Il piacere di vivere in casa con gli animali è noto. Secondo le ultime stime, ha portato nelle case degli italiani più di 60 milioni di animali, tra cani, gatti, pesci ornamentali, uccelli, piccoli mammiferi e anche rettili (dati 2018, fonte Rapporto Assalco – Zoomark 2019).
In questi giorni di emergenza, gli animali condividono ancora più strettamente la vita e l’ambiente delle persone.
Perché la convivenza funzioni, servono però molta dedizione e un grande senso di responsabilità.
Questo include anche il fatto di tenere animali in numero proporzionato allo spazio di cui si dispone e alla propria capacità di averne cura.
È quanto non ha fatto una signora, che ha subito una condanna penale per aver tenuto nel proprio appartamento ben 33 gatti, in condizioni di sovraffollamento e scarsa igiene.
Il Tribunale di Milano, infatti, ha riscontrato nel suo caso una modalità di detenzione degli animali “incompatibile con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze”. Quanto bastava per riconoscere il reato di abbandono di animali (art. 727 c.p.).
Indice dei contenuti
La contestazione
A seguito della condanna, la signora aveva deciso di impugnare la sentenza del Tribunale, sostenendo che la sofferenza dei gatti fosse stata dedotta semplicemente dal dato dell’affollamento, senza prove più concrete di un reale malessere degli animali.
Inoltre, aveva evidenziato che era stata trascurata la sua premura nell’aver procurato ai gatti un cibo differenziato in base all’età età degli animali (a questo scopo aveva prodotto le fatture relative) e non era stata tenuta in considerazione la documentazione sanitaria degli animali, che poteva dimostrare le cure prestate.
Aveva anche lamentato che il Tribunale non avesse valutato né la consulenza tecnica di parte, in cui un veterinario dichiarava che le patologie riscontrate nei gatti potevano derivare da ragioni diverse da negligenza nella cura o sovraffollamento, né le due testimonianze prodotte a sostegno della sua capacità di gestire correttamente tutti i gatti.
Infine, aveva fatto presente che il suo appartamento aveva subito un intervento di risanamento.
La conferma della Cassazione
La Corte di Cassazione penale ha però respinto tutte le motivazioni presentate, ritenendole troppo generiche e non sufficienti a invalidare le deduzioni del Tribunale.
In aggiunta, ha ricordato che ai colpevoli del reato di abbandono di animali, quando lo compiono trascurandoli e facendoli vivere in un ambiente inadeguato fino a farli soffrire, devono essere confiscati gli animali (confisca delle cose la cui detenzione costituisca reato, a meno che esse non appartengano a persona estranea al reato stesso – sent. Cass. Pen. 1510/2019).
In casa con gli animali si, ma non troppi!
Gli animali possono essere compagni di vita straordinari.
Questo però non dà il diritto di tenerne in casa un numero elevato, se non si riesce a garantire loro la cura sufficiente a farli stare bene. Stiparli in spazi inadeguati e farli vivere in pessime condizioni igieniche equivale a farli soffrire.
Per i giudici, “sovraffollamento = sofferenza”.
Un’equazione da non dimenticare, per stare tutti insieme, ma bene.