Il ferro è un oligoelemento che svolge un ruolo molto importante nell’organismo per via della sua presenza nell’emoglobina, nella mioglobina e in vari enzimi, ma è anche un metallo che può essere causa di avvelenamento soprattutto nel cane.
Prodotti naturali per l’orto e il giardino, ma non privi di pericolo
Le principali circostanze di avvelenamento nel cane sono legate al trattamento del giardino o dell’orto con prodotti a base di fosfato o solfato ferrico.
Il fosfato ferrico od ortofosfato di ferro (FePO4) è uno dei pochi lumachicidi oggi disponibili per i privati cittadini.
Si presenta sotto forma di granuli, solitamente verdi o blu, a una concentrazione dell’1% per i giardinieri dilettanti.
A volte, sulla confezione è indicato “non tossico per gli animali domestici” o “non dannoso per gli animali”, ma questa dicitura è assolutamente inesatta!
Quanto scritto tranquillizza erroneamente e aumenta il rischio di incidenti, perché il prodotto viene quindi utilizzato senza precauzioni.
Il fosfato ferrico è l’unico molluschicida approvato dalla Commissione europea in agricoltura biologica ed è sempre più utilizzato anche nell’agricoltura convenzionale.
La concentrazione in questi casi è maggiore, dal 2 al 3%.
Il fosfato ferrico è un prodotto relativamente recente, utilizzato da una decina di anni.
Il solfato di ferro (FeSO4) è invece utilizzato da molto tempo come antimuffa, in particolare per il prato, da solo o associato a fertilizzanti.
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Cause di intossicazione da ferro
Fosfato ferrico e solfato di ferro sono responsabili di oltre due terzi delle chiamate dovute al ferro al Centro veterinario antiveleni francese, ma non sono gli unici.
L’ingestione accidentale di farmaci del proprietario contenenti ferro è la seconda causa di intossicazione da questa sostanza.
Poi c’è quella dovuta a ingestione di assorbitori di ossigeno a base di carbonato ferroso (FeCO3), presenti nelle confezioni degli alimenti, in particolare in quelle degli snack per animali domestici.
Senza dimenticare anche cerotti, cuscini o solette riscaldanti a base di polvere di ferro, che provocano una reazione esotermica a contatto con l’aria.
Esistono anche casi aneddotici relativi all’ingestione di diversi prodotti contenenti ferro in forme chimiche varie (magneti, fertilizzanti, pigmenti per cemento, reagenti del gioco del piccolo chimico, ecc.).
Quali sono le dosi tossiche per un avvelenamento da ferro nel cane?
La dose ingerita può essere nota con precisione quando è coinvolto un farmaco.
In tutte le altre circostanze, al contrario, è spesso difficile da stimare.
In caso di dubbi sull’ingestione, una conferma indiretta può essere data dalla colorazione superficiale dei denti che assumono una tonalità arancione (nel caso dell’ingestione di un antimuffa) o dall’aspetto nerastro delle feci.
A volte l’ingestione può anche essere controllata mediante radiografia, perché il ferro è radiopaco.
Le dosi tossiche non sono note con precisione e dipendono in parte dalla forma chimica sotto la quale è presente il metallo.
Per il fosfato o il solfato le dosi letali per via orale sono dell’ordine di 200 mg/kg.
Sintomi di avvelenamento da ferro nel cane
I segni clinici sono gli stessi, indipendentemente dal prodotto ingerito o dalla sua forma.
Nel caso di ingestione bassa o moderata, l’avvelenamento si manifesta solo con un effetto irritante del metallo sulla mucosa digestiva.
In questi casi si avrà gastroenterite nelle ore successive all’assunzione.
L’animale presenta principalmente episodi di vomito, accompagnati da diarrea, talvolta emorragica, dolore addominale e aumento della secrezione salivare.
In questi casi il trattamento effettuato dal Medico veterinario è sintomatico.
Si basa sulla somministrazione di antiemetici e di un gastroprotettore, nonché sulla reidratazione per via parenterale.
Il carbone attivo è assolutamente inutile perché non assorbe il ferro.
Se la dose ingerita è elevata, il ferro in eccesso è riassorbito nell’intestino.
Le elevate dosi di questo metallo presenti a livello ematico causano distruzione delle cellule epatiche e ipotensione, che porta a uno stato di shock.
Talvolta questo è complicato da coagulazione intravascolare disseminata e da un’insufficienza renale acuta.
In questi casi si fa ricorso a un chelante del ferro. Questo trattamento provoca l’emissione di urina arancione; il colore poi scompare quando la rimozione del ferro è completa.
Il chelante del ferro utilizzato è un farmaco ad uso umano, non privo di possibili effetti collaterali.
I casi gravi di avvelenamento da ferro nel cane sono rari. Questo perché le dosi ingerite sono il più delle volte insufficienti, soprattutto per il fatto che il vomito precoce permette di eliminarne una parte.
L’evoluzione dell’avvelenamento acuto da ferro è generalmente favorevole con il solo trattamento sintomatico e raramente si registrano casi mortali.