Zoonosi del gatto: quali sono e come prevenirle con le regole base

Conoscere le possibili vie di trasmissione delle malattie può aiutare a prevenirle: per contatto diretto con un animale infetto, cioè per contatto con materiali organici di soggetti infetti, quali escrementi, saliva, sangue, urine; attraverso morsi e graffi...

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zoonosi del gatto
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Le patologie (zoonosi del gatto) che possono essere trasmesse dal gatto all’uomo sono molteplici e trasmesse da svariati agenti patogeni: le micosi si trasmettono per contatto diretto con il soggetto infetto o con il suo ambiente.

Nel gatto, la maggior parte di queste forme, le tigne, sono causate da Microsporum canis (M. gyseum, T. mentagrophytes, M. versicolor sono rari). Il suo aspetto tipico è quello di una lesione di 1-3 cm di diametro, alopecica, finemente eritematosa e squamosa, più o meno pruriginosa e a diversa localizzazione.

Il trattamento mira a eradicare l’infezione micotica sterilizzando l’ambiente e prevenendo la contaminazione delle persone in quanto le spore possono persistere un anno e mezzo nell’ambiente. Gli animali che manifestano le lesioni ricevono un trattamento sia topico sia sistemico.

Tra le malattie protozoarie particolare attenzione riserva Toxoplasma gondii, parassita responsabile della malattia, può infettare virtualmente tutti gli animali a sangue caldo e anche gli uccelli.

Il gatto, ospite principale del parassita, si infetta quando caccia piccoli roditori o uccelli, o più semplicemente ingerendo le oocisti sporulate da terreno e acqua.

Sviluppa la malattia con sintomi sovente blandi (moderata febbre e depressione) ed elimina le oocisti nelle feci.

Queste ultime rappresentano il vettore principale di contaminazione umana, che può avvenire in modo accidentale tramite il contatto con le mani e l’ingestione dei protozoi.

Le oocisti diventano infettanti dopo 24 ore dall’eliminazione e, di conseguenza, la rimozione delle feci dalla lettiera prima di tale periodo diminuisce le possibilità di contrarre la malattia.

 

Il vero rischio zoonosico viene principalmente dei terreni infestati (feci di gatto infette presenti nel suolo e non rimosse) dove sono coltivate verdure, giardini gioco con sabbia, nonché dall’acqua presente in queste aree.

Oltre la verdura fresca, anche carne non cotta e mitili freschi possono fungere da vettore.

L’acqua raramente presenta un rischio reale per l’uomo, ma diventa importante per gli animali che si abbeverano nei terreni infetti, soprattutto quelli da cortile.

Se l’animale è sieronegativo, la donna in stato di gravidanza deve prestare attenzione, perché le oocisti eliminate nelle feci non escono sporulate ma ciò avviene in almeno 24 ore.

Pertanto, quale prevenzione basterà pulire la cassetta igienica ogni giorno usando i guanti o farlo fare a qualcun altro.

Per questa categoria di soggetti a rischio, la prevenzione consiste negli screening sierologici preconcezionali e mensile nelle donne incinte suscettibili all’infezione e nelle norme di profilassi (non mangiare carne cruda e insaccati; pulizia della lettiera; usare i guanti nel giardinaggio).

PREVENIRE LE ZOONOSI DEL GATTO

Le regole base da seguire quando si vive con un gatto sono lavarsi le mani se lo si tocca, prima di mangiare, fumare, o toccare le lenti a contatto e dopo aver maneggiato le scodelle, il trasportino, le cassettine igieniche.

• L’ambiente dove vive il gatto va tenuto sempre pulito e la cassettina igienica posizionata all’aperto o in bagno.

• La lettiera va pulita tutti i giorni, le scodelle pulite e lavate tutti i giorni e il cibo che non viene consumato va eliminato.

  1. Chi maneggia la cassetta igienica per la pulizia della lettiera, dovrebbe usare dei guanti in lattice.
  2. In caso di graffi o morsi, occorre subito lavare la ferita con acqua e sapone, consultando sempre il medico.
  3. Se una persona delle categorie a rischio decide di adottare un gatto è opportuno sottoporre il micio alla visita dal veterinario, vaccinazioni ed esame delle feci per i parassiti interni e il controllo dei parassiti esterni. Sarebbe inoltre opportuno sottoporlo a screening per Salmonella, Campylobacter e Cryptosporidium e testato anche contro FIV e FELV che rendono i gatti infetti più suscettibili ad altre patologie.

