Più un animale vive in un ambiente poco luminoso (specie notturne, per esempio) più ha bisogno di avere un occhio sensibile. Con sensibilità dell’occhio si definisce la capacità di rilevare una certa quantità di luce.
In questi individui, la retina è per la maggior parte – se non esclusivamente – composta di bastoncelli. A volte, essi sono anche impilati in strati successivi.
Questo è in particolare il caso dei pesci che vivono nelle grandi profondità oceaniche. Gli occhi degli animali che vivono in ambienti molto bui (nelle grotte o sotto terra) possono addirittura arrivare a scomparire!
Cosa sono i coni e i bastoncelli? I recettori presenti nella retina, che sono stimolati dalla luce, sono dei fotorecettori.
Ne esistono di due tipi: i coni e i bastoncelli. I primi sono utili con la luce giornaliera e permettono la visione dei colori; i secondi, 500 volte più sensibili, intervengono in caso di bassa luminosità (di notte). Più i bastoncelli sono allungati, più sono sensibili.
Il fondo dell’occhio, il tappeto lucido, è una struttura particolare finalizzata all’adattamento alla visione a bassa luminosità; infatti, le cellule pigmentarie della retina, ricche in melanina (pigmento bruno) fermano e catturano i fotoni che non hanno stimolato i fotorecettori.
In caso di forte luminosità, questo impedisce l’inquinamento del segnale luminoso e favorisce la produzione di un segnale chiaro e interpretabile da parte del cervello; ma quando c’è poca luminosità i fotoni sono rari ed è necessario sfruttarli il più possibile.
A livello di tappeto lucido, che non contiene melatonina, il fotone, dunque, non è assorbito. Al contrario, rimbalza per un secondo passaggio sulla retina, raddoppiando le possibilità di stimolare un fotorecettore. Questo meccanismo migliora la visione notturna.
Il tappeto lucido è diverso in base alle specie. Nei carnivori è più efficace: le cellule del tappeto contengono dei pigmenti riflettenti di qualità eccellente che vanno a formare un vero e proprio specchio.
Le specie notturne vedono in bianco e nero
I coni permettono anche la visione dei colori. La luce bianca, infatti, si scompone in colori, di cui tre sono di base, detti fondamentali: il blu, il verde e il rosso. C’è differenza con la pittura o con la stampa dove i pigmenti di base sono il blu (ciano), il giallo e il rosso (magenta).
I coni sono sensibili alle lunghezze d’onda colorate. Ciascuno è sensibile a una sola lunghezza d’onda fondamentale: blu, verde o rosso.
L’intensità del colore diminuisce con la luminosità fino a scomparire con le basse luminanze: si può effettivamente dire che “di notte tutti i gatti sono grigi…”!
Se un animale possiede dei coni sensibili alle lunghezze d’onda blu, si dice che è monocromatico blu e vede il blu e tutte le tinte simili.
Se la retina comprende anche una serie di coni sensibili al verde, la specie è dicromatica e la sua visione comprende tutte le sfumature che vanno dai verdi ai blu.
Infine, qualche specie possiede anche una serie di coni sensibili al rosso: queste sono tricromatiche e quindi capaci di discernere tutti i colori.
La visione dei colori è una caratteristica piuttosto poco frequente nel regno animale.
L’uomo è un rarissimo mammifero tricromatico, mentre questa performance è più frequentemente riscontrabile negli uccelli, nei rettili e nei pesci.
Le specie notturne, la cui retina contiene solo i bastoncelli, percepiscono il mondo in bianco e nero: è il caso del coniglio, del ratto e del topo, per esempio.
FONTE: La Settimana Veterinaria