
Solo pochissime specie, tra cui elefanti, scimmie, delfini e gazze, sono in grado di imitare il comportamento dell’uomo, ma ora all’elenco si può aggiungere anche il gatto domestico.
Questa scoperta è frutto delle osservazioni di un team di ricercatori del Dipartimento di Etologia dell’Università Eötvös Loránd di Budapest, che ha pubblicato queste osservazioni sulla rivista Animal Cognition.
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Lo studio dell’Università Eötvös Loránd di Budapest
Il soggetto dello studio era una gatta di 11 anni, di nome Ebisu, che viveva in Giappone con la proprietaria, Fumi Higaki, addestratrice di cani professionista, esperta nell’uso del metodo “Do as I Do” (Fai come faccio io), che consiste nel mostrare all’animale un’azione e chiedergli di ripeterla con un comando.
La gatta aveva sempre mostrato una forte motivazione per il cibo, il che ha permesso a Higaki di addestrarla in modo relativamente facile applicando gli stessi metodi basati sul condizionamento operante comunemente usati per i cani, con il protocollo Do as I Do per abbinare il suo comportamento alle azioni eseguite da un essere umano.
Prima di tutto, la gatta è stata addestrata ad associare il proprio comportamento a tre azioni familiari (cioè azioni che era stata precedentemente addestrata ad eseguire su indicazione verbale) dimostrate dalla proprietaria, e a ripeterle al comando “Do it!” (Fallo!); quindi questo comando è stato generalizzato ad altre tre azioni familiari.
A questo punto il comando “Do it!” ha potuto essere utilizzato come regola per indicare al gatto di riprodurre nuove azioni mai eseguite prima.
In definitiva Higaki ha insegnato a Ebisu a girarsi, alzarsi sulle zampe posteriori, toccare un giocattolo oscillante con una zampa, aprire un piccolo cassetto di plastica, mordere un filo di gomma e sdraiarsi, e dopo 21 sessioni di formazione, ha introdotto due nuove azioni usando la “regola di corrispondenza delle azioni”: aprire un coperchio scorrevole e arrampicarsi con gli arti anteriori su un libro.
Il gatto è capace di imitare il comportamento dell’uomo?
Si è visto che Ebisu ha risposto come desiderato in circa l’81% delle occasioni; secondo i ricercatori queste osservazioni indicherebbero che il gatto è stato in grado di mappare le parti del corpo e le azioni di un umano dimostratore e di farle corrispondere alle parti del proprio corpo, e di capire anche come poterle utilizzare in modo simile.
I gatti dunque possederebbero l’abilità cognitiva di riprodurre le azioni di modelli conspecifici e, se adeguatamente socializzati, anche eterospecifici.