I parassiti dei rettili: tipologie più pericolose e conseguenze

Lucertole, serpenti e tartarughe sono il naturale bersaglio di parassiti dei rettili che, se presenti sulla pelle, sono facilmente visibili e facili da eliminare. Al contrario, gli endoparassiti sono più insidiosi e danno conseguenze cliniche spesso più serie.

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Nell’ambiente naturale i parassiti dei rettili sono molto numerosi, ma poco o per niente patogeni. Al contrario, in cattività, lo stress causato da trasporto, sovrappopolamento o cattive condizioni ambientali favorisce lo scatenarsi di malattie parassitarie.

Inoltre, una parassitosi molto rilevante scatena un abbassamento delle difese immunitarie del rettile e, di conseguenza, favorisce lo sviluppo di altre patologie.

DIVERSI ECTOPARASSITI, DIVERSE CONSEGUENZE

Nei rettili, accade di frequente che gli ectoparassiti provochino irritazioni cutanee, prurito stressante, depauperamento ematico oppure siano responsabili della trasmissione di agenti patogeni, quali parassiti, virus o batteri.

Le lucertole sono parassitate da zecche che generalmente non provocano sintomi e da acari che, invece, danno un intenso prurito.

Le larve (soprattutto del genere Trombicula), di colore rosso aranciato, sono visibili a occhio nudo e si infrattano nelle pieghe della pelle, attorno alla base delle zampe, sul collo e vicino la base della coda.

Esse provocano delle lesioni cutanee più o meno gravi in base all’intensità del prurito che scatenano e sono in grado di effettuare il loro ciclo di vita all’interno del terrario, in presenza di vegetali.

I serpenti sono spesso portatori di un acaro ematofago, Ophionyssus natricis.

Questo parassita di 1 mm di lunghezza, di colore rosso, grigio o nero – è molto mobile e per questo è difficile da evidenziare.

È molto prolifico e la femmina depone le uova sui rettili e nell’ambiente circostante per tre settimane.

Può anche trasmettere al suo ospite batteri, virus o parassiti ematici.

Questo acaro, si localizza preferibilmente sulla testa (nella parte ventrale dove la pelle è più sottile, vicino ai timpani o sulle palpebre, sotto le scaglie della base della coda e attorno alla cloaca).

È più facile da individuare se la pelle è poco pigmentata.

In caso di prurito, l’animale si sfrega contro gli oggetti d’arredamento del terrario, e questo può causare una dermatite crostosa, e si bagna in modo prolungato.

A volte, è possibile vedere i parassiti all’interno della ciotola dell’acqua.

In caso di infestazione massiva i serpenti possono diventare letargici (anemia da depauperamento ematico) o avere delle mute di qualità scadente.

Rilevare la presenza di piccoli grani neri sulle mani, dopo aver manipolato un serpente, è indice della presenza di acari.

I serpenti catturati in natura sono spesso portatori di zecche che a volte sono difficili distinguere dalle stesse scaglie.

parassiti-dei-rettili-2Nelle tartarughe di terra e nelle tartarughe scatola, le zecche si fissano nella zona della cresta ascellare e inguinale, dove la pelle è sottile, a livello delle pieghe del collo tutto intorno ai timpani e alle palpebre.

Dato che le tartarughe, nei periodi di bel tempo, molto spesso stanno in giardino, possono sviluppare delle lesioni cutanee in conseguenza alla puntura di zanzare, di flebotomi e di tafani.

Le miasi sono un problema frequente, soprattutto nelle tartarughe che sono animali poco mobili, e la deposizione di uova di mosca sulle piaghe cutanee anche se minime, può essere molto rapida.

Si presentano sotto forma di ferite essudative situate nei punti di giunzione tra pelle e carapace, soprattutto nella metà posteriore del corpo.

Le larve dei ditteri migrano in profondità nei tessuti sottocutanei, creando delle fistole multiple, a volte molto profonde.

Nelle tartarughe acquatiche, si possono trovare facilmente delle sanguisughe, che possono provocare delle lesioni che vanno incontro a infezione, e alghe parassitarie che aderiscono e si sviluppano sul carapace, conferendogli un aspetto appiccicoso e verdastro.

Infine, gli acari del genere Cloacarus provocano un’irritazione della mucosa cloacale, visibile all’otoscopio e si trasmettono durante l’accoppiamento.

LE ENDOPARASSITOSI SONO LE PIÙ PERICOLOSE

Le affezioni endoparassitarie si trovano al terzo posto tra le malattie più frequentemente diagnosticate nei rettili, subito dopo le patologie metaboliche e le malattie batteriche. Esse rappresentano il 30% delle cause di mortalità.

