, avrebbe protetto il bambin Gesù in viaggio per l’Egitto, dopo la fuga da Erode, da un tizzone ardente sfuggito al fuoco del campo.

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Pettirosso (Erithacus rubecula).

Il petto del coraggioso e generoso uccellino da bianco come la neve dunque divenne rosso fuoco e così nelle generazioni future a ricordo dell’encomiabile gesto.

Il cardellino

Il cardellino (Carduelis carduelis), raffigurato da Raffaello nel celebre dipinto “Madonna del Cardellino” conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze, viene mostrato da un piccolo Giovanni Battista al cuginetto Gesù.

La macchia rossa sulla testa dell’uccellino da sempre è associata, per il color rosso sangue, alla Passione a cui andrà incontro il Cristo.

Il gheppio

Il gheppio (Falco tinnunculus) invece, più austero e fiero, è associato alle figure dei Re Magi, accompagnati nel loro cammino verso la capanna da un falco a significare la loro conversione, con acume e intelligenza.

Questo rapace inoltre associa la sua immagine alla sacralità per il suo particolare volo durante le battute di caccia a piccoli roditori o cavallette: come altri rapaci (ad esempio il biancone), con rapidi e articolati movimenti delle ali riesce a restare immobile a mezz’aria in una posa definita “dello Spirito Santo”.

È comune osservarlo anche nelle nostre campagne o ai lati delle strade mentre vola in cerca di cibo e rimane parecchi minuti in questa posa prima della rapida picchiata verso il suolo.

L’allodola

L’allodola (Alauda arvensis) facilmente riconoscibile dal canto melodioso e particolare, soprattutto quando si alza in volo è diventata l’emblema dell’umiltà, qualità principale richiesta nel sacerdozio.

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Allodola (Alauda arvensis).

In particolare, nel Medioevo le allodole simboleggiavano sia il Cristo che saliva in cielo  (l’allodola vola in verticale sino a considerevoli altezze), che il buon monaco che con pazienza e preghiera (alauda – lauda – lode) si elevava al di sopra degli altri uomini.

Annunciatrice dell’alba (legato al suo canto nelle prime ore mattutine) e simbolo del bene che sconfigge il male l’allodola, custode dei campi di grano in cui nidifica, ha da sempre ispirato poeti e pittori da Dante a Shakespere, Baudelaire, Van Gogh, ecc.

La legenda natalizia dell’uccellino e dell’abete

Una leggenda spiega invece il motivo dell’abitudine di decorare l’albero di Natale e le case con uccellini (in genere rossi) come simboli di ricchezza e al contempo generosità.

Si narra infatti che un tempo un piccolo uccellino cercasse riparo durante un inverno particolarmente rigido, ma chiesta ospitalità a varie piante come querce, salici, tigli, betulle non ne ottenne.

Un grande abete, con i rami carichi di neve, appesantito e stanco, ma dal cuore generoso, permise all’uccellino di ripararsi tra le sue fronde.

Venne una bufera che si abbatte su tutti gli alberi, ma l’abete seppe proteggere il suo piccolo ospite e da allora divenne la sua casa.

La leggenda dell’usignolo di Hedwige Louis-Chevrillon

La leggenda narra di un uccellino che nella notte ode il pianto di un bimbo in una stalla e il soave canto della mamma che cerca di consolarlo.

Il bimbo è attorniato da uccelli magnifici e dai piumaggi colorati che gli rendono omaggio (pavone, fagiano), ma non si calma e continua a piangere.

Il piccolo uccellino vuole dare il suo aiuto e dal suo petto sprigiona un canto melodioso e soave che tranquillizza il bimbo, che finalmente si addormenta.

Quel bimbo era il piccolo Gesù e la sua mamma, la Madonna, lo loda e ringrazia e da allora il piccolo uccellino, l’usignolo (Luscinia megarhynchos), ogni notte canta agli uomini e nelle ore più buie ricorda all’uomo la gioia del suo Creatore.

La sua voce meravigliosa calmerà il dolore e infonderà la pace nei cuori nel nome di Gesù.

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