Equilibrio sensoriale e benessere psicofisico del gatto

Durante i primi 2-3 mesi di vita nel gatto si creano le basi del suo equilibrio sensoriale, che se alterato può determinare nell'adulto patologie comportamentali.

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A cura di: Dott.ssa Irene Cassi

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L’omeostasi o equilibrio sensoriale è fondamentale per il benessere psicofisico del gatto.

La sua alterazione può determinare infatti lo sviluppo di due patologie comportamentali note come “sindrome da privazione sensoriale” e “sindrome ipersensibilità-iperattività”.

Il termine omeostasi deriva da due parole greche “omoios” che vuol dire “uguale o simile” e “stasis”, che significa “stabilità”, intesa come “la tendenza corporea a mantenere il proprio equilibrio contro gli squilibri che possono essere determinati da variazioni esterne e interne affinché la vita e la salute possano continuare”, così come indicato dal fisiologo statunitense Walter Bradford Cannon, che coniò il termine stesso di “omeostasi” nel 1932.

Lo sviluppo comportamentale incide sull’omeostasi sensoriale del gatto

Secondo il comportamentalista Patrick Pageat l’omeostasi sensoriale è “un equilibrio che s’instaura durante lo sviluppo comportamentale tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda”.

È, dunque, intuibile quanto sia importante che il gattino durante i primi 2-3 mesi di vita sia esposto in modo graduale a più stimoli sonori, visivi e tattili, e che venga a contatto con persone, gatti e altri animali.

In questo modo potrà sviluppare la capacità di adattarsi ai vari stimoli ambientali che gli si presenteranno nel resto dell’esistenza.

Per facilitare la tolleranza alla manipolazione sarebbe opportuno interagire con il gattino toccandolo quotidianamente.

I migliori risultati si ottengono generalmente se tale stimolazione sensoriale è effettuata per circa 20 minuti da persone diverse.

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Errori commessi durante i primi tre mesi di vita del gatto possono determinare un forte disagio nell’animale, compromettendo il suo benessere psicofisico, fino ad arrivare in alcuni casi a rendere necessario l’intervento del Medico veterinario esperto in comportamento animale.

Le patologie comportamentali dovute ad alterazione dell’equilibrio sensoriale sono rappresentate dalla sindrome da privazione sensoriale e dalla sindrome ipersensibilità-iperattività.

Il gatto incapace di adattarsi al nuovo ambiente

La sindrome da privazione sensoriale insorge più di frequente nei gatti che, adottati dopo i tre mesi di vita, hanno vissuto in precedenza (ovvero durante il periodo sensibile di socializzazione) in un ambiente ipostimolante.

Spesso sottostimata, questa patologia comporta che il felino arrivi a nascondersi, rifiutare il cibo o depositare le deiezioni ovunque.

Questo disturbo del comportamento si presenta in tre diverse forme, corrispondenti a diversi stadi di peggioramento: lo stadio delle fobie, lo stadio ansioso, e la depressione da privazione.

Fobie semplici e complesse

Lo stadio delle fobie è caratterizzato da fobie semplici e complesse.

In questo stadio il gatto cerca di evitare ciò che gli crea paura oppure reagisce con aggressività.

Inoltre, spesso il gatto rilascia feci molli e piccole quantità di urina nell’ambiente.

In tempi piuttosto brevi si viene a determinare un’anticipazione emozionale.

L’animale comincia ad assumere un comportamento di paura ancor prima che lo stimolo che gliela provoca sia presente.

Questo segnerà il passaggio da fobie semplici a complesse.

Questa situazione tende a rimanere stabile se il gatto vive in semilibertà oppure se ha possibilità di sottrarsi allo stimolo, altrimenti evolve nello stadio ansioso.

Il gatto ipervigile

Nello stadio ansioso il soggetto è ipervigile e mostra riduzione del sonno, caratterizzata da numerosi risvegli.

Il comportamento alimentare risulta essere alterato e il gatto tende a mangiare soprattutto durante la notte.

I comportamenti di aggressione per irritazione e per paura in questa fase si accentuano.

Quando riesce a evitare lo stimolo sensibilizzante (ansia intermittente), il gatto tende a passare buona parte della giornata nascosto.

Nel caso in cui lo stimolo sensibilizzante sia sonoro (ansia permanente), il gatto resterà nascosto costantemente (giorno e notte) e manifesterà disturbi alimentari quali pica e bulimia, oltre eventualmente a onicofagia e alopecia estensiva di addome, fianchi, dorso, cosce e faccia mediale degli arti anteriori e posteriori.

Quando subentra la depressione

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Nella depressione da privazione si evidenzia nel gatto uno stato depressivo acuto.

L’animale è apatico, resta nascosto costantemente (giorno e notte), tende a non usare più la lettiera, a non bere e mangiare più e a dormire sempre.

Il gatto ipersensibile e iperattivo

Il gatto privo di autocontrollo è in genere affetto da sindrome ipersensibilità-iperattività.

Questa ha cause diverse e le più comuni sono:

  • sviluppo comportamentale del gattino in un ambiente ipostimolante;
  • sviluppo comportamentale del gattino in un ambiente iperstimolante;
  • non corretta relazione con la madre;
  • assenza della madre;
  • separazione troppo precoce (intorno alla quinta o sesta settimana di vita) dalla madre, che determina una mancata acquisizione degli autocontrolli.

Una volta adottato, specialmente se tenuto in appartamento, il gattino appare presto problematico: irrequieto, nervoso e sempre in movimento.

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Un soggetto con questa sindrome è, infatti, ipersensibile a qualsiasi stimolo presente nell’ambiente.

L’iperattività si manifesta invece con accentuata ipermotricità, mancanza di controllo del morso e di retrazione delle unghie.

Il gattino è solito fare corse sfrenate ed è sempre alla ricerca di attività da praticare.

Molti di questi soggetti mostrano anche pica (masticazione e ingestione di materiali non commestibili) e una scarsa organizzazione del territorio, in quanto il comportamento esploratorio non è sviluppato correttamente.

Generalmente in questi casi ci si rivolge al Medico veterinario esperto in comportamento animale quando, senza una motivazione e in maniera del tutto imprevedibile, il gatto diventa aggressivo, attaccando agli arti inferiori, alla schiena o addirittura al viso le persone con cui condivide la casa.

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