
Il bracconaggio continua a imperversare, da Nord a Sud Italia. E’ di pochi giorni fa la notizia del grave ferimento a colpi di fucile, sulla costa calabrese dello Stretto di Messina, di un falco di palude, splendido rapace che ogni anno, assieme a decine di migliaia di rapaci, percorre la rotta migratoria che dai quartieri di svernamento dell’Africa subsahariana porta ai siti di nidificazione in Europa.
L’animale si trova ora ricoverato presso il Centro di Recupero Fauna Selvatica Stretto di Messina, gestito dall’Associazione Mediterranea per la Natura (MAN) che, insieme ai volontari WWF, ha iniziato le attività di monitoraggio delle migrazioni in funzione antibracconaggio per il 38esimo anno consecutivo.
Come ogni anno, il passaggio dei migratori, che dopo avere attraversato il deserto e il canale di Sicilia giungono in Italia stanchi e affamati, coincide con l’aumento di fenomeni gravissimi di bracconaggio.
Questi crimini sono compiuti per diversi scopi: dalla uccisione di piccoli uccelli destinati ad alimentare il mercato della ristorazione nel nord Italia, alla cattura delle specie utilizzate nel traffico clandestino dei richiami vivi, fino all’abbattimento di esemplari, anche appartenenti a specie che rischiano l’estinzione, per puro e ingiustificabile “divertimento”.
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