Animali indesiderati e lotta ai danni: il dibattito continua

La necessità e le modalità di controllo di questi animali sono tuttora oggetto di discussione tra gli addetti ai lavori.

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animali indesiderati
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Negli ultimi anni, sempre più amministrazioni locali hanno deciso di intraprendere forme di lotta alla proliferazione degli animali indesiderati presenti sul loro territorio.

Tali interventi spesso suscitano, però, perplessità e non sono uniformemente condivisi, così come gli strumenti scelti per attuare i piani di controllo.

Il controllo selettivo, per finalità di contenimento o addirittura eradicazione, si esercita su specie quali: ungulati e in particolare cinghiali, nutrie, scoiattolo grigio, alcuni volatili come cornacchia grigia e nera, gazza, storno e colombo, volpi e ibridi di specie selvatiche.

cinghiale

Questi ultimi sono considerati anche una minaccia per la biodiversità, mentre, in linea più generale, la scelta di prendere provvedimenti è connessa alla necessità di prevenire i danni provocati alle colture agricole, agli argini dei fiumi e all’ambiente nonché i rischi per la sicurezza stradale.

Infatti, è frequente che la presenza di questi animali si sviluppi a seguito di squilibri ecologici cui conseguono forme di sovrappopolamento che, comportando competizione per cibo e territorio, spingono un numero sempre maggiore di esemplari a invadere campi coltivati, a minare l’integrità degli argini di corsi d’acqua, a predare il patrimonio zootecnico o quello faunistico di particolare interesse protezionistico o cinegenetico, ad avvicinarsi all’ambiente urbanizzato o, se già presenti in esso, ad esercitare un impatto maggiore sulle condizioni igienico-sanitarie generali.

Le diverse esigenze dovrebbero trovare risposte che tengano conto delle rispettive necessità, con riferimento all’uomo da un lato e agli altri animali dall’altro.

Necessarie indagini preliminari

Ma strategie, metodi e tempi d’azione per gli interventi non sono omogenei sul territorio e spesso risultano altrettanto diversamente efficaci. Sarebbe opportuno, dunque, individuare criteri univoci di intervento tecnico-gestionale, partendo innanzi tutto da un profilo esauriente del contesto, con l’impostazione di piani di monitoraggio delle specie problematiche, al fine di dimostrarne l’effettivo impatto sulle biocenosi e sull’agricoltura.

cornacchia

In pratica, devono essere previste indagini preliminari, che consentano di elaborare una stima iniziale della presenza delle specie individuate, sul territorio considerato.

Tali dati dovrebbero poi essere oggetto di valutazione successiva e confronto con quelli raccolti al termine del periodo di attuazione dei piani di contenimento/eradicazione.

Anche la verifica dell’efficacia dei programmi adottati non può prescindere da una raccolta rigorosa di informazioni sui danni sicuramente imputabili agli animali posti sotto il controllo e sulla relativa entità, anche in rapporto alla variazione di consistenza numerica di questi ultimi e, nel caso di predatori, al medesimo dato riferito alle prede.

La via della sterilizzazione per gli animali indesiderati

In merito ai metodi utilizzabili, più di recente diverse amministrazioni locali stanno esplorando la via della sterilizzazione degli animali di cui si vogliono ridurre le popolazioni.

La giunta comunale di Perugia, ad esempio, ha approvato un progetto di sterilizzazione chirurgica della popolazione di nutrie insediata nell’area di Pian di Massiano, che prevede anche l’identificazione con microchip dei soggetti, allo scopo di monitorare l’andamento numerico negli anni successivi.

nutria

Un analogo intervento di sterilizzazione, ma da eseguire sui cinghiali e mediante somministrazione di un immunovaccino, è attualmente al vaglio del tavolo tecnico istituito con Regione Lazio, Ispra, Iss, Polizia metropolitana, Asl, Enti parco insieme agli altri soggetti interessati alla presenza dei cinghiali a Roma. Si profila una svolta non cruenta nella lotta ai cosiddetti “animali nocivi”?

Qualunque sarà la risposta, una considerazione si impone. Storicamente, è sempre stata minima la preoccupazione per gli impatti dei metodi di controllo sul benessere di animali indesiderati.

È, invece, responsabilità di chi prende le decisioni assicurarsi non solo, in primis, che le stesse siano giustificate ma che, nel caso, tali metodi siano scelti e poi usati in modo umanitario.

Sarebbe altresì opportuno orientarsi verso un obbligo di valutazione dell’adeguatezza delle tecniche esistenti e di quelle di nuova introduzione, senza tralasciare l’uso di metodi no-kill in alternativa o almeno accanto ai metodi letali.

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