In primavera-estate si moltiplicano gli avvistamenti del ragno violino e con essi gli articoli riguardanti fantomatici decessi a carico del morso di questo aracnide.
Indice dei contenuti
Cosa provoca il morso del ragno violino
Il veleno di Loxosceles rufescens (questo il nome scientifico del ragno violino) possiede un’azione necrotizzante ovvero causa, nel soggetto colpito, la morte di cellule e tessuti in un’area, per lo più, limitata.
Nell’area colpita compare dapprima un arrossamento localizzato, cui segue una lesione a “occhio di bue”, con centro necrotico circondato da un anello bianco, ischemico su fondo eritematoso.
La ferita guarisce molto lentamente (settimane o mesi) lasciando una cicatrice permanente delle dimensioni di una piccola moneta.
L’andamento dell’avvelenamento è simile in cani, gatti ed esseri umani.
In realtà il 40-60% dei morsi di questa specie risultano asintomatici (tratto da “S.O.S. pet come trattare un animale avvelenato: primo soccorso. Manuale pratico per proprietari di cani e gatti”, 2020).
I sintomi della rara forma viscerocutanea sono ben diversi da quelli descritti da fantasiosi “scribacchini” che prevedono la colliquazione degli organi interni.
I sintomi comprendono invece: febbre, dolori articolari, debolezza, vomito, convulsioni e possibile insufficienza renale acuta simile a quella causata dal veleno del serpente a sonagli.
Com’è fatto il ragno violino e come riconoscerlo
Il nome di questo ragno deriva dalla macchia, non sempre ben delineata, più scura del resto del corpo (di colore giallo-marrone, come la sabbia) che si estende, generalmente, per tutta la lunghezza del cefalotorace (parte anteriore del corpo di alcuni artropodi costituita da capo e torace a cui sono collegate le quattro paia di zampe o appendici).
Assomiglia, vagamente, allo strumento musicale reso famoso da Uto Ughi e Niccolò Paganini, da qui il nome per cui è conosciuto.
Le lunghe zampe gli fanno raggiungere una dimensione massima totale di 2,5-4 cm.
Questo aracnide tesse una tela sempre aderente a un supporto (pareti, soffitto, suolo, ecc.), che usa poco nella caccia, preferendo allontanarsi da questa per predare (L. Caputo, 2020).
Presente in tutta Italia, Loxosceles rufescens ama introdursi nelle case (più a rischio, ovviamente, sono le villette e gli appartamenti al pian terreno) in cerca di prede (scarafaggi, altri ragni, formiche, ecc.) o di insetti morti.
Non è aggressivo e tende a fuggire, ma qualora si sentisse minacciato (è solito nascondersi sotto sassi, vestiti e coperte, dentro scarpe o all’interno di calzini) può mordere come atto di difesa.
Autore: Dott. Luca Caputo
Ambulatorio Caputo – Decarli di Magenta (MI)– Profilo Facebook