A dispetto della reputazione di animali testardi e poco socievoli, gli asini sono da sempre preziosi compagni dell’uomo in una serie di attività diverse, dal lavoro alle terapie assistite con animali (pet therapy).
Tuttavia, nonostante la lunga storia di domesticazione e di convivenza con l’uomo che hanno alle spalle, i meccanismi che stanno dietro ai loro processi cognitivi e di apprendimento non sono ancora pienamente approfonditi.
Un contributo a tal riguardo arriva da uno studio condotto dai ricercatori del Centro di referenza nazionale per gli Interventi assistiti con gli animali (CRN IAA) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e dall’Università degli Studi di Padova.
Indice dei contenuti
Come gli asini imparano qualcosa
La ricerca è stata realizzata per capire se e in quanto tempo questi animali potessero apprendere un compito utilizzando il condizionamento operante.
Questo si ha quando una risposta è condizionata dall’ottenimento di un rinforzo positivo (premio) o dall’evitamento di uno stimolo negativo (punizione).
I ricercatori volevano capire anche se ci fosse l’influenza di alcune variabili individuali sulle loro abilità cognitive.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come, mano a mano gli asini capiscono cosa devono fare, svolgono il compito che gli è richiesto sempre più velocemente e con una progressiva riduzione degli errori.
Chi apprende prima
Esistono poi delle variabili che possono influenzarne l’apprendimento.
Si è visto infatti che le femmine sono state significativamente più veloci dei maschi nella comprensione e nell’esecuzione del compito.
I maschi invece hanno mostrato un miglioramento più consistente delle loro prestazioni con il progredire delle sessioni.
Per finire, gli asini anziani e alti hanno in media richiesto più tempo per completare le sessioni di addestramento.
Questo probabilmente per motivi legati a una minore impulsività degli asini più vecchi e a fattori visivi.
Nello studio infatti gli asini dovevano premere un tasto che era collocato alla medesima altezza per tutti e i soggetti più alti risultavano da ciò verosimilmente svantaggiati.
Benefici nella relazione uomo-animale
I risultati di questa ricerca possono avere un’importante applicazione negli interventi assistiti con animali (IAA).
Infatti, i percorsi educativi dell’animale che parteciperà a sessioni di pet therapy devono essere orientati a favorire comportamenti collaborativi con le persone che vi partecipano.
In tal modo si garantiranno vicendevoli benefici nella relazione animale-uomo.
Fonte: Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.