Lo scoiattolo grigio, la nutria, la tartaruga dalle orecchie rosse, sono gli esempi più conosciuti di specie invasive in Italia.
Sono animali e vegetali che, generalmente a causa dell’uomo, si trovano come alieni a colonizzare e crescere in un territorio diverso da quello che è per loro naturale.
Qui poi riescono ad adattarsi perfettamente.
Le specie invasive rappresentano però una grave minaccia per la biodiversità.
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Perché le specie invasive sono una minaccia
Le specie invasive o aliene hanno un effetto dannoso sugli ecosistemi, perché modificano gli habitat e riducono la disponibilità di cibo e di risorse per le specie autoctone.
Le conseguenze si riflettono anche con enormi perdite nel settore agricolo e in quello forestale a causa di cali di produzione e danni alle infrastrutture.
Inoltre, arrecano danni ai sistemi sanitari in quanto possono essere responsabili della diffusione di malattie.
Come avviene la diffusione delle specie invasive
Le attività umane contribuiscono enormemente alla diffusione di tali specie.
Possono diffondersi attraverso lo spostamento volontario, ad esempio attraverso la caccia, l’acquisizione di nuovi animali da compagnia o, in agricoltura, per il controllo degli animali considerati nocivi.
La loro introduzione può avvenire anche per trasferimento involontario, ad esempio, quando questi animali sono inconsapevolmente spostati con merci o mezzi di trasporto.
Come è successo con la zanzara tigre.
Tuttavia, fino a tempi molto recenti, la ricerca sull’impatto economico delle specie invasive è stata limitata.
Il danno quindi non è stato sempre quantificabile.
I dati parlano chiaro: i costi dei danni da loro causati sono elevati
Da un recente studio pubblicato su Science of the total environment è emerso come i costi dei danni da loro causati sono almeno dieci volte superiori alla spesa di gestione di queste specie invasive.
Quindi, la loro prevenzione potrebbe far risparmiare molto denaro che potrebbe essere utilizzato più proficuamente per altre necessità.
La ricerca mostra che dal 1960 la gestione globale delle specie invasive è costata almeno 74 miliardi di sterline in tutto il mondo.
I costi dei danni, sempre nel medesimo periodo,
sono invece di circa 878 miliardi di sterline.
Dei 74 miliardi di sterline spesi per la gestione delle specie invasive, solo 2,1 miliardi di sterline erano per misure di prevenzione.
La stragrande maggioranza – 56 miliardi di sterline – è stata spesa per misure di controllo o eradicazione.
La ricerca ha anche stimato che il ritardo medio nel controllo di queste specie (11 anni) ha comportato il pagamento di oltre mille miliardi in più rispetto a una situazione in cui tutte le specie invasive sono state gestite immediatamente.
Agire subito attraverso la prevenzione
Il dottor Ross Cuthbert, ricercatore capo della School of biological sciences della Queen’s University di Belfast, spiega: “Non sorprende che i ritardi nella gestione siano costati centinaia di miliardi di sterline.
Quando vediamo l’impatto che le specie invasive stanno avendo sull’ambiente, spesso è troppo tardi poiché si sono già stabilite e diffuse ampiamente.
Abbiamo assistito a un aumento annuale della spesa per la gestione delle specie invasive, con oltre 3,3 miliardi di sterline spesi nel 2020 in tutto il mondo.
Le misure di controllo ritardate non sono solo costose, ma spesso non hanno successo a lungo termine.
Una volta che queste specie si sono stabilite e si stanno diffondendo, può essere difficile eradicarle.
Investire in anticipo per prevenire o controllare le invasioni biologiche prima che le specie invasive si diffondano in modo incontrollabile potrebbe far risparmiare trilioni su scala globale.
Inutile dire che questo sarebbe anche di enorme beneficio per preservare i nostri ecosistemi“, aggiunge il dottor Cuthbert.
Il team di questa ricerca spera che i risultati siano di stimolo per una gestione più tempestiva delle invasioni biologiche, risparmiando denaro e sostenendo la conservazione dell’ecosistema.
Fonte: Queen’s University di Belfast.