Il concetto di coscienza animale fino a poco tempo fa trattato solo a livello filosofico o teologico, ha ormai ottenuto un’importanza rilevante da quando l’azione mediatica ha dato libero accesso a informazioni che, però, dovrebbero essere chiarite soprattutto per quanto concerne gli animali da reddito.
A tale proposito, l’Istituto nazionale della ricerca agronomica francese (Inra) ha caldeggiato un lavoro collettivo multidisciplinare finalizzato a fare il punto sul dolore in base alla coscienza animale (Il lavoro è stato pubblicato nel maggio 2017).
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GLI ANIMALI HANNO COMPETENZE TENUTE PER TROPPO TEMPO NASCOSTE
In Europa, nel corso dei secoli, il mancato riconoscimento della coscienza animale è soprattutto una questione culturale; si vede, infatti, come per gli Amerindi e per tutte le popolazioni animiste gli animali dispongano di un’interiorità e di un’intenzionalità paragonabile a quella degli uomini.
Aristotele è tra i primi a sottolineare l’intelligenza pratica degli animali e la loro saggezza basata sulla capacità di ricordarsi degli avvenimenti e di anticiparli.
Montaigne, così come Charron, riconosce l’intelligenza animale, negata invece dal filosofo e teologo Malebranche che difendeva la teoria dell’animale-macchina.
Lamark, nel 1809, stabilisce una continuità mentale tra le specie, riconoscendo agli animali dei sentimenti e, in primis, quello della loro stessa esistenza. L’intelligenza animale è anche oggetto di un’opera di Romanes, nel 1883, seguita da quella di Morgan nel 1898 sulla coscienza.
ELEMENTI DI COSCIENZA ANIMALE
Le pubblicazioni relative alle conoscenze comportamentali e neurofisiologiche sono ancora poco numerose nell’ambito degli animali da reddito; pertanto gli studi bibliografici in materia di coscienza animale, si sono allargati agli animali selvatici, agli animali di laboratorio e agli invertebrati come le api; essi riguardano soprattutto le emozioni, la metacognizione, la memoria episodica, i comportamenti sociali e le relazioni uomo-animale.
È stato dimostrato che le pecore non solo esprimono delle emozioni, ma anche che le provano (paura, collera, noia, disperazione, gioia). Le emozioni negative modificano il loro livello cognitivo, alterando il loro livello di attenzione, la loro valutazione corretta delle situazioni.
Questi animali hanno anche delle aspettative, danno prova di anticipazione, dimostrando delle competenze cognitive notevoli con delle rappresentazioni mentali di quello che sta per accadere.
La coscienza autonoetica, base della memoria episodica, che permette al soggetto di ricordarsi e di viaggiare nel tempo, è presente in alcuni animali (le api, gli uccelli e i mammiferi), che sono capaci di fare dei piani per il futuro in fatto di alimentazione e di riproduzione.
Il concetto di empatia e di contagio emotivo negli animali – che sia negativo in caso di paura o positivo quando si tratta, per esempio, della gioia di giocare insieme – è dimostrato. Percepire queste emozioni implica l’utilizzo della coscienza.
La valutazione della metaconoscenza (capacità di modulare i propri percorsi mentali), negli animali, costituisce una vera e propria sfida dato che questi non utilizzano il linguaggio umano.
La metaconoscenza è stata dimostrata chiaramente nei roditori, nei primati, nei corvidi e nei piccioni, mentre negli animali da reddito non ne è stata ancora stabilita la presenza, anche se queste specie posseggono tutti gli elementi neurobiologici per possedere questa capacità.
STRUTTURE SIMILI PER LA COSCIENZA
La coscienza non è mai il cuore della ricerca quando si tratta di relazioni uomo-animale; essa è implicitamente sottointesa con il comportamento di controllo (dallo sguardo dell’uomo) che il cane segue; così, allo stesso modo, il comportamento di un cane di assistenza prova che questo animale ha perfettamente coscienza dei fabbisogni del suo proprietario, se non addirittura li anticipa.
La coscienza è, oggi, una capacità multidimensionale che si basa su diverse componenti neuroanatomiche (cervello anteriore e aree sottocorticali per i vertebrati, pallium per gli uccelli, senza escludere strutture diverse negli invertebrati) e che non si limita alla possibilità di raccontare chi si è, anche se i livelli di coscienza sono diversi negli esseri viventi.
Negli uccelli, che hanno elevate capacità cognitive, sono delle strutture simili alla neocorteccia che assicurano la percezione e l’integrazione emotiva cosciente del dolore. Anche nei pesci esistono delle forme di percezione cosciente, con modalità sofisticate di trasmissione delle informazioni.
La nocicezione è stata attestata per i vertebrati e si manifesta con dei riflessi di sottrazione rapidi, senza che si possa verificare che percepiscono il dolore.
Le api posseggono competenze cognitive come l’apprendimento concettuale (una ricompensa è associata a uno stimolo, poi a un simbolo come un numero).
Anche fra gli insetti, la conoscenza attuale non esclude la possibilità di un’esperienza soggettiva. Questa è la base di uno stadio primario di coscienza.
DOLORE IN PIENA COSCIENZA
È nella componente emotiva del dolore che, per l’animale, il concetto di coscienza è importante.
Per questo, la pecora è capace di ricordarsi più a lungo, del viso o del vestito della persona che le ha fatto male rispetto a quello di una persona con la quale ha avuto un’interazione positiva. Il contesto emotivo è dunque collegato alla memoria e alla riorganizzazione relazionale.
In definitiva, piuttosto che scartare l’esistenza della coscienza negli animali è più prudente non escluderla, soprattutto durante le manipolazioni, la sperimentazione animale e tutte le relazioni uomo-animale.
Il rapporto dell’Inra precisa che la percezione del dolore nell’animale è cosciente, ma non si esprime in merito alla controversia etica sulla coscienza dell’imminenza della morte prima della macellazione.
In realtà, il documento dell’Inra precisa come i diversi metodi di stordimento (meccanico, elettrico, gassoso) alterino profondamente il funzionamento del cervello, permettendo l’incoscienza.
La coscienza di sé pone la questione morale della dignità della persona, umana e non umana, della sua vulnerabilità, della sua integrità. Anche se gli animali non possono dare il loro consenso informato, possono avere l’interesse che la loro integrità sia preservata, come componente del loro benessere.
Qualsiasi mutilazione e inquadramento dei loro comportamenti sociali e riproduttivi sono quindi degli attentati alla loro integrità.
Questo studio di sintesi getta le basi scientifiche della coscienza animale che sono essenziali per comprendere l’impatto del dolore, dello stress e della sofferenza delle specie allevate per il consumo umano con il fine di migliorare il loro benessere e rispondere alle questioni etiche e morali che nascono dalla relazione uomo-animale.