Il gatto è asociale? No, tutt’altro. Cerca il contatto umano!

Uno americano smentirebbe l’ingiusta reputazione di “asociali” che da sempre è stata attribuita ai gatti. Dallo ricerca è infatti emerso che i comportamenti dei gatti sono molto più dipendenti dall’uomo di quanto si sia immaginato finora.

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gatto asociale
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Quante volte si sente ancora dire che il cane interagisce con l’uomo ed è empatico mentre il gatto è un asociale? Molti proprietari di gatti però non concordano con questo luogo comune, e nella loro esperienza possono testimoniare che il felino domestico è tutt’altro che asociale.

Lo studio della Oregon State University

Ebbene, ciò che era stato dedotto empiricamente da molti gattofili oggi trova anche l’avallo della ricerca scientifica.

Un recente studio condotto dai ricercatori della Oregon State University e pubblicato su Behavioural Processesses smentirebbe l’ingiusta reputazione di “asociali” che da sempre è stata attribuita ai gatti.

Dallo studio è infatti emerso che i comportamenti dei gatti sono molto più dipendenti dall’uomo di quanto si sia immaginato finora.

Secondo i ricercatori, ciò che influenzerebbe il comportamento dei felini sarebbe dettato principalmente dal contesto di origine dell’animale e dal livello di attenzione prestata dall’uomo nei loro confronti.

I gatti, secondo gli studiosi, mostrerebbero, quindi, una grande variabilità nella socievolezza.

Lo studio ha permesso di testare sia il comportamento dei gatti abituati all’affettività e a vivere in un contesto familiare sia di quelli che non lo erano e valutare così la loro reazione.

Per misurare la socialità felina, i ricercatori hanno preso in considerazione il tempo trascorso dagli animali vicino alle persone e la frequenza dei loro miagolii.

Il gatto non è asociale ma cerca l’interazione con il pet owner

Dallo studio è emerso che al di là della loro provenienza, rifugio o casa, le attenzioni mostrate dall’uomo nei confronti del gatto hanno destato l’interesse da parte degli animali che si sono dimostrati particolarmente interattivi, specialmente verso chi esibiva un comportamento di interesse nei loro confronti.

Addirittura, i gatti provenienti dai rifugi, secondo gli studiosi, sarebbero più inclini a ricercare il contatto umano, attirando l’attenzione dell’uomo con miagolii.

Ciò, è probabile che sia dovuto alla natura insita del gatto che, deprivato dell’affetto, ne ha effettivamente bisogno. Non sembra aver particolarmente influito la familiarità con gli sperimentatori sull’esito del test in riferimento agli slanci sociali, e questo risultato dimostrerebbe come sia importante tenere sempre in considerazione la variabilità individuale dettata dalla personalità di ciascun animale quando parliamo dei gatti.

In pratica, i gatti riuscirebbero a riconoscere il livello di attenzione umana e a modificare il loro comportamento in risposta ad esso, essendo particolarmente sensibili ai segnali sociali umani.

Tratto da “I gatti non sono asociali, ma cercano l’interazione” di Irene Cassi – La Settimana Veterinaria

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