Segni di dolore nel cane e nel gatto – I^ parte

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A cura di: Prof.ssa Giorgia Della Rocca

dolore nel cane
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L’esperienza del dolore si compendia di tre componenti: 1) la nocicezione, che consiste nell’attivazione di specifici recettori (nocicettori) da parte di stimoli nocivi (trasduzione) e nella progressione dello stimolo afferente lungo fibre nervose che lo convogliano al midollo spinale e poi ai centri soprasegmentali (trasmissione); 2) la processazione e l’interpretazione di tali segnali entranti dalla corteccia cerebrale (integrazione), che dà luogo alla percezione cosciente del dolore e alle conseguenti risposte emozionali; 3) le variazioni psicomotorie in risposta al dolore.

Con il progredire delle conoscenze scientifiche è stato appurato che tutti gli animali, dai molluschi agli uccelli, dai rettili ai mammiferi, posseggono le componenti neuroanatomiche e neurofisiologiche necessarie per la trasduzione, la trasmissione e la percezione degli stimoli nocivi.

È anche stato stabilito che, nell’uomo e negli animali, nocicettori e fibre nervose sono virtualmente identici.

A seguito di tali acquisizioni è possibile asserire che anche gli animali sono in grado di percepire il dolore a livello cosciente e non solo come stimolo riflesso: stimoli dolorosi per l’uomo lo sono dunque anche per gli animali e il luogo comune che gli animali percepiscano il dolore in minor misura rispetto all’uomo è pertanto da considerare obsoleto.

La differenza tra esseri umani ed animali sta esclusivamente nella capacità di palesare la presenza di dolore: l’uomo può, con alcune eccezioni (neonati e bambini piccoli, soggetti in coma o con disfunzioni fisiche o cognitive che non consentono loro di verbalizzare), testimoniare attraverso le parole il proprio disagio, potendo descrivere in maniera diretta più o meno precisamente i caratteri (intensità, localizzazione, durata, ecc.) del dolore percepito, mentre gli animali, esseri non verbalizzanti, devono necessariamente affidare ad una serie di segni e di atteggiamenti, non sempre univoci, l’espressione del loro malessere.

Proprietari e veterinari devono dunque essere in grado di riconoscere la presenza di tali segni, distinguendo peraltro quelli appannaggio del dolore acuto da quelli associati a dolore persistente, in modo da potere, i primi, rendersi conto tempestivamente dell’eventuale disagio provato dai loro beniamini e prendere gli adeguati provvedimenti, e i secondi compiere una corretta diagnosi di dolore ed intraprendere un trattamento mirato ed efficace.

Per fare ciò, bisogna essere a conoscenza delle principali caratteristiche etologiche di specie (dal momento che in presenza di dolore ogni animale adotta degli atteggiamenti peculiari che fanno parte del repertorio comportamentale della specie a cui appartiene) e avere bene in mente quali siano quei segni che, più o meno inequivocabilmente, possono essere associati ad una condizione algica.

Va peraltro ricordato che, poiché il dolore è un’esperienza complessa e comprendente una forte componente soggettiva ed emozionale, qualora venga mostrato ciò avviene in maniera fortemente individuale.

Pertanto, quando si vogliano ricercare i segni di dolore in un animale, bisogna tener presente che:

  • ogni animale vive e mostra il suo dolore in un modo unico;
  • l’assenza di un comportamento collegato al dolore non è necessariamente indice di assenza di dolore;
  • viceversa, l’assenza di comportamenti normali è spesso correlata alla presenza di dolore;
  • i comportamenti tenuti a casa possono differire sensibilmente da quelli messi in atto in ambienti non noti (e in questo caso un ruolo determinante nella individuazione di segni algici è giocato dal proprietario);
  • sia i comportamenti interattivi che quelli non provocati (non interattivi) risultano estremamente utili per la valutazione;
  • gli atteggiamenti algici mostrati da un individuo dipendono da molti fattori, che includono specie, razza, età, personalità e severità, tipo e durata del dolore. Relativamente a quest’ultimo punto, va ribadito che le risposte degli animali al dolore possono essere estremamente variabili e contraddittorie, essendo soggette, oltre che a notevoli variazioni specie-specifiche, anche e soprattutto a variazioni individuali. Infatti, numerosi fattori possono condizionare i comportamenti che l’animale manifesta in presenza di uno stato algico: tra questi vanno menzionati parametri oggettivi, quali razza ed età dell’animale (es. soggetti appartenenti a razze caratterialmente ansiose e/o giovani risultano più emotivamente coinvolti dallo stato doloroso), e parametri soggettivi, quali indole ed emotività del soggetto, interazioni ambientali e sociali, esperienze pregresse.
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