La dermatofitosi nel coniglio: come si manifesta?

Nella maggior parte dei casi, i conigli che manifestano il problema sono i giovani di recente acquisto, dunque provenienti già infetti dal negozio o dall’allevamento ed apparentemente sani.

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A cura di: Dott. Cristiano Papeschi

dermatofitosi
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Anche nota come “tigna”, la dermatofitosi è un’affezione della cute e del mantello causata da microscopici funghi patogeni, i cosiddetti “dermatofiti”. Si tratta di una patologia piuttosto frequente, per il verificarsi della quale è necessario che il coniglio entri in contatto, diretto od indiretto, con gli agenti patogeni responsabili.

Quali sono i dermatofiti che colpiscono il coniglio?

Il fungo riconosciuto come principale responsabile della “tigna” nel coniglio è Tricophyton mentagrophytes, agente patogeno molto comune anche nei roditori, ma sono possibili infezioni da Microsporum canis, più frequente in cane e gatto, ed in misura molto minore altri dermatofiti ben più rari in questa specie.

I soggetti maggiormente a rischio

Un coniglio che vive in casa e senza avere contatti, diretti od indiretti, con altri animali difficilmente può contrarre una dermatofitosi.

Nella maggior parte dei casi, i conigli che manifestano il problema sono i giovani di recente acquisto, dunque provenienti già infetti dal negozio o dall’allevamento ed apparentemente sani o con lesioni in fase iniziale, quelli che convivono con cani, gatti o roditori, che a loro volta potrebbero essere stati infettati e fungere da veicolo per questi funghi patogeni, o soggetti che sostano in ambienti frequentati da altri animali, come ad esempio un giardino, un ricovero o una pensione.

Anche il proprietario, in alcuni casi, può fungere da carrier attraverso le scarpe o i vestiti.

Come si manifesta?

I dermatofiti sono microorganismi cheratinofilici e cheratinolitici, il che vuol dire che attaccano la cheratina del pelo e della cute determinando alopecia (= caduta del pelo), desquamazione dell’epidermide, formazione di croste e, in alcuni casi, eritema e prurito.

Le aree più colpite sono, almeno inizialmente, la testa, in particolare il naso, le palpebre e il padiglione auricolare, gli arti e le dita.

Molto spesso le lesioni sono autolimitanti, ma se la patologia viene trascurata queste possono estendersi anche a tutto il resto del corpo.

Alcuni soggetti possono essere portatori sani e non manifestare i segni clinici della patologia per diverso tempo.

Come fattori predisponenti lo sviluppo dei dermatofiti sono riconosciuti il caldo-umido (fattore trofico molto importante), lo stress e la malnutrizione (che determinano un abbassamento delle difese immunitarie dell’animale) nonché le scarse condizioni igieniche.

La diagnosi di dermatofitosi

In caso di sospetto, è necessario condurre a visita l’animale quanto prima, onde evitare l’aggravarsi della patologia e limitarne la diffusione.

Il medico veterinario formulerà l’ipotesi sulla base dei segni clinici ma confermerà la diagnosi a seguito dell’osservazione microscopica del pelo prelevato (diretta o dopo colorazione) o sulla base del risultato della coltura micotica.

L’utilizzo della lampada di Wood, un particolare strumento impiegato in dermatologia, risulta spesso poco attendibile, in quanto è in grado di evidenziare solamente alcuni ceppi del dermatofita Microsporum canis, più raro come agente eziologico della tigna del coniglio rispetto a Tricophyton mentagrophytes.

Come risolvere il problema?

Esiste la possibilità di trattare i soggetti infetti attraverso terapie topiche o sistemiche oppure la combinazione di entrambe, su indicazione e prescrizione del medico veterinario che valuterà la situazione.

La terapia dovrà essere proseguita fino a negativizzazione del terreno di coltura, ovvero quando vi sia un dato oggettivo della completa risoluzione del problema.

Sempre previo parere del medico veterinario, generalmente si tende a trattare anche altri animali conviventi sebbene asintomatici, in quanto potrebbero fungere da “serbatoio” per questi agenti patogeni, ma anche l’ambiente, in quanto i dermatofiti potrebbero permanervi a lungo, soprattutto all’interno di tessuti (ad es. divano, coperte, cuscini, tappeti o moquettes).

Anche la sanificazione degli abiti venuti in contatto con gli animali dovrebbe essere presa in seria considerazione.

La permanenza dei dermatofiti nell’ambiente spesso vanifica i protocolli terapeutici, causando la ricomparsa del problema.

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