Una zoonosi batterica trasmessa dal graffio del gatto è la bartonellosi: la trasmissione avviene attraverso la pulce e i suoi escrementi, che restano sotto le unghie e vengono trasmessi all’uomo tramite il graffio.

La sintomatologia consiste in febbre, astenia, nausea, splenomegalia, linfoadenomegalia, con linfonodi che possono ascessualizzare, in particolare quelli ascellari e sottomandibolari.

In seguito alla batteriemia, Bartonella henselae diffonde nelle zone più sensibili dell’organismo, causando valvulopatie e pericardite, soprattutto nei soggetti immunodepressi.

Si stima che il 3% dei casi di pericardite siano dovute a questo batterio.

Bartonella colpisce i gatti di età inferiore a un anno che vivono in comunità. I segni clinici nel gatto sono febbre, anoressia, anemia lieve, linfoadenomegalia, segni neurologici con convulsioni, nistagmo.

Di solito si tratta di una malattia per lo più asintomatica e, nel caso sia associata alla FIV, può determinare uveite, stomatite, ematuria, linfadenopatia e gengivite.

RIDURRE IL RISCHIO: LINEE GUIDA

Le linee guida per ridurre il rischio prevedono profilassi antipulci permanente, non fare uscire il gatto per non avere contatti con altri soggetti, evitare morsi e graffi, lavare e disinfettare bene la ferita provocata dal gatto, evitare il contatto con la saliva.

Anche l’anaplasmosi è una malattia trasmessa da zecche e determina dolori muscolari, febbre, dispnea, danno epatico e piastrinopenia.

Nel gatto, Borrelia burgdoferi determina poliartrite con zoppie e meningoencefalite, mentre Anaplasma phagocytophilum provoca febbre, letargia, dimagramento, dolori articolari.

L’encefalite trasmessa da zecche (TBE) che viene confusa con la malattia di Lyme e interessa l’Europa e l’Asia ha come agente responsabile un Flavivirus simile a quello della febbre gialla e la sintomatologia consiste in febbre, cefalea, sonnolenza dolori muscolari.

Dopo 7-10 giorni, in seguito alla diffusione del virus a livello cerebrale, si riscontrano sintomi neurologici come rigidità del collo fino alla meningoencefalite con emiparesi, emiplegia, paralisi flaccida, poliradicoloneurite.

ZOONOSI DEL GATTO PARASSITARIE

Un altro capitolo importante è quello rappresentato dalle zoonosi parassitarie, come l’ascaridiosi e l’ancilostomiasi, parassiti intestinali del gatto che si trasmettono attraverso il contatto con gli escrementi del gatto contenenti le uova e le larve del parassita.

Bisogna considerare che a rischio zoonosi sono tutti i soggetti che presentano basse difese immunitarie, come per esempio i bambini molto piccoli (compreso il feto nel grembo materno), le persone anziane, i trapiantati che fanno uso di immunodepressori contro il rischio di rigetto, i malati affetti da sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), le persone sottoposte a chemioterapia.

In questi casi, a differenza che nelle perso- ne sane, il contatto con un gatto infetto può dare luogo a infezioni anche piuttosto serie.

Chi ha a che fare con animali domestici deve essere consapevole di questo rischio remoto ma reale.

Conoscere le possibili vie di trasmissione delle malattie può aiutare a prevenirle: per contatto diretto con un animale infetto, cioè per contatto con materiali organici di soggetti infetti, come escrementi, saliva, sangue, urine; attraverso morsi e graffi, cibo o acqua contaminati da un gatto infetto; tramite scodelle, tappeti, cucce, trasportini che possono essere veicolo di contagio.

Un’altra via di contagio sono gli insetti vettori (pulci e zecche) che passano da un animale infetto all’uomo.

Anche l’uomo può trasmettere al gatto alcune infezioni e in questo caso si parla di antropozoonosi, come la tubercolosi e l’infezione da Staphylococcus aureus.

Oltre alle zoonosi, quando si convive con un gatto, è necessario purtroppo considerare la possibile insorgenza di allergie causate dal contatto con il pelo o la saliva del micio che possono determinare forme cutanee e forme respiratorie più o meno gravi dal raffreddore all’asma.

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