Nei rettili sono state identificate centinaia di specie parassitarie, ma in particolar modo  elminti (es. acari e ossiuridi), protozoi (es. i coccidi) ed ematozoari.

Gli endoparassiti, in funzione della loro localizzazione possono provocare nell’ospite:

  • anemia a causa dell’ematofagia;
  • carenze nutrizionali;
  • azione meccanica traumatica causata dai mezzi di fissazione del parassita adulto sulla mucosa intestinale oppure dalla migrazione delle larve nell’organismo;
  • abbassamento delle difese immunitarie.

I sintomi sono generalmente poco specifici: letargia, anoressia, perdita di peso, rigurgito, diarree spesso croniche e mucose, con a volte presenza di sangue o parassiti visibili a occhio nudo alterazioni della crescita o della riproduzione, patologie respiratorie.

DIVERSE VIE DI INFESTAZIONE

I vermi che parassitano i rettili hanno, per la maggior parte, cicli parassitari nei quali interviene un ospite intermedio; quest’ultimo potrebbe essere una preda del rettile stesso (insetto, roditore o piccolo anfibio, ad esempio).

Quindi, in condizioni di cattività le infestazioni sono poco frequenti,nella misura in cui i rettili sono nutriti con alimenti industriali o con prede provenienti da allevamenti; questo tuttavia non vale per le tartarughe da giardino.

I protozoi, invece, hanno cicli parassitari diretti: l’infestazione si produce con l’ingestione di prede o acque contaminate dalle feci di un altro rettile parassitato.

Le oocisti infettanti spesso sono piuttosto resistenti nell’ambiente esterno e ciò ne facilita la disseminazione sui vegetali o sugli accessori del terrario.

I parassiti ematici, invece, nella maggior parte dei casi vengono inoculati nei rettili per opera dei parassiti esterni che ospitano, come ad esempio le zecche.

IMPARARE A PRELEVARE LE FECI

La diagnosi di endoparassitosi si ottiene mediante coproscopia o, eventualmente, mediante esame citologico di uno striscio ematico, visualizzato al microscopio.

Per eseguire l’esame coproscopico, si deve effettuare un prelievo di feci di 20-30 g (l’equivalente di una noce), le più fresche possibile, raccolte senza urati e senza frammenti di substrato (per questo, è sufficiente porre gli animali su una traversina o su carta assorbente); tale prelievo può essere effettuato a casa dal proprietario o durante la visita in ambulatorio. Il prelievo va conservato tra 0 e 4 °C, per tre giorni al massimo.

Si consiglia di provvedere all’analisi delle feci in tutti i rettili “malati”, perché essi non manifestano sintomi caratteristici e perché il parassitismo, in questa specie, può arrivare ad avere esito nefasto.

Per i rettili “in buona salute”, questo esame è consigliato nei seguenti casi:

  • in un animale acquistato di recente (o per il quale non è mai stato effettuato un esame coproscopico);
  • prima della riproduzione, perché è più semplice trattare due individui, piuttosto che un allevamento intero;
  • una volta all’anno, perché certi parassiti dei rettili possono essere trasmessi dalle prede, dai vegetali o dall’acqua.

Questo esame è raccomandato per le tartarughe da giardino prima dell’ibernazione.

SCONSIGLIATO IL TRATTAMENTO VERMIFUGO PREVENTIVO

Data la grande varietà di parassiti dei rettili interni, i trattamenti vermifughi preventivi o alla cieca, che alcuni proprietario chiedono al veterinario, sono inulti, perché non esiste alcun vermifugo polivalente, che sia attivo contemporaneamente sugli elminti e sui protozoi.

Inoltre, ogni farmaco ha potenziali effetti secondari, soprattutto per gli animali indeboliti.

Infine, senza una diagnosi prima del trattamento, è impossibile controllare se quest’ultimo abbia avuto effetto.

In ogni caso, per i rettili mantenuti in cattività, la prevenzione delle malattie parassitarie o infettive è fondamentale.

Innanzitutto, è opportuno rispettare costantemente i fattori ambientali caratteristici di ogni singola specie: umidità, temperatura, illuminazione e dieta.

È indispensabile anche mantenere il terrario, gli accessori e il materiale di contenimento in condizioni igieniche rigorose, pertanto è meglio realizzare un’istallazione facile da pulire.

Vanno anche evitate la sovrappopolazione e la detenzione di specie differenti nello stesso terrario.

Infine, ogni nuovo soggetto deve essere sottoposto a una quarantena e a un esame clinico.

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