Prato, Terni e Napoli sono le città più pet friendly d’Italia

In testa ai premiati i comuni di Prato, Terni e Napoli e le aziende sanitarie locali ASL Napoli 1 Centro, ATS Montagna e ASL di BT.

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città pet friendly
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I comuni Prato, Terni e Napoli sono le città più pet friendly d’Italia mentre tra le aziende sanitarie locali più premiate come pet friendly, ci sono ASL Napoli 1 Centro, ATS Montagna (Agenzia di Tutela della Salute della Montagna – Sondrio) e ASL di BT (Azienda Sanitaria Locale di Barletta-Andria-Trani).

Durante la presentazione del Rapporto Animali in città 2018 di Legambiente, è stato assegnato dall’associazione il premio Città e Aziende sanitarie amiche degli animali, un riconoscimento che arriva dopo sette anni di monitoraggio.

Il premio è stato vinto per i risultati raggiunti complessivamente rispetto ai diversi servizi offerti per la gestione degli animali, d’affezione e non, nei centri urbani e presi in considerazione dal Rapporto annuale Animali in città.

Premio nazionale Animali in Città 2018, elenco premiati Città e Aziende sanitarie pet friendly:

Comuni
-Prato, Terni e Napoli (miglior risultato complessivo)
-Livorno (miglior risultato per il quadro delle regole)
-Murialdo (SV) (miglior risultato per il quadro di risorse/risultati)
-Napoli (miglior risultato per il quadro dell’organizzazione/servizi)
-Modena (miglior risultato per il quadro dei controlli)
-Villa Lagarina (TN) (miglior risultato complessivo tra i piccoli Comuni, sotto i 5mila abitanti)
-Pieve Emanuele (MI) (miglior risultato complessivo tra i medio-piccoli Comuni, tra 5 e 15mila abitanti)
-Cervia (RA) (miglior risultato complessivo tra i medi Comuni, tra 15 e 100mila abitanti)
-Prato (miglior risultato complessivo tra i medio-grandi Comuni, tra 100 e 200mila abitanti)
-Verona (miglior risultato complessivo tra i grandi Comuni, tra 200 e 500mila abitanti)
-Napoli (miglior risultato complessivo tra le metropoli, oltre 500mila abitanti)

Aziende sanitarie locali
-ASL Napoli 1 Centro, ATS Montagna e ASL di BT (miglior risultato complessivo)
-ASL di Vercelli (miglior risultato per il quadro di risorse/risultati)
-ASL Napoli 1 Centro (miglior risultato per il quadro dell’organizzazione/servizi)
-ATS Montagna (miglior risultato per il quadro dei controlli)
-ASL di Vercelli (miglior risultato complessivo tra le piccole Aziende, sotto i 200mila abitanti)
-ATS Montagna (miglior risultato complessivo tra le medio-piccole Aziende, tra 200 e 500mila abitanti)
-ASL Napoli 1 Centro (miglior risultato complessivo tra le medio-grandi Aziende, tra 500 e 1milione di abitanti)
-ATS di Brescia (miglior risultato complessivo tra le grandi Aziende, oltre 1milione di abitanti)

Il rapporto Animali in città 2018 di Legambiente

I dati forniti da Comuni e Asl restituiscono un quadro fortemente disomogeneo e risultati inadeguati rispetto a una spesa pubblica di 218 milioni di euro annui.

Il grosso dei costi dichiarati è assorbito dai canili rifugio, strutture indispensabili secondo il modello attuale, ma fallimentari rispetto al benessere animale e alla prevenzione del randagismo.

L’anagrafe canina, l’unica obbligatoria ad oggi per gli animali in città e strumento fondamentale per conoscere il numero di cani con padrone, fa rapidi progressi, passando dal 2013 al 2017 da una media nazionale di un cane ogni 8,8 cittadini a uno ogni sei.

È di competenza delle Aziende sanitarie locali, fatta eccezione per le regioni Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove l’obbligo di tenerla ricade sui Comuni.

Il randagismo rappresenta l’elemento principale di sofferenza e conflittualità per gli animali e il costo economico più significativo a carico della collettività.

Il quadro della gestione dei canili – con sterilizzazioni, restituzioni e adozioni – rimane stabile: in media tre cani catturati su quattro ritrovano famiglia, ma le differenze sono enormi da Comune a Comune variando così il loro essere pet friendly.

Variazioni disomogenee anche sul fronte dei regolamenti e delle ordinanze a favore degli animali.

Scendono i comuni che dichiarano di avere un regolamento per la corretta detenzione, l’accesso ai locali pubblici o per il corretto utilizzo di botti e fuochi pirotecnici.

Non cambia, inoltre, il quadro delle aree parco dedicate ai cani, prigioniere di una pianificazione urbanistica che non le aveva previste e i dati continuano a restituire una realtà molto differenziata.

Infine, rimane un’eccezione il monitoraggio della fauna selvatica, per prevenire e gestire conflitti o zoonosi, la trasmissione di malattie infettive dagli animali agli uomini: quattro comuni su 100 monitora l’avifauna, mentre solo un comune su 100 monitora gli altri animali (come mammiferi e specie alloctone).

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