La giurisprudenza utilizza il termine “abbandono” per indicare la rinuncia a un diritto di proprietà. Come noto, gli animali domestici sono equiparati a beni mobili, acquisibili in proprietà privata. L’abbandono, in pratica, è uno spogliarsi di loro. Come fossero un onere che non si vuole più sostenere.
Commette il reato chi ne ha la custodia o ne deve avere cura e, invece, li pone in una situazione che ne mette a repentaglio l’incolumità.
Per quanto riguarda gli animali, la condotta punibile consiste nell’abbandono materiale di essi, inteso come rinuncia oppure come mero disinteresse da cui derivi una deprivazione del necessario, che porti a grave sofferenza.
Nella valutazione dell’abbandono di persone umane, tale gesto è sempre punito in quanto pericolo potenziale, indipendentemente da una concreta manifestazione di conseguenze.
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Reato di abbandono di animali, sia per dolo sia per colpa
L’art. 727 comma 2 del Codice penale, richiede, invece, la dimostrazione che l’animale stia subendo gravi sofferenze, a seguito della condizione in cui è lasciato versare.
Però, a differenza di quanto previsto per il reato di abbandono di persone (che è sempre un delitto), l’abbandono di animali si può configurare sia per dolo (cioè con la coscienza dello stato di sostanziale incapacità dell’animale di provvedere a sé stesso e la volontà dell’abbandono) sia per colpa (negligenza, imprudenza, imperizia).
Non affidare gli animali a chi non sa prendersene cura
Quindi, non ci si potrà difendere dichiarando di non avere avuto contezza della condizione dei propri animali né “scaricando” la responsabilità su terzi, qualora questi ultimi siano stati coinvolti incautamente, in assenza dei requisiti minimi di idoneità a occuparsi correttamente degli animali a loro affidati.
In conclusione, il reato di abbandono di animali si configura anche quando gli stessi non sono apparentemente lasciati del tutto e definitivamente soli.
Ciò che rileva è la “responsabilità” di chi decide di prendere con sé un animale, che dovrebbe essere solo e sempre la consapevole assunzione dell’impegno che corrisponde a tale scelta, utile a guidarla e sostenerla, e non tradursi mai, invece, in responsabilità penale.