
L’ingestione di uva e uva passa, ma anche dei frutti del tamarindo, può risultare molto pericolosa per il cane perché può causargli, oltre a disturbi gastroenterici, anche un’insufficienza renale acuta (acute kidney injury, AKI).
Nei gatti e nei furetti sono invece riportate segnalazioni solo aneddotiche di disturbi simili poiché non esistono, purtroppo, al momento studi approfonditi riguardanti queste specie.
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Perché uva e uvetta sono tossici per il cane?
Per molti anni si è dibattuto riguardo al reale potere tossico di uva e uvetta per la razza canina: alcuni cani, infatti, dopo aver assunto notevoli quantità di uva non sviluppano alcun segno di intossicazione, mentre altri muoiono dopo aver inghiottito una manciata di acini.
Perché si riscontrano risposte clinicamente così diverse?

Studi del 2023 hanno evidenziato la tossicità dell’acido tartarico nei confronti delle cellule renali canine.
Questo acido organico è presente nell’uva a concentrazioni che variano dallo 0,35 al 2%, il che rende difficile prevedere, in maniera sicura, l’andamento clinico di un avvelenamento di questo tipo.
Mediamente, il dosaggio minimo segnalato per causare danni renali è di 12-19 grammi/kg per l’uva e di 2,8 grammi/kg per l’uvetta.
I sintomi di intossicazione da uva e uvetta nel cane
Un segno spesso presente durante l’intossicazione da uva, uva passa e frutti del tamarindo è il vomito (6-12 ore dall’ingestione), diretta conseguenza dell’irritazione della mucosa gastrica a opera dell’acido tartarico.
Altri sintomi gastroenterici includono: dolori addominali, diarrea e anoressia.

Già nel 2022 in uno studio scientifico era stata ipotizzata una stretta correlazione tra l’assunzione di uva, uvetta o frutti del tamarindo e la comparsa, tra le 24 e le 72 ore, di un danno renale acuto nei cani.
La lesione caratteristica consiste in una grave degenerazione o necrosi tubulare renale diffusa, soprattutto a carico del comparto prossimale.
Durante questa fase dell’intossicazione è possibile notare: aumento della sete (polidipsia), riduzione della produzione di urine (oliguria) e incremento delle concentrazioni sieriche di creatinina e azoto ureico.
Si ipotizza che alterazioni neurologiche quali letargia, tremori, convulsioni e atassia (progressiva perdita della coordinazione muscolare) siano secondarie alla compromissione, causata dall’acido tartarico, del prosencefalo (parte dell’encefalo responsabile dell’integrazione, dell’elaborazione e del controllo delle funzioni cognitive, motorie e sensoriali).
Autore: Dott. Luca Caputo
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