Novità per il riconoscimento degli animali come membri della famiglia

Una nuova sentenza sembra aver ulteriormente rinforzato l’idea che sia aperta la via verso il superamento della categorizzazione degli animali come beni, a favore dell’attribuzione della qualità di soggetti.

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A cura di: Dott.ssa Paola Fossati

riconoscimento animali
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L’orientamento della giurisprudenza verso il riconoscimento degli animali come membri della famiglia sembra aver fatto un altro passo in avanti. Compiuto nella direzione della valorizzazione delle loro esigenze al punto da subordinarle a quelle umane, a meno che queste ultime non siano “comprovate esigenze di tutela di altri interessi costituzionali (ad es. la salute umana)”. (Corte d’Appello di Palermo, Sent. n. 1557/2020).

Le esigenze dell’animale contano alla stregua di quelle delle persone

L’evoluzione del diritto, alla luce dei valori espressi dalla società, sta portando ad attribuire alle norme di tutela degli animali un significato reale che oltrepassa ormai quello letterale.

Per questo, può accadere anche che una Corte d’Appello confermi che “l’utilizzo di un cespite con un’area esterna, non solo per le esigenze familiari ma per quelle dell’animale domestico, può avere rilevanza per valutare le caratteristiche ritenute ‘essenziali’ di un immobile”.

Come dire che le esigenze dell’animale contano alla stregua di quelle delle persone. Almeno finché non entrano in conflitto con la Costituzione.

Il riconoscimento di un inedito “diritto soggettivo all’animale da compagnia”

A questo proposito, sembra peraltro opportuno ricordare che la Costituzione stessa considera quella dei diritti inviolabili della persona una categoria aperta, integrabile sulla base dell’evoluzione della vita sociale e della cultura corrente.

Questo ha già consentito che l’aumentata considerazione per gli animali portasse un giudice al riconoscimento di un inedito “diritto soggettivo all’animale da compagnia” (Tribunale di Varese, Decreto 7 dicembre 2011), supportato dall’attestazione che il sentimento per gli animali ha protezione costituzionale oltre che riconoscimento europeo.

A questo si possono aggiungere i casi, ormai numerosi, in cui altre sentenze si sono già espresse tenendo conto degli interessi degli animali in funzione di una loro soggettività (si vedano, ad esempio gli affidamenti di animali di famiglia in caso di separazione di coppia, decisi valutando la prospettiva di condizione migliore per gli animali stessi e non il vincolo proprietario).

Superamento degli animali come “beni”

In sostanza, la sentenza in esame sembra aver ulteriormente rinforzato l’idea che la via verso il superamento della categorizzazione degli animali come beni, a favore dell’attribuzione della qualità di soggetti, sia aperta.

Ovviamente, resta l’esigenza di dare effettività alla soggettività animale. Ma leggere che le esigenze di un cane diventano dirimenti in una causa civile (sappiamo che proprio nel codice civile gli animali sono posti alla pari degli oggetti), autorizza a pensare a una “questione animale” che possa superare l’antropocentrismo.

Tratto da “Un’altra conquista verso il riconoscimento della soggettività animale” di Paola Fossati – La Settimana Veterinaria

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