Le vaccinazioni dei pet rappresentano la misura sanitaria di maggior successo nella pratica medica e veterinaria: grazie al loro impiego, infatti, è stato possibile eradicare dalla faccia della Terra malattie temibilissime come il vaiolo e la peste bovina, e sforzi analoghi si stanno compiendo per arrivare allo stesso risultato con altre patologie di interesse sia umano sia veterinario.
Per definizione la vaccinazione è l’immunizzazione attiva di un soggetto sano ottenuta mediante somministrazione, per via parenterale, orale o mucosale, di una preparazione antigenica, costituita da microrganismi interi, frazioni di questi o loro prodotti, nel tentativo di proteggerlo nei confronti di una determinata malattia infettiva.
Il prodotto somministrato, denominato “vaccino”, induce nell’ospite una reazione immunitaria specifica, di tipo prevalentemente umorale o cellulo-mediato a seconda del tipo di vaccino usato e della via di somministrazione, che lo aiuterà, in futuro, nella protezione nei confronti dell’aggressione dello stesso patogeno verso cui è stato vaccinato.
In parole più semplici, la vaccinazione è un “trucco” volto a ingannare il sistema immunitario, inducendolo a credere di trovarsi di fronte a un’infezione e a reagire di conseguenza: il vaccino sarà tanto più efficace quanto più assomiglierà al vero aggressore e come questo sarà in grado di attivare i diversi meccanismi immunitari.
In Italia sono disponibili vaccini per molte malattie del cane e del gatto; dal momento però che la vaccinazione è una procedura medica, come già ricordato la decisione di eseguire le vaccinazioni deve essere presa dal medico veterinario in base alle reali necessità di ogni singolo paziente e alla valutazione del rapporto rischio/beneficio per ogni animale e per ogni vaccino; fondamentale nelle vaccinazioni è poi la compliance del proprietario e/o dell’allevatore, che dovranno essere accuratamente informati dal veterinario sul perché di una determinata scelta, diventando così dei “complici” nell’assicurare il rispetto del protocollo vaccinale consigliato per il loro pet.
Vaccinazioni dei pet: cosa dicono le linee guida?
All’inizio del 2016 sono state finalmente pubblicate le tanto attese nuove linee guida mondiali per la vaccinazione del cane e del gatto della Wsava (World Small Animal Veterinary Association).
Le linee guida raccomandano caldamente, quando possibile, che TUTTI i cani e TUTTI i gatti beneficino della vaccinazione.
Questa, infatti, non protegge solo il singolo animale, ma fornisce la già ricordata “immunità di gregge”, importante non solo per proteggere l’individuo, ma anche per ridurre il numero di animali suscettibili nella popolazione di una determinata area, e quindi la prevalenza di una malattia, minimizzando di conseguenza la possibilità di epidemie di malattie infettive.
I vaccini vengono innanzi tutto suddivisi in due grandi categorie: vaccini core (raccomandati) e vaccini non-core (opzionali); a questi si aggiungono i vaccini non raccomandati, per i quali c’è una scarsa giustificazione scientifica per il loro utilizzo.
I “vaccini core” sono quei vaccini che tutti i cani e tutti i gatti dovrebbero ricevere indipendentemente dalle circostanze o dalla localizzazione geografica.
Tali vaccini sono volti a proteggere gli animali da malattie gravi e potenzialmente fatali che hanno una distribuzione mondiale. I vaccini core per il cane sono quelli che proteggono contro cimurro (Canine Distemper virus, CDV), epatite infettiva (Canine Adenovirus, CAV) e parvovirosi (Canine Parvovirus-2, CPV-2), mentre i vaccini core per il gatto sono quelli che proteggono contro panleucopenia (Feline Parvovirus, FPV), calicivirosi (Feline Calicivirus, FCV) ed herpesvirosi (Feline Herpesvirus-1, FHV-1).
Un vaccino che può essere considerato core solo in alcune Nazioni (e in alcune situazioni) è quello contro la rabbia: in alcuni Paesi, la vaccinazione antirabbica viene richiesta dalla normativa vigente ed è necessaria anche per la movimentazione internazionale degli animali da compagnia.
I “vaccini non-core”, invece, non sono destinati a tutti gli animali, in quanto non tutti sono esposti allo stesso rischio di malattia: non sono quindi meno importanti, ma sono consigliati solo per gli animali che, per localizzazione, ambiente locale o stile di vita, sono a rischio di contrarre determinate infezioni.
La necessità di ricorrere a tali vaccini deve quindi essere valutata molto attentamente dal medico veterinario per ogni paziente e per ogni situazione in base al reale rischio di esposizione.
La stessa classificazione viene riportata anche in altre linee guida, oltre a quelle della Wsava: ad esempio quelle dell’American animal hospital association (Aaha), dell’American association of feline practitioners (Aafp) e dell’Advisory board on cat diseases (Abcd): in quest’ultimo caso, alle categorie core e non-core viene aggiunta la categoria dei “circumstancial”, ovvero quella dei vaccini non-core che, in determinate situazioni, possono essere “promossi” e considerati al pari dei vaccini core: esempi validi anche in Italia sono la leptospirosi per il cane (vista l’elevata diffusione dell’infezione sul territorio nazionale) e la leucemia felina (per i gatti che hanno accesso all’esterno).
FONTE: La Settimana Veterinaria