In Italia dove la proliferazione di alcuni predatori (gabbiani, corvi, cornacchie, cinghiali, ecc.) in alcuni casi sta creando problemi di carattere ambientale e anche danni economici.
Sulle soluzioni da mettere in atto per arginare il fenomeno si stanno accalorando l’uno contro l’altro ambientalisti, animalisti, allevatori, contadini, politici, giornalisti e chi più ne ha più ne metta, in discussioni senza fine, spesso e volentieri del tutto inconcludenti.
Di certo, in Italia ben difficilmente si arriverà ad avvelenare gli animali che ci procurano danni e fastidi.
Tuttavia, la situazione non è semplice: in alcune città i gabbiani continuano a razzolare tra i rifiuti e svolazzare notte e giorno nei cieli, bombardando persone e cose con i loro escrementi (a Venezia, addirittura, dopo che l’amministrazione ha tolto i cassonetti dalle vie, arrivano ad assalire i turisti per rubar loro il cibo dalle mani); i cinghiali per la fame creano danni seri alle coltivazioni agricole e si spingono fino nei centri cittadini, come è accaduto a Genova; i cormorani attaccano i pesci degli impianti di acquacoltura; gli storni ripuliscono vigne e oliveti, i piccioni defecano sui monumenti e così via.
Gabbiani e altri animali selvatici: qual è la soluzione?
Le proposte di soluzione, anche originali, non mancano: ad esempio, il Comune di Roma vuole studiare la possibilità di sterilizzare i ratti e a Ferrara la Confederazione italiana agricoltori suggerisce provocatoriamente di liberare dei coccodrilli nel Po per contrastare nutrie e oche selvatiche.
Si presta molta attenzione ai danni materiali e visibili, ma raramente si pensa alle possibili conseguenze sanitarie; eppure ce ne sono tante e anche molto serie che sfuggono all’attenzione dei “media” e dei comuni cittadini. Bisognerebbe invece prestare maggiore attenzione anche ad altre malattie infettive e soprattutto quelle a carattere zoonotico.
Gli animali selvatici e i sinantropi possono essere delle “bombe” microbiologiche, in grado di scoppiare da un momento all’altro e che possono colpire gli animali stessi e anche l’uomo.
Questi problemi vanno studiati e bisogna trovare delle soluzioni ragionando con tutti gli “attori” interessati a risolvere il problema, esaminando possibili soluzioni che siano rispettose dei diritti e del benessere degli animali, ma anche della salute pubblica.
FONTE: La Settimana Veterinaria